Adunque, era tanto tempo che non scrivevo nulla sul blog, e nonostante abbia sonore motivazioni e serie, evidentemente non mi bastano, poiché ho sempre il timore che la mia atavica inconcludenza mi porti una volta di piú ad abbandonare il lavoro iniziato, nella fattispecie questa umile e simpatica creazione letteraria in 2.0. Adunque preso tra la pioggia, qualche lembo di leggero abbruttimento, ma soprattutto una noia pesante nutrita copiosamente da una giornata di puro studio, ho deciso che fosse il caso fare un po' il punto della situazione. Andiamo con ordine.
Il motivo numero uno per cui ho taciuto finora é - anche se le peggiori e solite malelingue giá parlavano di due-di-picche a catena che mi hanno portato allo sconforto totale tale da portarmi in un seminario per prendere i voti - la totale assenza di eventi tali per cui provassi quel sano desiderio di riportarli nel blog. Anche se in realtá bisogna un po' chiarificare il senso di questa frase perché é un po' piú di quello che ho scritto e un po' meno di ció che uno potrebbe intendere. Dunque qui a Lisbona, in Erasmus, in vacanza studio lavoro, di eventi ne capitano a quintalate giorno per giorno. Dalla nuova conoscenza, all'uscita che non t'aspettavi, alla brincadeira spassosa, allo sguardo complice. La differenza sostanziale é che mi sono acclimatato cosí bene che ormai comincio ad avvertire una certa routinarietá nelle cose che faccio e che capitano. Non nego davanti all'evidenza che una sera mi sono seduto sul mio letto, in silenzio, aspettando che qualcosa succedesse. E non é successa. Ma non qualcosa di particolare. Solo qualcosa. Mi sono un po' annoiato, ci ho pensato su, ho aperto Settlers II(tm) 10th anniversary, e me ne sono andato a letto alle due, non felice, ma men che meno triste. Era una serata. Quindi routine, lezioni, finalmente, tanto agognate, tanto ritardate, alla fine quasi rifiutate. Mi é tornato in mente perché giá in tempi non sospetti mi imposi di non andare piú a lezione. L'unica che mi diverte in realtá é Cultura Bizantina. Ma avró modo di parlarne in futuro.
Motivo numero due. Mi sto barcamenando in un milione di conoscenze senza trovare il quid. Il mio astio per gli italiani continua - e son sí felice - a farmi da guida, il problema che siamo come dei parassiti della societá, degli acari, dei funghi: siamo ovunque, anche quando pensi che non ci siamo; parliamo gridiamo sbracciamo ridiamo scimmiamo tritiamo. Siamo italiani. A me questa natura qua non piace, soprattutto per gli annessi e connessi eteronimi e stereotipi che ci vengono affibbiati. É sempre lo stesso: "Italiano? Sim sim. Aaaahh...". Ma tant'é, presto Igor torna, Till torna e finalmente potremo tornare al bairro a bere in santa pace e parlare un po' piú spesso portoghese. É molto strano tutto ció. Forse sto invecchiando, forse sono cerebroleso ma non me ne sono mai accorto, ma é veramente difficile trovare persone a cui affezionarsi. É come se facessi un po' di fatica a trovare qualche amico, diciamo, vero. La realtá é che la media erasmus, come giá dissi in passato, é piú o meno tangente alla barbarie. Tutti se ne fregano. Ecco sí, sembra che la societá erasmus sia fondata sul "macchettefrega". É tutto... povero. Se ti importa di qualcosa o qualcuno, sei uno sfigato, un alieno. Qui siamo al fordismo puro. Andare, conoscere, fare foto. Conoscere, bere, ballare. Bere, fare feste, fumare. Incontrare, limonare, se é al caso trombare. E poi dimenticare. Chissenefrega. Parli di politica? Chissenefrega. Non trovi una tipa? Chissenefrega. Hai lezione? Chissenefrega. Chissenefrega. Chissenefrega. Un mondo dominato dal chissenefrega. Ancora, non mi piace. Io sono certo il re delle seghe mentali, ma a me le cose importano. Tanto. Tanto da dargli spesso molto piú valore di quanto ne abbiano. Ma non mi interessa, se io dico una cosa normalmente é perché ció pensato. Io sono superiore al chissenefrega, e se piglio in quel posto, ci sto male, perché a me importa. Se faccio bene, sono piú felice, perché poi avró un ricordo, perché me ne fregheró. Chi dice chissenefrega é un perdente. É un morto che cammina. Non si porta dietro niente. Io con loro non ho niente a che spartire. Io sono superiore. Nonostante quel mal di vivere che ogni tanto mi aleggia. E ogni tanto quella saudade tutta particolare che ho per l'uscita domenicale e i miei amici. Quando oggi una mia coinquilina mi ha chiesto se sarei uscito, ho risposto "con chi?". Lei mi controrisponde "con i tuoi veri amici.". Laconica conclusione, che é anche una dichiarazione d'amore: "dalla regia mi suggeriscono che i miei veri amici sono a Milano".
Punto numero tre. Mi sono stancato della felicitá gratuita e idiota del pischello erasmus. Da buon historiador cito due fonti, tratte liberamente da faccialibro senza chiedere i diritti - questo proprio non me ne frega - :"verooooooooo....kuante meraviglie in portogallo!!! i nostri occhi sorridono....kissà xkè!!!!???!!!", "sorridono perchè in quei pochi istanti siamo state ....FELICI!!!! LISBOA....GRAZIEEEEEEEEEEEEE"; oppure "X (meglio a privacidade) is simply falling asleep.and smiling at lisbon"; purtroppo non posso postare foto, ma insomma, l'idea é questa. Tre metri sopra il cielo al confronto sembra un film di George Romero. E tutto questo miele non fa che alzarmi la glicemia.
Infine, punto numero quattro. Attenzione, ci sono altri punti, ma rimando a descrizioni piú dettegliate nel futuro circa altri problemi e scimmie di vario genere. Questo é il punto piú serio e interessante. Sto studiando molto. E con difficoltá. E questa é la challenge piú interessante. Un corso di quelli che sto seguendo, chiamato Cultura Bizantina, curato dall'excelentissimo augusto professor doutor sua eminência e santitade Frederico Maria Lourenço, prevede una presentação scritta sopra un tema di quelli che vengono trattati a lezione. Il nostro simpatico professore, preso bene dal fatto che ho giá ampie conoscenze di storia e storia dell'arte bizantina, ha optato per affibbiarmi come trabalho la storia delle relazioni politico-culturali tra Bisanzio e Venezia. Ossia, un tomo di 400 pagine in inglese. Di cui ne faró meno di duecento, ma non é tanto questo, quanto il fatto che ovviamente devo fare una presentazione in portoghese davanti al resto della classe. Non di 15 minuti, di un'ora e mezza. E per chi non macina molto la storia ad un livello un poco piú lato di unitá d'Italia e quali sono i 7 re di Roma, spiego che raccontare i rapporti politico-culturali tra Venezia e Bisanzio in portoghese é un po' come parlare di Meccanica Razionale con un vocabolario di un bambino di cinque anni. E per preparare al meglio la presentazione, sto scrivendo tutto. Per imparare cosí a scrivere in portoghese. Per fare un lavoro della madonna e figurare ottimamente con sua maestá.
Insomma, per questo motivo mi sono molto allontanato dal blog. Il resto é di contorno, ma neanche troppo. Il 28 affronteró il primo esame portoghese che il caso vuole sia anche la mia prima lezione da prof in pectore. Direi che ho la testa abbastanza impegnata. Ma in fondo, direbbe Guccini, Bisanzio in fondo é solo un simbolo insondabile, segreto ambiguo come questa vita.
Il motivo numero uno per cui ho taciuto finora é - anche se le peggiori e solite malelingue giá parlavano di due-di-picche a catena che mi hanno portato allo sconforto totale tale da portarmi in un seminario per prendere i voti - la totale assenza di eventi tali per cui provassi quel sano desiderio di riportarli nel blog. Anche se in realtá bisogna un po' chiarificare il senso di questa frase perché é un po' piú di quello che ho scritto e un po' meno di ció che uno potrebbe intendere. Dunque qui a Lisbona, in Erasmus, in vacanza studio lavoro, di eventi ne capitano a quintalate giorno per giorno. Dalla nuova conoscenza, all'uscita che non t'aspettavi, alla brincadeira spassosa, allo sguardo complice. La differenza sostanziale é che mi sono acclimatato cosí bene che ormai comincio ad avvertire una certa routinarietá nelle cose che faccio e che capitano. Non nego davanti all'evidenza che una sera mi sono seduto sul mio letto, in silenzio, aspettando che qualcosa succedesse. E non é successa. Ma non qualcosa di particolare. Solo qualcosa. Mi sono un po' annoiato, ci ho pensato su, ho aperto Settlers II(tm) 10th anniversary, e me ne sono andato a letto alle due, non felice, ma men che meno triste. Era una serata. Quindi routine, lezioni, finalmente, tanto agognate, tanto ritardate, alla fine quasi rifiutate. Mi é tornato in mente perché giá in tempi non sospetti mi imposi di non andare piú a lezione. L'unica che mi diverte in realtá é Cultura Bizantina. Ma avró modo di parlarne in futuro.
Motivo numero due. Mi sto barcamenando in un milione di conoscenze senza trovare il quid. Il mio astio per gli italiani continua - e son sí felice - a farmi da guida, il problema che siamo come dei parassiti della societá, degli acari, dei funghi: siamo ovunque, anche quando pensi che non ci siamo; parliamo gridiamo sbracciamo ridiamo scimmiamo tritiamo. Siamo italiani. A me questa natura qua non piace, soprattutto per gli annessi e connessi eteronimi e stereotipi che ci vengono affibbiati. É sempre lo stesso: "Italiano? Sim sim. Aaaahh...". Ma tant'é, presto Igor torna, Till torna e finalmente potremo tornare al bairro a bere in santa pace e parlare un po' piú spesso portoghese. É molto strano tutto ció. Forse sto invecchiando, forse sono cerebroleso ma non me ne sono mai accorto, ma é veramente difficile trovare persone a cui affezionarsi. É come se facessi un po' di fatica a trovare qualche amico, diciamo, vero. La realtá é che la media erasmus, come giá dissi in passato, é piú o meno tangente alla barbarie. Tutti se ne fregano. Ecco sí, sembra che la societá erasmus sia fondata sul "macchettefrega". É tutto... povero. Se ti importa di qualcosa o qualcuno, sei uno sfigato, un alieno. Qui siamo al fordismo puro. Andare, conoscere, fare foto. Conoscere, bere, ballare. Bere, fare feste, fumare. Incontrare, limonare, se é al caso trombare. E poi dimenticare. Chissenefrega. Parli di politica? Chissenefrega. Non trovi una tipa? Chissenefrega. Hai lezione? Chissenefrega. Chissenefrega. Chissenefrega. Un mondo dominato dal chissenefrega. Ancora, non mi piace. Io sono certo il re delle seghe mentali, ma a me le cose importano. Tanto. Tanto da dargli spesso molto piú valore di quanto ne abbiano. Ma non mi interessa, se io dico una cosa normalmente é perché ció pensato. Io sono superiore al chissenefrega, e se piglio in quel posto, ci sto male, perché a me importa. Se faccio bene, sono piú felice, perché poi avró un ricordo, perché me ne fregheró. Chi dice chissenefrega é un perdente. É un morto che cammina. Non si porta dietro niente. Io con loro non ho niente a che spartire. Io sono superiore. Nonostante quel mal di vivere che ogni tanto mi aleggia. E ogni tanto quella saudade tutta particolare che ho per l'uscita domenicale e i miei amici. Quando oggi una mia coinquilina mi ha chiesto se sarei uscito, ho risposto "con chi?". Lei mi controrisponde "con i tuoi veri amici.". Laconica conclusione, che é anche una dichiarazione d'amore: "dalla regia mi suggeriscono che i miei veri amici sono a Milano".
Punto numero tre. Mi sono stancato della felicitá gratuita e idiota del pischello erasmus. Da buon historiador cito due fonti, tratte liberamente da faccialibro senza chiedere i diritti - questo proprio non me ne frega - :"verooooooooo....kuante meraviglie in portogallo!!! i nostri occhi sorridono....kissà xkè!!!!???!!!", "sorridono perchè in quei pochi istanti siamo state ....FELICI!!!! LISBOA....GRAZIEEEEEEEEEEEEE"; oppure "X (meglio a privacidade) is simply falling asleep.and smiling at lisbon"; purtroppo non posso postare foto, ma insomma, l'idea é questa. Tre metri sopra il cielo al confronto sembra un film di George Romero. E tutto questo miele non fa che alzarmi la glicemia.
Infine, punto numero quattro. Attenzione, ci sono altri punti, ma rimando a descrizioni piú dettegliate nel futuro circa altri problemi e scimmie di vario genere. Questo é il punto piú serio e interessante. Sto studiando molto. E con difficoltá. E questa é la challenge piú interessante. Un corso di quelli che sto seguendo, chiamato Cultura Bizantina, curato dall'excelentissimo augusto professor doutor sua eminência e santitade Frederico Maria Lourenço, prevede una presentação scritta sopra un tema di quelli che vengono trattati a lezione. Il nostro simpatico professore, preso bene dal fatto che ho giá ampie conoscenze di storia e storia dell'arte bizantina, ha optato per affibbiarmi come trabalho la storia delle relazioni politico-culturali tra Bisanzio e Venezia. Ossia, un tomo di 400 pagine in inglese. Di cui ne faró meno di duecento, ma non é tanto questo, quanto il fatto che ovviamente devo fare una presentazione in portoghese davanti al resto della classe. Non di 15 minuti, di un'ora e mezza. E per chi non macina molto la storia ad un livello un poco piú lato di unitá d'Italia e quali sono i 7 re di Roma, spiego che raccontare i rapporti politico-culturali tra Venezia e Bisanzio in portoghese é un po' come parlare di Meccanica Razionale con un vocabolario di un bambino di cinque anni. E per preparare al meglio la presentazione, sto scrivendo tutto. Per imparare cosí a scrivere in portoghese. Per fare un lavoro della madonna e figurare ottimamente con sua maestá.
Insomma, per questo motivo mi sono molto allontanato dal blog. Il resto é di contorno, ma neanche troppo. Il 28 affronteró il primo esame portoghese che il caso vuole sia anche la mia prima lezione da prof in pectore. Direi che ho la testa abbastanza impegnata. Ma in fondo, direbbe Guccini, Bisanzio in fondo é solo un simbolo insondabile, segreto ambiguo come questa vita.