domenica 31 agosto 2008

Capitolo 14, ovvero EU GOSTO DANÇAR, EU SOU UM PIRATA.

La vita notturna di Lisbona, devo dire, é molto interessante. Segue una disciplina ben precisa e non sgarra mai. E soprattutto é molto bella da vivere quando si é in gruppo con una manica di pazzi furiosi italioti con una voglia matta di divertirsi e sballare. Ma procediamo con ordine.
Alora, la serata a Lisbona inizia sostanzialmente molto tardi, e com certeza non sono i turisti a dettare i tempi, ma sono direttamente gli alfacinhas, che riescono a fare tutto con una lentezza e una pacatezza che neanche mi immaginavo, io, da buon italiota norduense, abituato a iniziare alle 21.45 circa e finire almax alle 2, o piú tardi quando la serata prende una piega strana. Dunque l'appuntamento base che ho cotidie con i miei compari é attorno alle 11 e mezza o mezzanotte in praça Camões, alla metro di Baixa-Chiado, luogo di ritrovo per mezza Lisboa in virtú della possente presenza della statua di Camões e della vicinanza a Rua da Atalaia, cioé il cuore pulsante del Bairro Alto.
Il Bairro é dunque il luogo fondamentale del divertimento lisbonese, e devo dire che a me gosta muito. E' un quartiere abbastanza sopraelevato di Lisbona, praticamente attaccato al centro, costituito da stretti viottoli in cardo e decumano, quindi tutto perfettamente simmetrico, quindi per chi mi conosce mooooolto apprezzato dal sottoscritto, costituito essenzialmente di locali. Chi vive lí e deve andare a fare la spesa, o chiama il servizio a domicilio dell'Esselunga (una spesa consegnata in 2000 chilometri, eccezionale) oppure olio di ginocchia, si fa due o tre colline per trovare un discount e ottenere il minimo per vivere. Dentro al Bairro si puó trovare di tutto. Come giá dissi in precedenza, al Bairro andai per ascoltare il fado in un ristorante. Lí si va per incontrare gli amici, e li trovi senza doverli avvertire che stai andando lí. Al Bairro si va per bere un milione di imperiais. Al Bairro si va a ballare, in discoteche piú importanti, con buttafuori e porte di metallo cigolante senza spiragli per scrutare l'interno, cosí come piccoli localini di 20 metri quadrati dove si balla stipati talmente che il Goganga sembra una iacuzzi. Al Bairro si va per conoscere gente, per broccolare, per rimorchiare, per amare o piú banalmente per trombare. Questo, peró, non é il mio caso. Di solito mi fermo al milione o due di imperiais.
In ogni caso, la serata diciamo vede stappare la sua prima imperial circa alla mezzanotte e si prolunga suppergiú fino alle 4-5 della notte, con buona pace della Dona Professora che nell'incedere dei giorni ha visto la sua classe ridursi pezzo per pezzo. Si raggiunge da praça Camões rua da Atalaia e ci si infila in un localino. Anzi no, si rimane in strada, perché di solito non ci si sta nei localini. Localini grossi quanto un bagno un po' grande, con una spillatrice, due sedie, qualche pazzo e molta puzza di fumo. Normalmente verso l'una-una e mezza il Bairro assume piú o meno questa conformazione: strade piene di gente che per fare cinquanta metri é necessario tirare spallate, un milione di lingue diverse parlate, che la torre di Babele sembra un giocattolino playmobil, bicchieri di plastica ovunque, i primi sbronzi marsi, divertimento assicurato. Effettivamente amo molto il Bairro, mi ricorda diciamo... os falecidos; manca solo il cimitero. Direi che quando ho scelto Lisbona per fare l'Erasmus, ho avuto grande fortuna. Mentre alcuni amici mi hanno giá riferito la loro inappetenza per la ripetitivitá del Bairro, io invece mi sento a casa. Non mi annoio mai. O Bairro Alto fica bem, anzi, muito beeeeeeeeeem.
Nel frattempo che la vacanza studio procede, le conoscenze aumentano, il mio cervello va sempre piú in pappa per il desiderio fluorescente di Limão(tm) e le presenze femminili non lasciano scampo ai miei poveri ormoni maltrattati; provavo a lasciarli nella cassettiera in casa per sembrare piú distaccato, ma evidentemente loro sono ben piú furbi di me e si nascondevano; provavo ad affogarli nelle imperiais, ma non sono sanno nuotare, ma sono pure ritemprati da quelle docciate fredde di Sagres e Super Bock, e diventano dei specie di supersoldati votati al sacrificio. Quindi, un bel giorno, anzi una bella nottata, il mio applombe ferreo si é sgretolato davanti ad un ormone-soldato chiamato Innocenti, ed ecco che il mio corpo si trasforma in un coguaro corazzato che utilizzando la tecnica del blitzLimão(tm), si scaglia a 120 km/h verso una rapariga brasileira pettoruta e simpatica.. e... e........
Primo rimbalzo lisbonese!! Attenzione signori, il primo tentativo - con solerzia peraltro, dato che é intervenuto a metá vacanza - cade miseramente nel vuoto. Prima tento un attacco al collo da est, la ragazza resiste e con la tecnica "pelle squamata del Mato Grosso" riesce a scollare il mio interesse maculato, e sono costretto ad una prima ritirata per riorganizzare le truppe e intentare un'altra tecnica. Forse sono stato un po' sprovveduto, ma ho pensato che evidentemente ora il lato buono da attaccare sarebbe stato quello ovest, adunque decido per un attacco massiccio, viso ovest con conversione verso il centro per cogliere alla sprovvista l'avversario e costringerlo ad un ripiegamento. Deciso di utilizzare la tecnica del coguaro aggressivo, e parto. Ma mi trovo un osso duro davanti, e con la tecnica diversiva "perno vertebrale e rotazione di 90 gradi del Ceará" manda in menga l'attacco in un secondo, perché anziché trovarmi una guancia trovo capelli, un orecchio, svariati orecchini, un tatuaggio, la casetta di Babbo Natale, un biglietto della lotteria di Pasqua di Bucarest, un amico che non vedevo da tempo e qualche relitto secentesco; sono pure bloccato nei movimenti a causa del capello setoloso brasiliano, e sono costretto ad una celere ritirata strategica. Gli ultimi attacchi volgono sempre al peggio, e ad un certo punto, stanco e provato da tanto combattimento e tante tecniche, decido di suonare il rientro alla base, e mestamente mi avvio verso casa, con l'ormone-soldato silente e in colpa, io un filo incazzato, il Bairro che sorride e la serata che prosegue ignorandomi.
O tempora, o mores! Tazza, che riceve benevolo lo sguardo degli dei della terra e dello spazio, che vivi felice, e felicemente spendi le serate e i soldi in imperiais e stupidaggini, di', cosa hai pensato quando il gusto avariato della sconfitta ancora ti bació? Cosa dicesti quando il torbido tocco della sconfitta ti accarezzó lo sguardo dicendoti:"Ah ah, babbo, godo"? Tanto tempo passó dall'ultima sconfitta, e per troppo stupidamente pensasti che sarebbe stato sufficiente allontanarsi dall'acre perdere per dimenticarsi per sempre di lui, e gioire del vizio e della felicitá travolgente dell'amore. Mala tempora currunt, e l'inganno non fece che amplificare la derisione degli spiriti maligni che abitano il Tejo e che sconsolato ti guardano passare per le discese della Baixa. Duqnue, che dicesti? Che facesti? Chi fosti?
Solo qualche porcone, un paio di passi troppo lunghi, un taxi che rapido porta a Pombal. Guai a voi tutti, infimi personaggi buoni solo a lamentarsi che va tutto male, quando non conoscete se non per sentito dire cosa significa perdere una volta di piú: la vendetta degli spiriti del Tejo - ma soprattutto di Montezuma - vi colga nel mezzo della notte e vi trascini all'Ade.

Che poi in fondo a me non é che importasse piú di tanto. Diciamo che in una vacanza che si rispetti un po' di Limão sarebbe il caso di ottenerlo. Ma tant'é, tacciamo una volta di piú, paglione, imperial, e tanta good life!

E poi ci sono le discoteche. Alcuni localini minuscoli - come il bagno grande di cui sopra - con musica e fumo a vagonate, altre piú grandi, con ingresso a pagamento, alcune piú rockeggianti, altre piú unzanti, altre piú caseggianti.
Tengo a segnalarne due, una buona e l'altra meno. Innanzitutto: formazione delle squadre intervenute nelle discos.
Giocano al Dock's Club a Lisboa, in porta Sonja Uhl, portierone franco-austro-alemanno, fare militare, se tira una sberla non ti riprendi. Linea difensiva: Tazza, che non ama danzare ma tira di piú un... che un carro di buoi e Miriam Tappe, possente difenditrice germanica, che ama ballare ma non la musica dove ci trovavamo; a centrocampo a dirigere Icham, ragazzotto marocchino, francofalante e portogofono, simpatico e alla mano, a suo agio ovunque. In avanti, la nostra pupona, Ughetta detta Duracell, puó ballare ininterrottamente qualsiasi musica fatta per ballare per ore senza stancarsi, senza bere niente, senza quasi andare in bagno. Una macchina da Gol. Stadio: Dock's Club dei docas di Cais do Sodré, Lisboa, capienza circa 1000 persone, una dancefloor con balcone e 2 bar. Campo in buone condizioni, da segnalare un palchetto a mo' di cubo. Ingresso: uomini 12 con una consumazione e mezzo (cocktail+softdrink o birra), raparigas ingresso gratuito con quattro consumazioni (esticazziperó, altro che uguaglianza...).
Entriamo in discoteca alle 2 di notte, come veri zauri. Ma con nostra grande sorpresa, il luogo é ancora emivuoto. Passiamo un'oretta a conversare del piú e del meno svaccati su divanetti all'esterno. La musica é una sorta di electro-housenonsobenecosasia. Tant'é, ad una certa iniziamo a danzare spensierati trainati dalla nostra punta. Ora, la serata passa in maniera molto divertente, e sono da segnalare alcuni personaggi moooolto interessanti. Então, la quantitá di raparigas non é estrema, la qualitá alle volte eccelle, altre volte scade nell'inguardabile. Momento mooolto simpatico, sia io che Icham rischiamo la vita perché, cercando il bagno,non ci rendiamo conto che avevamo un vetro ben pulito davanti e il naso rischia grosso, rischia un impatto diretto senza mezzi termini e molto fragoroso. Primo personaggio incredibile. Un tipo, presumibilmente portoghese, 350 chili per un metroottanta di incapacitá a ballare - mi ha fatto sentire una specie di Don Lurio al confronto - che si mette a fare gesti incredibili ininterrottamente. Mandiamo delle macumbe affinché scenda dal palcocubo ma insiste. Dopo 15 minuti di macumbe e risate a profusione il tipo non demorde, scorgo delle radici che dalle sue pernas affondano nel terreno della discoteca. Il tipo, evidentemente afflitto da qualche sostanza illegale, si allontanerá solo verso le 4 e dopo aver emesso qualche ettolitro di sudore. Una scena al limite del reale.
I portoghesi evidentemente non sanno ballare, e la disco non diventa quella gabbia di Limão(tm) che mi aspettavo. Danziamo danziamo, commentiamo qualche truiun slavo che si presenta con dressings indescrivibili, facciamo qua e lá qualche pausa, Mi rammarico che le quattro consumazioni delle ragazze andranno pressocché buttate via in quanto le amiche sono mezze astemie, io mi limito a guardare la situazione. Non sono un animale da disco, tant'é che mi limito a ballare ben contento fino a quando la serata non si chiude, verso le 5 e mezza, con qualche canzone R'n'B e noi che chiaccheriamo svaccati sui divanetti. Rientro a casa previsto per le 6 e mezza del mattino, opto per l'insert insulinico da giaguaro, con attesa alle 7 del mattino, bomba e andare a dormire. Voto alla squadra: 7.
Seconda discoteca, chiamasi Fragil. Squadra in campo: Ughetta, Miriam; amiche tedesche delle precedenti, conosco poco se non che sono di Köln la cittá dove come veri tauri si entra alle 22; Igor Gonçalo Furão, di cui forniró una descrizione piú esauriente a tempo debito, cmq un grandissimo; le amiche belgiche Elien e Greet, new entry degli ultimi giorni nel mio parterre di amicizie, voglio loro molto bene. La povera Greet - moooolto carina in tutto questo - purtroppo ha un solo difetto, normalmente ha un viso cagnesco. La cara Elien é piú raggiante, ma ha due difettucci, é un po' tondeggiante - un vero peccato - e porta sempre le solite stesse cazzo di ballerine orende impossibili da sopportare. Inoltre, madre natura le ha fatte incontrare perché si sentiva in colpa: la tondeggiante é piatta, la cagnesca ha solo le tibie al posto delle gambe e 2 watermellons. Natura cinica e bara, un giorno mi vendicheró per la tua crudeltá. In panchina Tazza, che dopo una gitarella a Sintra probabilmente ha la bronchite ma ancora non lo sa; quelo che conta é che non riesce a parlare e che il mondo lo prende in giro perché non riesce a finire alcuna parole senza tirare un colpo di tosse. Come se avessi un malus in carisma di -10 per incomunicabilitá, ma un buon +1 per la simpatia di chi continua ininterrottamente a tossire.
Cos'é il fragil? Un posto dove molti miei amici starebbero giornate. Musica house di qualitá, mixata bene, locale molto piccolo sito in Bairro, 10 euro con consumazione l'ingresso (ragazze ovviamente zero), luce soffusa, una sala per ballare, una per descansar... é una discoteca di ricchioni. Palate di ricchioni. Ricchioni ovunque. la frequentazione rasenta il 90% di uomini. Il gruppo di ragazze piú numeroso é il nostro. Avverto del pericolo. Igor Furetto avverte del pericolo. Io tossisco, per star sicuro. Non ho neanche voglia di ballare. Limão a profusione. L'Elephant di Milão al confronto é una stupidaggine. Ughetta si lamenta di tanta carne sprecata. Azz...
Il panico si sparge tra noi. Le ragazze ballano felicemente. Noi no. Stiamo ben attaccati al muro e con gli occhi pronti a scorgere pericoli. Decidiamo di andare a bere qualcosa, dobbiamo andare nella sala descanso. Igor chiedendo di poter passare, incassa una dolce carezza sui capelli. Io tossisco, per star sicuro. Comincio a pensare che ho speso 10 € nella maniera peggiore dal viaggio in Sudafrica. La serata non dura a lungo. Io, Igor e Greet non siamo per rimanere lí. Elien si divide tra i nostri pareri. Le tipe danzano. Presto peró usciamo, non si riusciva a stare lí. Tant'é, Igor tira un sospiro di sollievo. Voto al locale: 4. Inadatto agli eterosessuali che non amano la house, quindi io e Igor. Faccio un ampio respiro anch'io, sollevato dalla saida. E tossisco.

mercoledì 27 agosto 2008

Capitolo 13, ovvero VIDA EM PARES: UMA CASA DESARRUMADA + Special Chapter #1, ovvero COMO SE DESENVOLVERAM AS RELAÇÕES COM BAU.

L'arrivo de minha irmã fu assolutamente provvidenziale. Dopo la prima settimana di energie spese a profusione su tutti i fronti - studio sollazzo pulizia (non del corpo, ma della casa) - stavo iniziando a lasciarmi andare. I piatti si moltiplicavano nel lavabo, le zozzerie per terra stavano prendendo vita, i vestiti sujos num saquinho no meu quarto iniziavano a camminare. Ed ecco che tuti risistema tutto. Il giorno dopo la festa mi limitai ad arrivare a scuola appena in ritardo, entro lo sguardo stupito dei commensali, mentre mia sora rimase in casa a descansar e non so cosa avrebbe fatto. Dopo aver preso um discreto almoço in uni, rientro in casa, col sano proposito di dormire e studiare un po'. E, miracolo dei miracoli, entro in casa che trovo una salubre aria di pulito, entro nel bagno e i porcellanoni riluccicano nel loro rosa pastello, lo chão em madeira che mi sorride e sembra emanare luce, la cucina che non é ancora pulita ma mia sorella con divisa spartana - guantilattice - e armi del mestiere - mochovileda deluxe 9000 - mi sorride e dice che ora tocca alla cozinha.
Eh devo dire che la convivenza é stata abbastanza positiva con mia sora. Come al solito, fatta di alti e bassi, pazienza, sorrisi, e applombe olimpionico, di tensioni palpabili e tranquillitá buddistica. Che ci si vuole fare, siamo fatti cosí. Forse non riusciremo mai in vita nostra ad avere un rapporto normale, ma soltanto un rapporto di molto alti e molto bassi.
I problemi che si paiono davanti a noi in questa settimana che é rimasta qui sono essenzialmente due. Il giorno prima che arrivasse in casa, giunse in casa o senhor, il buon Mario, ma questa cosa che arriva in casa senza avvertire un po' comincia a mandarmi a male. Colla fortuna che mi ritrovo, il giorno che staró amenamente trombando sul mio lettino cigolante il signor Mario arriverá e mi chiederá se ci sono ancora degli scarrafoni in giro e se le condotte del bagno perdono ancora. Então, chiacchero amenamente con lui per 5 minuti, passa in rassegna casa, tutto in ordine, bene. Gli squilla il cellulofono, intanto io giro per casa. Entro per la seconda volta in vita mia nella "sala comune", altresí detta sgabuzzino televisivo, utile solo per presenza di tv semrpe spento, modem e basta. Noto con stupore la presenza di una lavagna in sughero con attaccato qualcosa. Sul mio viso stupefatto si dipinse lo stupore. Sono le regole della casa. Mario parla. Leggo le prime regole. Poco casino, tieni pulito, non fare megaparty con rave annesso eccetera. Su questo ci siamo. Mario parla ancora. Alla regola numero 4 viene recitato quanto segue: "Cada mês que permaneça na casa, terá 2 dias de bónus, que serão oferecidos a amigos seus. Só poderá usufruir deste bónus após a estada de pelo menos dois meses". Mario parla ancora. Regola 6: "Só poderá ter no máximo uma pessoa a usar o referido bónus, que ficará no seu quarto. Será fornecido um colchão". Regola 7, numero fortunato per antonomasia: "Se quiser que o seu amigo fique mais tempo, o qual ultrapasse o bónus, terá que pagar 10€/dia. Pode ficar no máximo 15 dias. O seu amigo terá que entregar fotocopias da identificação. Nesse período o/a seu amigo deve ser conhecedor das regras e respeitá-las, caso contrario sairá imediatamente. Fará o pagamento total no primeiro dia".
Che in sostanza significa che tengo da sganciare il nogra per la permanenza di sora mia. Panico. Esco dalla casupola mantenendo applombe totale. La telefonata di Mario si conclude. Ho due secondi e mezzo per dire qualcosa di intelligente. 1 secondo. Macaco. 2 secondi. Sou um pirata, aaahhhrrr!!! 2 secondi e mezzo então, tudo bem? Ah, Mario, tenho uma coisa para dizer-te... Estão... o animal pequenino com muitos... braços? Ehm, sim, ehh, como se chamam-se, eehhh, azz come diavolo si dicono gli scarrafoni in portoguesofonico? Barahas! Ah, baratas, é verdade? Ah baratas se diz-se? Avevo la sistolica a 500, e avevo una strana voglia di saltare. Tá bem, vou trazer aqui uma casinha por isso, não tem problema. Va bene, andata. Sta di fatto che tutto ció fu la prima cosa detta a mia sora appena accasata il primo giorno. Abbiamo aperto una trattativa sul comportamento da tenere, passa la posizione silenzio-ignoranza, ovvero piano A sorella essere da non rivelare a meno di invasione di campo do senhor, piano B regole "mai lette", piano C in caso di rimostranze "cadere dal pero". Secondo problema: il mazzo di chiavi é uno solo. Quindi, o rigida vita di coppia del genere facciamo sempre tutto assieme, altrimenti é un serio problema. Siamo riusciti a vivere una vita indipendente senza dover condividere ogni secondo della nostra esistenza assieme, su questo pelo menos, dieci e lode.
Diciamo che i giorni passano senza troppi problemi, i primi con piú feeling, gli ultimi con un po' piú di malcelata tensione. Ma direi che la presenza di mia sora é stata positiva, mi ha molto aiutato, mi ha fatto mangiare con criterio, insomma, direi che é andata bene. Mi é sembrato che lei abbia avuto qualche alto e basso nell'ambientamento, ma in fondo niente che non sia stato superato facilmente. Ha conosciuto e captato l'attenzione dei miei compari, ha riscosso molto successo tanto che ancora per giorni mi avrebbero chiesto di lei, in merito ai rapporti che abbiamo, su come si sia trovata, insomma, all'esterno ha sicuramente vinto. Brava tutina, sei tonica.
Riesumando circa la questione del costo dell'appartamento, beh, o senhor riesce a spiazzare tutti i piani. Giorno 3 di permanenza di tuti, lei viene in uni con me, si piazza in cortile e studia e prende il sole. Torniamo a casa dopo lectio e pappa. Entriamo in casa e sui nostri visi stupefatti si dipinse lo stupore. Faccio per entrare in camera mia e noto che é chiusa. Io non la chiudo. Si apre solo con la chiave. Qualcuno é stato qui. O senhor. Inizio ad andare nel panico. Prendo il telemóvel e invio un messaggio a Mario. Olá como está queria saber... mas ele foi aqui em casa hoje? Resposta: Sim, e vou ficar uma outra vez. Caaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaatzooooo capo arriva e supersgamo... la gag dei piani con mia sora inizia a scricchiolare. Passa il tempo. Sono abbastanza nervosetto. Studio un po', non so. Mia sora non riesce a credere quanto sia innervosito, mi invita non tanto alla calma, quanto alla tranquillitá. Ad un certo punto sento qualcosa che si muove nella toppa delle chiavi. Il momento é giunto. Io vado verso la porta, tiro fuori la mia migliore faccia da poker. Entra Mario. Olá capo come va tudo beeeeem? Sim sim tudo beeem, mi giro un secondo, mia sorella si nasconde nell'antro della lavatrice ed espone timidamente la testa. Rompiamo il ghiaccio, Mario, ela é Martina, muito prazer, mas é italiana espanhola ou que? Não Mario, ela é a minha irmã, vai ficar aqui alguns dias, ah muito bem. Ela é muito bonita sim, aó ma chettecredi de di? Stai parlando di mia sora e quindi sciaquati la bocca col viakal quando ne parli ok? E in tutta risposta lui presenta "a sua namorada", una ragazza forse poco piú giovane di me che compare dietro di lui, bassettina, niente di che, panza da 6º mese. Beeeeeeem. Muito incinta. Dunque, ora succede l'indescrivibile. Il capo saluta, entra in una camera doppia, fa entrare la sua namorada. Chiude la porta.

Panico.

Con gesto leggero, chiude la porta a chiave.

Mi guardo con mia sorella. Non so cosa dirle. Non so cosa fare. Guardo il piatto di pasta che avevo appena iniziato. Riguardo mia sorella. Mi metto a mangiare.
Niente fiata dalla porta. Ci prendiamo qualche libertá. Mettiamo della musica. Ce la ridiamo. Ancora niente. Mia sora si chiede se sia il caso farsi una doccia. Procede. Silenzio. Dovremo uscire, mia sorella mi fa segno sull'orologio. Te la senti di stare sola non parli portoghese loro falam só em português sim sim muito beeeeeeeem, adunque a me la doccia.
Mi passavo con molto sex appeal l'acqua sui capelli bianchi chiamandoli per nome come é mio costume fare quando sento bussare e bofonchiare qualcosa mentre l'acqua faceva da tappo. Faccio finta di niente. Ormai, come va va. Alla mia uscita dalla doccia sento musica potente uscire dal mio quartinho. É andato? Sí. Come é andata? Mi ha detto due cose e ho risposto con eu não falo português. La tipa mi ha detto qualcosa. Ho detto eu não falo português e ho sorriso. Non c'é problema, sono andati senza salutare. Penso non avrebbero avuto una risposta se non eu não falo português. Beh, direi che la tua prima comunicazione in portoghese é stata aulica, stile Camões. Bene. La notte é nostra. Stasera ce la spassiamo. Con la sveltina rocky horror che ci fará spisciare dal ridere per tutta sera.


E ora lo SPECIAL CHAPTER #1!!!!!

Arf arf bau bau Le Chuck amici tutti!!! Qualcuno si chiederá il motivo di tanta simpatia tale per cui voglia dedicare il primo degli spero numerosi capitoli speciali alla mia amica bau. Ordunque, nei piú reconditi meandri del mio pensiero il primo special chapter doveva chiamarsi LIMÃO!!!(tm) ma evidentemente il tempo scorre e non sono convintissimo nell'attendere ancora il fatidico momento LIMÃO!!!(tm). Adunque, dato che il fil rouge - ma credo si dica fill rusg - del racconto fino a questo momento e soprattutto nei primi capitoli é stato appunto Dona Presidenta Laura Cavaco da Silva, allora volevo fare un po' il punto della situação e diciamo, tirare le fila del discorso.
A quanto dissi, con costei i rapporti erano decisamente scemati dopo la tragica avventura fadista dei primi giorni. Pazienza, dopo un paio di giorni di scimmia bassa, poco alla volta riusciamo a tornare a quei rapporti minimamente decenti che si dividono in 3 minuti di parole e 5 di silenzio consolatorio. Ma poi arrivarono le parti piú divertenti. Stavamo amabilmente silenziando lungo la strada che collega l'universitá alla mensa quando all'ennesimo aereo che passa a circa 50 metri dalle nostre teste noto per l'ennesima volta che ella alza la punta del suo nasino germanoportoghese e guarda il velivolo. Mah, sará una sorta di strana saudade per la terra sua, eppure mi aveva detto che il tempo in germania le faceva mediamente 'ahare... mah, come sono solito dire, chiedere é lecito, rispondere é cortesia. Ma cara ti interessi di aerei? Mi sarei aspettato un silenzio assenso, invece con voce entusiasta, mi risponde! Incredibile! Sí sí, sono molto interessata, sai, fa parte del mio lavoro. Ah il tuo lavoro... io ero rimasto ad un corso per hostess ma sei alta un metro e un citofono non ti avranno presa mai, sí esattamente cosí, peró sai, in fondo lavoro con gli aerei. Ah. Gh. E di grazia, cosa ci fai con gli aerei? Li pulisci? No no, ancora piú divertente. Io faccio il meccanico d'aerei.


Non credo esistano parole per esprimere i miei sentimenti in quel momento.


In due secondi mi faccio un lungometraggio di 3 ore pensando ai miei amici. Bella ooohh grande tazza ha trombato avanti tirate fuori il veuv cliquot del '56 avanti non lesiniamo libiamo e prepariamogli un grande scherzo felice al suo ritorno ahahahah beeeeeeeella!!! Poi: edizione straordinaria, edizione straordinaria, tazza si é trombato un meccanico d'aerei e risate a profusione, io che torno in Italia travestito da macaco per non farmi sgamare dalla vergogna mentre da MXP giá si sentono le voci dei miei amici che mi deridono... beeeeeeeella tazza si é trombato un meccanico ahahahahhahah che coglione ahahhahaha appena arriva gli facciamo un caricone ahahahaha meccaaaaaaaaaaaaaaaaaaanicoooooo ahahahahaha gli spacchiamo il veuve cliquot sulla cabeça e poi lo deridiamo ahahahahhaha sfigatttttttooooooooooooooo ghghghghhg Intanto che penso a tutto questo, mi viene smaccatamente da ridere. Ma mantengo il mio applombe ferreo e mi fingo interessato. Dunque potresti dirmi tutto sulle ultime novitá dei McDonnel-Douglas, vero? No, risponde (2 su 2, direi che siamo quasi al record del mondo) con una falsissima modestia, e si gongola del fatto che telefonando al signor AirFrance un giorno per ordinare dei pezzi di ricambio la tipa aldilá del telefono mai avrebbe pensato di dover inviare dei pezzi ad una ragazza tedesca con un cognome portoghese. E ridacchiava stentoreamente circa questa sua cosa, mentre io pensavo al capitolo 2 del lungometraggio d'essai di cui sopra, che ormai potrei intitolarlo "Turbine. Introspezione sulle conseguenze dell'essere mechanos d'aereo". Momento cool del lungometraggio é una serena trombata in una turbina con una salopette azzurrina tutta lercia di olio delle macchine, che se lo facesse Jenna sarebbe l'apoteosi della pornografia mondiale, ma il tutto traslato ad un cicciotto italiota e un miscuglio kraut-bacalhau, con conseguenti 3 nazionalitá in due persone, renderebbe la cosa un trash amatoriale e anche di scarsa qualitá. Le risate a profusione dei miei compari andrebbero peró avanti per anni, potrei sacrificare un lembo della mia dignitá dell'italia insular-meridionale per ottenere mesi e mesi e mesi di felicitá ed emiparesi facciale ai miei amici. Pensá-lo-ei.
Con la nuova scoperta i rapporti rifioriscono. Ci si vede, si parla, si silenzia, il disastro di Madrid capita a fagiolo direi cosí lei mi racconta che ha dei numeri di telefono special con cui chiederá infos di soppiatto e nuove ai chi di dovere lá all'aereoporto di Köln, e cerca di spiegarmi che solo grazie alla scatola nera potremmo mai sapere che cosa é successo - la risposta in una situazione normale sarebbe stata grazie al kleine katz tesoro, ma meglio non risvegliare l'astio tipico del meccanico tedesco d'aerei.
Ma questa nuova rinascenza non dura molto a lungo. Lei ha degli amichetti giapponesi, e sta bene, forse come pensavo l'enorme quantitá di formalitá e formaldeide contenuta nei geni alemanlusitani puó essere associata solo ai nippon. Io mi diverto un casino coi miei amici italianti e passo le pause pranzo a ridere e scherzare e non a cogitare in religioso silenzio. Ci parliamo meno. Sento nelle mie orecchie il ridere sguaiato dei miei amici la domenica ai morti. Non lo so, lascio il discorso in sospeso. Vedremo. Il piú saggio dei miei amici mi direbbe macchettefregavaiprovacialmassimoprendiunsuccosoduedipicche, io ci penso perché so che quell'amico poi mi prenderebbe tantissimo in giro la prima volta che ci vediamo, e non potrei mai dargli torto, anzi, me la riderei anche io. Ci penseró, peró, é una promessa. E comunque vada, buon LIMÃO(tm) a tutti!!!

martedì 26 agosto 2008

Capitolo 12, ovvero ALGUMA FESTA, ALGUM AMOR, ALGUM MACACO parte 4.

Fiat festa!!! Fiat irmã!!! Grandi news, grandi investimenti, grandi scimmie! Tra una lezione, un panin ludro ma ancora senza limãos, si avvicina il momento ostico della vacanza: si sta completando il mio primo quarto di secolo. Certo, la cosa non mi preoccupa piú di tanto, insomma, essendo immortale, sará solo il primo di un infinito numero di quarti di secolo. Certo, o cabeleiro branco si fa sentire, ma in fondo cosa si vuole che siano i capelli bianchi di fronte all'immensitá della vita? Adunque, qui s'ha da organizzare, e allora fiat festa! Inoltre altra cosuccia divertente sí: mia sorella mi chiese circa mille anni fa se poteva farsi una scappata in Portogallo intanto che io facevo il corso, diciamo una settimana. Mmmhhh... non é che fossi particolarmente entusiasta, non tanto per la sorella, quanto per la questione logistica: in effetti utilizzando il potere giaguaro designer d'interni noto che un ulteriore letto in camera ci starebbe solo se avessi soppalcato la camera, ma evidentemente non ho ancora imparato la tecnica del coguaro falegname e non posso farlo: quando allo zoo la stavano insegnando ero dai Cigre a farmi un caffé corretto, mannaccia a me in quel giorno infausto. Premetto tutte le questioni calde a mia sorella circa la logistica ma in ogni caso la invito a passare del tempo qua, ma volevo che sapesse che cmq non sarebbe stato tutto rose e fiori. Accetta. Arrivo alle 8 e lascio della mattina all'aereoporto di Lisbona, vienimi a prendere. Salto cronologico. Intanto parlo a Umberto della festa. So che di lui mi posso fidare. Ma sí ma sí, sai che figata che facciamo, una bella grigliata barbecue con mille millardiscisti di tante persone! Ottima cosa vecio. Questo é il piede giusto. Iniziamo a contattare le persone. Depois faremo tutto ció che compete per avere una festa radicale. La voce si sparge come il burro in una padella bollente, e presto la festa diventa l'evento dell'agosto lisboêtas. L'unica che non é stata invitata é cardinal Torquemada, ma in fondo, sua signoria non si sarebbe confusa nella plebaglia sicuramente ebraica dei festeggianti, quindi tanto valeva. Appuntamento alle 7 a casa di Umberto, in rua qualcosa vicino all'universitá e Avenida dos Estados Unidos. Spendiamo um minudinho para falar sobre a casa do Umberto, porque isto é um argomento muito interessante. Allora il buon Umberto e a sua querida namorada, a Cate, gostam vivir numa casa que é mais que uma casinha portuguesinha. Eles estão em uma reja. A casa tem dois andares, muitos quartos, algum muito grande, uma cozinha que chama-se cozinha, duas casas de banho (acho que sejam duas, porque não vi-a toda), um jardim, tudo que fica em uma zona residêncial muito sossegada e calma, com só um problema, não está um supermercado perto da casa, o mais perto é um Lidl a cerca de 5 minudos de moto. Comunque sia, ovviamente per discrezione non riporto modi e tempi con cui il buon Umberto é riuscito a trovare questa sistemazione, ma sta di fatto che c'é pure un giardiniere, il signor José, un omarino di boh credo sia il capostipite della dinastia Aviz, che cammina con le sue scarpine antinfortunistiche calmino calmino per il prato a sistemare piante e fiori. Non parla, quando lo si saluta non si gira ma bofonchia qualche strano incantesimo in portogallese, innaffia, gira, pianta, estirpa e sparisce nel nulla. Un vero portoghese.
La giornata si esplica in questo modo. Sveglia prestissimo, vado a prendere mia sorella improvvisando un autobus: la mia amica sauerkraut, lavorando presso gli aereoporti (vedi infra) mi ha suggerito di prendere una navetta shuttlinho portuguesinho che per la comoda cifra di tre euro mi porta in fretta e furia all'aereoportogallo. Miao. Il fatto che mi sia svegliato estremamente presto, ed ero giá in ritardo - tuti sarebbe atterrata alle 8.20, e io ho prontamente deciso di lavarmi i capelli bianchi uno ad uno chiamandoli per nome - mi ha impedito alcun tipo di sinapsi, quindi ho deciso che da Picoas era il caso di sedersi tipo Forrest Gump e aspettare un pullman. Ne ho visti passare una decina quando ho capito che non mi avrebbero caricato, ma dovevo salire io. Perdo un'altra decina di pullman mentre cerco di capire i discorsi delle mappette alla fermata del bus, e salgo su un pullman a caso, chiedendo alla signora autista se poteva portarmi a spalla all'arioporto. C'ho preso, a spalla no, ma il pullman sí: una banana e quaranta centesimi, se faça o favor. Arrivo con quasi 30 minuti di ritardo e comincio a correre come un pazzo per l'aeriportense, terrorizzato per la furia di mia irmã che non mi avrebbe perdonato il ritardo arelloportuale. Mi manda un messaggio. Ha appena recuperato il bagaglio. Meno male. Esce alle 9 passate dai tunnel del portoareeo. E' l'ora dei baci e abbracci e abbacchi. La prima cosa che mi disse fu: auguri tetetetetetetano! E io, candido come la luna di giugno, risposi: mi ha portato la grattuggia?
Dunque, raccolgo la sorellina e andiamo verso casa: mi sono organizzato per fare metá lezione, quindi entrare in uni alle 11 e rotte del mattino durante la pausa caffé, e intanto far vedere alcune cose logistiche all irmã, spiegare come funziona l'ambaradan, farla accomodare in casa e prendere dei dolcetti da portare in classe. Viaggio in autobus, ritorno comodo, ma abbiamo solo un ora, e poi c'é tutto il barbecue da organizzare in uni, insomma, sará una giornata cheia de actividades. Direi che é pure cascata a fagiolo mia sorella, in una giornatina cosí easy: in fondo mi ha raccontato che per prendere l'aereo non ha dormito, dato che sarebbe uscita di casa alle 4; dunque per la povera sorellina la giornata sarebbe stata estremamente lunga... ma tant'é, la pentola bolle e allora bisogna darsi da fare. Usciamo di casa e decido di prendere delle pastelline in una pastelleria che c'é sotto casa, sono essenzialmente biscotti ma in fondo mi interessava poco perché tanto non li avrei mangiati se non un rapidinho assaggino a pranzo a causa dell'insulinomania ma tant'é prendere rapidamente un caffé nella medesima pasteleria pagare e partire verso l'universitá spiegare a tutina come funzionano le macchine mandabiglietto e che il cartoncino che ha in mano é un pequenino tesoro attendere il treno. Perché per una volta milano vince, le metro non passano in fondo molto spesso. Attesa. Arriva la metro. A mio modo di vedere andiamo ad una velocitá come quella di un giaguaro con tre zampe spezzate. Giungiamo in uni. Mi vedo con gli amici, ciao grandi come va bella si si tutto ok tá bem tá bem. Lei é mia sora, va bene, rimane qua una settimana, insomma, grazie per gli auguri ehi ciao tesoro come va tutto bene sí grazie dunque caffé perdiamo tempo e andiamo a mangiare i pasticcini a lezione. Lezione simpa, Dona Luisa ha mangiato mezza tonnellata di pasticcini e tutti tranne me hanno favorito eheh sfigatone diabetone eheh tanté, ricevo auguri (che da queste parti si dice parabéns... mah) e ci facciamo una bella chiaccherata a lezione. Bene, finita la lezione iniziamo a spargere la voce - in realtá ovviamente avevamo iniziato da un paio di giorni - su luogo e ora della festa. In mensa mettiamo a punto gli ultimi dettagli. Dopo pranzo mi accendo una sigaretta dopo aver bevuto il 4 caffé della giornata e inizio a sclerotizzare un po'. Mi lascio con Umbe sostenendo la mia (improbabilissima, ma ero fiducioso) presenza a casa sua il prima possibile, tipo alle 4. Ma ovviamente io e mia sora andiamo a fare un po' di spesa al minipreço, il mio hard discount di fiducia, sistemiamo due cose in casa, descansamos un po', insomma, perdiamo ore di tempo e ci muoviamo decisamente troppo tardi. Con un (bel) po' di fatica giungiamo da Umberto, curiosiamo nella reggia, ammiriamo il giardino. Marta torna a descansar un po' sul divano, mentre io e Umbe andiamo a fare la spesa. Provvidenzialmente avevo portato con me qualche soldo, perché in realtá li spendo tutti. L'idea fu: per fare una bella festa, é necessario non lesinare su niente. E allora daje con birra, dolci, spumanti, e chi piú ne ha piú ne metta. Bene, dobbiamo andare ancora in macelleria a prendere qualcosa da mangiare, che mi rimangono 6 euri nel portafoglio. Meno male che Umbe sale in cattedra e copre il rimanente. Come ringraziamento formale, decido che scendo dalla moto nel momento in cui sta ancora muovendosi, mettendo a repentaglio 1) la moto, 2)la mia vita 3) la forca della moto 4)la vita di Umberto 5)la gamba giá operata di Umberto 6)la pazienza di Umberto. Fortunatamente le capacitá motociclistiche del vecio riescono a risolvere la situazione, mentre io mi prodigo in un ora di desculpe, arigato, pietá, oooooooohh. Alle 7.30, quando la gente dovrebbe arrivare a casa, iniziamo a preparare. Fuoco carbonella spiedini uma imperial sisi birrino un pensiero alle fighe che vanno arrivare corri prepara sposta fai disfa. Alle 8 non c'é nessuno. Il mio insert insulinico non si offenderá se per una volta non saró puntuale, ma anche lui sa che é il mio compleanno e mi guarda e mi dice con fare paterno vai oggi hai la mia benedizione grazie insert lo sai ti voglio bene. Le prime persone che arrivano giungono verso le 8.30. É incredibile come vado a prendere due cose in cucina, scambio due parole con qualcuno, esco in giardino e trovo 3-4 persone in piú. Fico che comple della madonaaaaaaaaaaaa...
Então, la festa si avviva. Si procede con carne e parabéns, il regalo piú gettonato é bottiglie di vino. Si noti: non ho bevuto un goccio di vino tutta la sera. Di solito funzionava che un nuovo arrivato si presentava, parabéns, baci, aquí um pequeno presentinho para ti, vinho tinto do alentejo, vinho do porto, vinho verde, moscatel, muito obrigado, vinho do norte, vinho do sul, obrigado, foi um prazer, obrigadinho, queria uma imperialinha, corro. La serata prende una piega strana. Corro a destra e manca - certo, sono estremamente felice, qua le cose vanno a meraviglia - do una mano a umbe, mi fermo a parlare con una persona mentre devo portare dei cerini sul prato; mi ferma la persona x, parlo con lei, mi richiama la persona y, do i cerini a x e dico che torno in un secondo mentre prendo un pollo con carrucola, parlo con y, do il pollo a z in cambio di un cotton fioc gigante, parlo con z mentre x sta andando a fuoco con i cerini, torno in cucina a prendere un estintore e trovo il pollo di prima che parla in portoghese, corro da Cate e non mi ricordo cosa devo fare, faccio un pit-stop imperial e torno da x ma intanto interviene j e mi metto a parlare del piú e del meno, vado per mangiare e mi ferma un altro mentre dico all'alga del Balaton che posso parlare in italiano inglese portoghese e nella lingua dell'amore ma lei ovviamente risponde stizzita sostenendo la superioritá morale ungara e decide di andarsene alle 10 della sera. Potrei andare avanti all'infinito. Beh, figo! Unici problemi della serata: ho mangiato due costine striminzite perché per il bordello comunicativo di sopra non sono riuscito a intercettare i biusterln, quindi il must calorico della serata é patatine e birra. Non mi sono umbriacato, anzi ero drittissimo, ma parlavo perfettamente il portogallese. Momento topico: mi fermano le 3 gorgoni giapponesi, di cui Megümi (perché in giappone la u é solo con la umlaut) é mia compagnina di classe, e mi fanno un regalo speciale. Penso che mai in vita mia avró un onore piú grande. E' stato semplicemente fantastico. Prendono un saquinho di plastica... mesciano l'interno... fremo dal desiderio di una birra... estraggono... estraggono... una perfetta fantastica encomiabile COMIDA JAPONESA!!! Una vaschetta di riso per fare il sushi, un pacchetto di patatine penso aromatizzato alla paprika e tre bustine con non so bene cosa. E' una vera comida japonesa: le confezioni recano solo scritte nipponiche e non si capisce niente di cosa siano. Eccezionale!!! Bacio e abbraccio tutte e tre, mi hanno regalato parte dei loro viveri giapponesi che si sono portate direttamente da casetta loro a Osaka, che figata! Sono veramente felice, ripongo la comida e torno alla festa.

Piccola deviazione dal racconto. Che fine fece la comida japonesa? Beh, la vaschetta di riso, che si dovrebbe chiamare Gohan in nipponique, finisce direttamente nello stomaco di mia sorella. Uno dei giorni successivi, appena tornato dall'universitá a casa, comicio a parlare con mia sora che inizia dicendo che aveva una fame belva che insomma era veramente a cozze e che le spiaceva ma aveva mangiato la vaschetta di riso.

Non sapevo che dire.

Ma...

Ho perfettamente capito in quel frangente a cosa serve crescere. Con molta pazienza, mi sono tenuto tutto dentro, ho smaccatamente tenuto l'applombe, e ho detto che andava bene, che non c'era problema. Certo, il frigo di casa mia non é decisamente la "fiera del precotto" di billmurrayiana memoria, ma... vabbé, non tergiversiamo.

Molti giorni dopo mangiai anche le patatine. Gusto strano. Sembrava che fossero alla ciliegia. Un giorno avró il coraggio di chiedere a Megümi, sperando che non mi colpisca con qualche colpo della sacra scuola di hokuto per l'offesa ma si prodighi in decine di minuti di ooooohh.

Le salsine sono ancora lí. Il riso non c'é piú, un giorno le berró.

Torniamo alla festa, alla sua conclusione. La gente va e viene, secondo me sono passate piú di 40 persone. Ora, ovviamente la festa non era diciamo un evento volto esclusivamente ai miei onori, anzi, era soprattutto un'occasione per conoscere gente e divertirsi assieme, che poi non é nient'altro quello che volevo per me stesso infondo. Limão neanche per idea, si fa vedere solo presso Valentino e una russa che si chiama IRA, auguri e figli maschi. As imperiais crescono in numero, io parlo un po' con tutti, si sottolinea la presenza di persone dagli USA (malnato come uno spagnolo, un giorno vi estinguerete) finanche all'australia, mancava solo un rappresentante dall'Africa e facevamo bingo; maglia nera all'ungherese e ad uno spagnolo - galego con cui mi metto a parlare del fatto che sia difficile e costoso metter su famiglia con i prezzi correnti eh sí sono proprio problemi qui e ora. Maglia gialla invece a Megümi e le gorgoni per la comida che mangeró a metá, Cate e Umbe per disponibilitá e capacitá di creare una festa degnissima di tal nome, Ughetta, Miriam Tappe e ora non mi ricordo chi mancasse in un momento Sex and the City in cui, svaccati sulle scale della reja con andamento lento causa imperiais ci siamo messi a parlare di gonne, stivali, atteggiamento maschile nei confronti delle tipe e viceversa. La serata si conclude piú o meno cosí: blocco per cinque minuti gli andanti per stappare lo spumante Lidl, in un frangente stavo parlando con una nuova amichetta, tale Elien, dal Belgio del nord, una sorta di ragazza tondeggiante ma non troppo con uno sguardo mooooolto carino, occhi chiari, fossettine, molto bambinesco certo ma simpatico. L'ho guardata, mi ha guardato, mi sono avvicinato... e le ho sussurrato... eu sou um pirata.
Stappiamo lo spumantino, libiamo i lieti calici, e poi non ce n'é piú per nessuno, la stanchezza prende il sopravvento, io avevo anche fame, molta gente se n'era andata. Andiamo verso via degli Stati Uniti (Torino é molto piú figa, ha Corso Unione Sovietica) per apanhar um taxi. E cosí, per fas et nefas, giunse a compimento, il 14 agosto all'una della notte, la festa del mio ventiseiesimo compleanno.

martedì 19 agosto 2008

Capitolo 11, ovvero ALGUMA FESTA, ALGUM AMOR, ALGUM MACACO parte 3.

Ecco che al mattino ci si prepara per la gitarella a Belém. Ordunque, io partivo da profonde e solide basi teoriche, ovvero non sapevo minimamente che cosa ci fosse da vedere lí, quindi mi affidavo alle mie esperte guide, la Vero e la Mary. Questa volta peró fallo completamente la sveglia, mi tiro su dal letto con un ritardo allucinante, allora utilizzo la tecnica del vestimento del coguaro boliviano per lavarmi, vestirmi, preparare un caffé e mangiare una banana il tutto a 120 km/h, tiro fuori dal taschino una macchina per il teletrasporto previamente sintonizzata sulla metro blu di Avenida e mi fiondo lí il prima possibile, ma comunque registrando un ritardo di una buona ventina di minuti, e prodigandomi in numerosi desculpe desculpe alle mie amiche viaggiatrici.
Buono, prendiamo metro per Cais de Sodré e depois um autocarro para ir a Belém. Certo, siamo abbastanza affaticati per le avventure del giorno prima, peró insomma la volontá non manca, e tanto basta per mettersi una borsa in spalla e lanciarsi alla ricerca di qualche avventura.
Belém non é in realtá una cittá, o un paese, o un villaggio, ma un agglomerato urbano che non ha soluzioni di continuitá con la cittá di Lisbona. Diciamo che potrebbe essere una sorta di Cinisello Balsamo lisbonese, tanto che dal centro cittá in pullman per una strada dritta che costeggia la frontiera ci impieghiamo circa mezz'ora. Scendiamo nei pressi della torre di Belém, e stabiliamo un percorso di massima. Ora, Belém é proprio una perlina, tanto che su questa gitarella mi sono addirittura lanciato nella scrittura di uma composição em português para dona Luisa Coelho. Decidiamo che il primo step sará o Padrão dos Descobrimentos, una costruzione recente - risale a circa 40 anni fa - molto pretenziosa, ma devo dire che l'ho apprezzata decisamente. Diciamo che é una sorta di sottiletta di pietra e marmo posta in verticale, alta diciamo 6-7 piani, con sui lati scolpiti gli uomini che hanno reso il Portogallo una nazione di scopritori, a partire da Dom Henrique o Navegador, il re da cui cominció tutto; last but not least, all'interno c'era un'esposizione sulle scoperte e in piú siamo saliti sul terrazzo della sottiletta, ove si poteva vedere una visione fantastica della cittadina e, oltre il fiume Tejo, della statua del Cristo redentore. Siamo passati poi alla seconda attrazione, la torre di Belém, che in realtá é difficile chiamarla torre, dato che é una costruzione abbastanza bassa e neanche tanto grande; certo, é molto carina, in stile manuelino, uno stile unicamente portoghese in grado di saziare i palati ingordi e baroccheggianti tanto quelli piú fini o spartani, poiché riesce a coniugare intarsi e bassorilievi anche molto articolati assieme a elementi di semplicitá come colonne doriche, pareti piatte e semplicitá delle strutture. Se un architetto o storico dell'arte leggesse tutto ció, non mi venga a cercare per farmi del male, almeno ammiri lo sforzo. La torre di Belém peró ha un dato molto importante, oltre alla graziositá delle strutture: essa sancisce il punto in cui il Rio Tejo diventa oceano Atlantico. Devo dire che mi ha emozionato, é come se fosse una linea di partenza o un traguardo per migliaia di navigatori: la torre significa che si é a casa, finalmente.
Dopo qualche foto sui cannoni, qualche gomitata con qualche turista e uno sguardo qui e lá, passiamo al primo piatto forte: il CCB, Centro Culturál de Belém. Ma, accidenti, guarda che ore si sono fatte, ho proprio una voglia matta di insulina. Proposta mia: andiamo verso la cittá, troveremo sicuramente un ristorantino per mangiare e non farci spennare come polli da turismo. Ma non so né come né perché, probabilmente un po' stanchi dal continuo camminare - oltre che per le ore arretrate di sonno - si decide di rimanere all'interno del CCB e allocarci in un ristorante self service ivi presente. Non avevamo la minima idea di cosa ci stesse per venire addosso. Guardiamo a ementa, beh buono, gosta-me muito, sembra pure che i prezzi siano bassi, insomma, cosí facendo un conto dovrei cavarmela con 6-7 euro. Facciamo la lunghissima coda... cosa c'era scritto nel menu non mi ricordo... i piatti sembrano buoni prendiamo intanto il vassoio eh eh non cambieró mai dall'ASPAM al CCP sembre in coda in mensa eh eh... ho un certo presentimento... mah insomma che bei contorni che hanno, facciamo che mi prendo un contorno abbondante e va bene non mangiamo troppo... facciamo la coda... le mie tanto gentili e tanto oneste amiche prendono piatti sí abbondanti... la gente qui certo non lesina sul mangiare... Arriviamo dalla cassiera. Una sorta di vecchia gorgone che quando ci guardava non ci tramutava in pietra ma peggio, che con fare sclerato ci indicó di porre un piatto alla volta su una bilancia. Eh? Pesa un piatto e batte un codice... cento grammi... prende l'altro e lo pesa... cento grammi... sono oltre diciasette euro cocca de mamma, ora li voglio tutti sull'unghia. Cento grammi. Un film di Bruno Liegi Bastogne Liegi. Come spendere oltre 17 euro in Portogallo perché da bosal vero non mi sono reso conto che i prezzi indicati erano per cento grammi. Io presi solo un piatto, me la sono cavato con poco piú di dieci euro. Era dall'ultima volta al kapuziner che non pagavo cosí per mangiare. Che disastro. Ci sediamo ad un tavolo vuoto davanti alla cassiera, che intanto continua a provare una goduria maniacale nel salassare italianifrancesitedeschispagnoliepersinoportoghesibabbi che arrivavano alla cassa con piatti carichi di ogni bendiddio, a mangiare. Silenzio. La coscienza che ogni morsetto ad un fagiolo era come mettersi in bocca una monetina gialla con la bandiera portoghese non é una sensazione piacevole. Mangiamo tutto e lecchiamo il piatto per non buttar via nulla del capitale investito. Cafezinho? Io sí. 80 centesimi. Sí, é come in Italia, ma é il doppio rispetto a quello della mensa in uni, azz, non é possibile, scappiamo da qui subito. Mai fidarsi delle mense nei musei.
Fuori ci aspetta una sorpresa. Mentre la Vero va a telefonare, io e la Mary ci prodighiamo in qualche conversazione. Intanto che parliamo, parte dal pavimento della piazzetta del CCB piú spruzzi d'acqua. Acqua freschissima per appianare il nostro ardore per la mensa e l'arsura per la canicola. Entriamo nel museo, dunque. Diciamo che é diviso in due parti: mostra permanente, con una collezione di arte soprattutto contemporanea, interessanti surrealisti, presenza di un De Chirico, un Liechtenstein e un Picasso, oltre che un'opera che consta in corpo maschile e uno femminile "con bigolo en plein air" come mamma li ha fatti, insomma, mostra muito lindinha anche se não me gosta a arte contemporânea, e invece una esposizione non permanente, questo giro dedicata a Le Corbusier. La Mary si lancia come un giaguaro in visita ad un museo verso le Corbusier, mentre io cerco di prendermela piú comoda dato che di Le Corbusier non é che mi interessi particolarmente. Bella mostra non c'é che dire, ma la Mary non conviene granché, si aspettava di meglio, boh, mi fido, ne so troppo poco di quell'architetto per esprimere un giudizio. Comunque, a me l'unitá abitativa non piace, sono un cialtrone demodé che ama ancora il peristilio. Bene,ora cosa si fa? Allora, Mosteiro dos Jerónimos, vediamo com'é messa la coda, no, ce n'é ancora, direi che lo facciamo un'altra volta va bene? Quella mattina di coda al monastero c'erano circa 40 metri. Ora erano dieci ma sotto il sole cocente era meglio evitare. Bene, abbiamo altre possibilitá? Dunque, musei musei musei, basta evitare quello della marina (gh) che non mi piace, dice la Vero; convengo (gh) perora la Mary, escludiamo anche quello etnologico (gh), vabbene, allora andiamo in quello archeologico, e poi vediamo, e poi ce la sorpresa del giovane insulinsertante. Museo dell'archeologia, ingresso gratuito, mostra dedicata all'arte funeraria preromana ed iberica. Bello, sono molto interessato, peccato che le mie amiche lo fossero meno e in piú iniziavamo ad essere cansadinhos. Non ci perdiamo d'animo e passiamo alle altre sale del museo, visto che comunque la sola sala dell'esposizione funeraria era carina ma un po' striminzita. Sala de tesoro, che dal titolo pensavo fosse il tesoro della famiglia reale portoghese, invece archeologicamente parlando si trattava di monete e gingilli in puro oro - spaventosamente belli - anch'essi di etá romana e preromana e barbarica. Facendo quella zona abbastanza rapidamente, passiamo all'ultima sezione, in pratica un corridoio di reperti romani in Portogallo, molto carino, con alcuni busti di imperatori ormai tendenti al tardo antico. Quando finisco il giro, che ormai é diventato individuale, torno dalle raparigas, che stavano amenamente conversando con um empregado del museo. Grande news! Possiamo accedere al Mosteiro dos Jeronimos senza fare code e a costo zero. Ci guardiamo. Io ci sto io pure va bene andiamo, e c'é vera unitá d'intenti, nonostante stanchezza e sovraccarico. Andiamo, ed effettivamente ne vale la pena. Un monastero bellissimo, con sepolcri di re portoghesi, di navigatori come De Gama, il sepolcro di Luis Camões, il "Dante" portoghese, il tutto in una cornice paradisiaca. A fare il tritaballe, direi che l'unico problema fu l'incontro autentico con l'inciviltá piú pura: nella chiesa c'era uno striminzito cartello con scritto "Silêncio por favor, questa é una chiesa comunque e abbiate pietá", mentre all'interno la gente si prodigava in foto, chiaccherate, insulti, porconi e chi piú ne ha piú ne metta. Tant'é, l'unico appagamento é che non erano italiani, ma normalmente gente di quelle nazioni che giudichiamo tendenzialmente avanzate, come USA, UK, Germania, Nippon eccetera, piú ovviamente gli spagnoli, sempre poco puliti, sempre molto maleducati. Ci spupazziamo il monastero in ogni suo punto, compresa esibizione interna, insomma, ce lo godiamo come si conviene. Qualche foto tra di noi, un minimo di descanso, insomma tranquilli, ormai abbiamo quasi finito. Sono le 4.30, é tutto il giorno che camminiamo, insomma, siamo cotti. Le ragazze vorrebbero fare una cosa per concludere. Dal 1837 pasteis de Belém. Il sogno del diabetico. Tortine che a detta di tutti sono eccezionali, vendute nello stesso negozio da mille, dobbiamo andarci. C'é solo un problema che ci impedisce di arrivare alle dolci pietanze: c'é piú coda qua che al mosteiro al mattino. Il cansado prende il sopravvento, abbiamo arretrato da smaltire, abbiamo camminato tutto il giorno, insomma, andiamo alle 5 verso il pullman che ci riporterá a lisboa. Alla fine della giornata, in lunghe silenziate sul pullman, il piú contento sembra il mio pancreas, ma se anche guadavo bene le mie care amiche, sicuramente si poteva scorgere gioia per una giornata alla grande, tra torri, padrão e un piatto da 17 euros.

sabato 16 agosto 2008

Capitolo 10, ovvero ALGUMA FESTA, ALGUM AMOR, ALGUM MACACO parte 2.

Eh sí, perché proprio quei giorni reiniziai a tessere fitte e crudeli trame con la mia attuale teutofona preferita - anche se non sapevo ancora che la solfa sarebbe cambiata presto. Perché niente é come prima, ed ogni taxi pagato é un taxi perduto. Era successo che quei giorni io e a minha querida ci fossimo rivisti diverse volte e che avessimo intessuto qualche dialogo minimale, oltre a qualche silenzio liberatorio, tralasciando completamente la questione. Ho provato un paio di volte ad introdurre il discorso ma il pesce non abboccava, e anzi, sembrava volesse lasciar perdere. Holy shit, adunque terró i miei 2 evangelisti e mezzo di taxi senza rifondare alcunché, ohibó. Parecei-me che la ragazza peró si fosse un po' svegliata, silenziava con gente normalmente loquace e divertente come i risoedanti e il buon Paolo, aveva conosciuto qualcuno del corso finalmente quindi quando uscivo di classe non la trovavo piú come al solito immersa nei suoi voli pindarici in attesa del messia - ovviamente io - con cui condividere un succulento silenzio, bensí ormai era scafata nella condivisione di idee con i nippon in una grande profusione di ooh e aah e ah ah oóh. Parlammo un po', e adunque ci organizzammo per passare la serata della festa assieme. In realtá la questione fu che dopo un'amena chiaccherata record di 3 minuti e lascio ella mi presentó alcune sue compagne di corso provenienti direttamente da Rossija, per mio sommo gaudio. Con la tecnica "scambio di posto del giaguaro australe" mi pongo in mezzo alla compagnia delle 3 russe et cruccofonía, per poter conversare meglio, con il risultato che ho iniziato a parlare un portoghese perfetto e ho quasi ignorato l'amica kraut, per sua somma gioia perché ha fatto una silenziata ben lunga, ascoltava e sorrideva. Ora ho capito il suo punto debole: e non ci sará piú pietá. Ovviamente la serata in universitá si chiude alle nove circa, alché decidiamo di muoverci a massa verso il Bairro, per andare avanti ancora per qualche ora a scofanarci come si conviene alla nostra etá; persino Dona Luisa ci ha preservato dal suo TPC sostenendo che il lavoro a casa che avremmo avuto da fare sarebbe stato descansar o estomagu dalle facezie della serata e dalle sardine alla brace. Ovviamente al prosieguo della serata al Bairro mancarono tanto la germoghese e le russe, ma quando mai mi sarei potuto aspettare il contrario? Pace, passeró una serata italiana molto divertente con tutta la cricca e sa mai che dal cielo non arrivi un bel po' di limão.
E il limone, come si dice in turco, yok. Belle le serate, belle le storie, belle le lezioni di dona Luisa, bello o português che cresce in sapore ed intensitá, ma qui l'obiettivo non é per nulla accomplished. Ovviamente con la fortuna che mi ritrovo avevo puntato molto - ma non tutto - sulla persona evidentemente sbagliata, a meno che con essa scatti limão tipo le ultime tre ore di permanenza qui, come tipicamente funziona nella terra della birra e delle patate. Ma non é detta l'ultima parola. Ho conosciuto meglio le ragazze italiene con annessi e connessi, tutte molto simpatiche e carine, alcune molto, altre meno, alcune free, altre busy. Bisogna rimboccarsi le maniche altrimenti va tutto in menga, e la mia solita maledetta paura delle patate non mi puó ne deve ostacolare una volta di piú, altrimenti mi suicido, e questo é un fioretto. Oltretutto vedere coppie che si creano e sciolgono, gente che fa e che disfa, attivitá ludico motorie orali e quant'altro non appaga il mio senso di timore, e oltretutto non fa scattare la molla per disciularsi; come diceva J-ax, sale l'acido nello stomaco, e se voglio diventare il recordman dei babbi devo solo continuare cosí. Sí, sono estremamente incatzato, ora quando vivevo le avventure e ora che le sto poetando, e sale l'acido nello stomaco. E continuo a ripetermi, ma perché catzo é sempre tutto cosí difficile...
Torniamo a questioni vieppiú facete. Passano i giorni, passano le notti, si affina l'affiatamento soprattutto con la Mary e la Vero. Io e la Mary passiamo una serata al Bairro molto bella, di quelle che si inizia con senti io non so chi sei ah bene questo vale anche per me, dai raccontami della tua vita e cosí via, seduti ad un tavolo di un locale gay-lesbo in fondo al Bairro a conversare finché ce n'é, e ascoltare e ascoltarsi, e ridere e pensare. Bello, mai avrei pensato di passare una serata cosí piacevole con una quasi-perfect stranger, e lí sorse la magia. Peccato che era una sorta di prestidigitazione a senso unico, con me nel ruolo del rapito e lei boh bisognerebbe chiedere a qualcuno, dalla regia mi dicono che non hanno informazioni al riguardo; tant'é, spero sia solo la prima e giammai l'ultima; vedremo.
Il risultato piú interessante per ora avuto grazie all'avvicinamento tra me, Vero e Mary é in realtá che ci siamo organizzati per una due giorni molto interessante, il primo dei quali piú faceto, il secondo piú serio. Il giorno piú faceto era costruito su d'una uscita finalmente alla praia alla scoperta del mare lisbonese, e per quanto mi riguarda il primo mare dopo piú di un anno, da quel San Vincenzo pre-Turchia segnato a Luglio 2007. La destinazione prescelta era Carcavelos, un posto a venti minuti circa da Lisbona dalla stazione di Cais de Sodré, tra l'Estoril e Oeiras. Motivo della scelta: evitare di andare a Cascais, il posto piú terribilmente turistico e costoso vicino alla costa lisbonese, e poi il fatto che a Carcavelos le spiagge ci han detto tutti essere belle, pulite, e frequentate da portoghesi con quindi prezzi abbordabili. E dunque Carcavelos fu; ma ovviamente le cose non potevano andare tranquille e pasciute come ci si augurava. Appuntamento per me e la Mary in Avenida da Libertade alle 9, insomma, bisogna partire in fretta per affrontare bene una gita al mare. Credo di essere arrivato pessimamente in ritardo come mio solito, ma avevo anche l'occhio a mezz'asta, insomma, sono pur sempre le 9 - certo ma allora la prossima volta dai un appuntamento piú tardo e ti sbrighi prima - va bene taccio e vado avanti; da lí dobbiamo aspettare la Vero, che abita a 5 minuti dalla metro verso il Bairro, e poi riprendere la metro per andare a Cais de Sodré e prendere um comboio para Carcavelos. Io e la cara dona Maria Paola ci prodighiamo in svariati discorsetti faceti giusto per passare il tempo nell'attesa dell'amica lucchese, ma dopo venti minuti ancora niente. Io ero quasi felice azz almeno cosí non sono stato come al solito il peggiore per quanto riguarda il ritardo ma adesso la Vero dovrebbe giungere comincia a farsi tardi boh dai proviamo a chiamare. Cellulare squilla ma non risponde. Aspettiamo ancora un po'. Alle 10 siamo quasi preoccupati e le mie scarse capacitá intellettive non mi consentono di reggere bene un discorso faceto a quell'ora. Mari cosa facciamo, andiamo da lei a svegliarla o aspettiamo ancora un po', sí dai andiamo vediamo di inventarci qualcosa, boh. Errore magistrale, mai andare a prendere una persona che abita verso il Bairro, perché se giá la sonnolenza tipica dell'orario mattuttino costipa non poco, farsi anche 10 minuti di rampe ripide a piedi perché bisogna nei fatti salire su una collina faceva rasentare lo svenimento, soprattutto quando c'é in mezzo un cicciotto italiotto come me. Giungiamo dopo svariate centinaia di salite davanti alla residenza dove vive Vero. E' sabato peró, forse non é il caso di citofonare, é mattina, si svegliano tutti e ci arano, sí, convengo, aspettiamo qui fuori e continuiamo a telefonare. Butto un occhio per vedere se c'é un bar a tiro, ma poi penso che se per prendere un caffé devo perdere un chilo camminando e salendo e scendendo forse non é il caso. Attenzione una tipa sta entrando in casa di Vero chiavi alla mano, ci si fionda per chiedere qualche ultim'ora. E candida: entrate, la Vero é in salotto seduta. Monta l'astio. Entriamo e troviamo una sorta di profuga a gambe incrociate sul divano con una copertina avvolta a sé, a metá tra il ridere e il piangere. Che diavolo é successo, no niente di che, no non puó essere niente di che diamine ti abbiamo chiamato per un ora non rispondi ma il cell dov'é perché sei qui insomma contacela. Ecco ieri sera... diciamo che ero in camera, ma avevo lasciato un cellulare qui sotto, sono sceso a prenderlo, e si é chiusa la porta, ecco, le chiavi erano dentro, o senhor é in vacanza e da babbazzo qual é non ha lasciato un mazzo di emergenza a qualcuno, ora é in Alentejo a sollazzarsi, mi ha detto di usare una lima o il coltello per aprire, niente, insomma ho tutto dentro camera, cellulari compresi, ho quello che volevo recuperare ma non avete questo numero é quello con cui parlo al KGB, e io a memoria i vostri non me li ricordavo, insomma un disastro, ora dovebbe arrivare un fabbro per aprire la porta perché i bombeiros a meno che non ci sia una emergenza non vengono, mi toccherá pagare mille dracme per ottenere l'apertura di una porta, insomma perché é tutto cosí difficile, dai se volete andare in spiaggia andate tanto io ne avró ancora per un po', no eh eh ti aspettiamo dai eh eh beh bella storia, gh gh gh me la racconti ancora é proprio interessante, eh he. E io che avevo persino pensato male, mi spice, che rogna del catzo. Tant'é, aspettiamo il fabbro, che ovviamente arriva dopo mille, e con la tecnica aprire porte in salsa giaguara, con due colpi a 120 km/h apre la porta e dice che é giá morta ma ancora non lo sa. Personaggio curioso, mi ricorda qualcuno. In 5 minuti la Vero é adunque pronta, anche se ormai sono le 12, ci fiondiamo in stazione, prendiamo il primo treno buono per Cascais. Saliamo sul treno, mi accomodo ovviamente separato dalle ragazze visto che c'erano solo posti in ternario, e succede che sale sul comboio una comitiva di 20 cioccolati fondente novanta percento, insomma, il paradiso della donna indipendente. Uno sedendosi nei sedili dietro di me e facendo il cretino con un suo amico, mi tira una gomitata sulla testa, leggera, ma comunque una gomitata. Scatta subito la rissa. Comincio a fendere sberle norditaliote a raffica aiutato da due giaguari travestiti da controllori mentre nella caciara gli equatoriali riescono a mettere in salvo le donne e i bambini a costo di ingenti perdite. Al livello berserk e con centinaia di frammenti dentali per terra, decido che é il caso di smetterla di dire stupidaggini, e ricominciare dalla gomitata.
Mi giro abbruttito e con la virtú dei giusti e l'affetto dei cari(tm) pronuncio queste parole, in una antica lingua africana:

Fá balá l'oeuch.

Il tipo prima sostiene un misero desculpe, poi mi guarda sí abbruttito. Compio delle movenze come un'antica danza africana, portando il mio indice alla palpebra inferiore dell'occhio destro e dopo una leggera pressione traggo il dito verso il basso. Un vero uomo di Cassina de' Pecchi avrebbe subito approfittato del mio grossolano errore e avrebbe introdotto una verza nel mio bulbo, ma in Africa non hanno le verze quindi il tipo guarda stranito le componenti somatiche del mio incantesimo, si mantiene abbruttito, ma poi si gira. In realtá mi sono girato prima io perché in un'ipotetica gara ad abbruttimento e poi a sberle avrebbe stravinto. Diciamo che ho attuato una ritirata strategica come insegnano a Caronno Pertusella. Le ragazze mi guardano e mi chiedono che cosa gli avessi detto, e sorridenti si sollazzano della parlata milanese assolutamente fuori luogo. Ma la mia piccola vendetta contro il gomitante l'ho avuta dopo pochi minuti: salgono sul treno due giaguari travestiti da controllori, e molto ordinatamente la comitiva equatorial-gomitante scende. Dopo alcuni altri minuti il treno parte, e guardo sorridente il gomitante abbruttito sulla banchina, e molto ordinatamente oltre la linea gialla.
Giungiamo a Carcavelos addí l'una del pomeriggio, ancora a digiuno e un po' esaurelli, ma in fondo siamo al mare, e allora pensiamo alla salute! Appunto, penso al mio insert insulinico e invoco la gentilezza delle ragazze affinché mi concedano da mangiare. Ok, risposta é panino. Panozzo sul terrazzo di un bar della spiaggia, 2 portate di batatas fritas e tanta voglia di sole. Si mangia, si parla, caffé paglione e poi good life.
Una volta essermi messo la mia tutina "perfetto uomo da spiaggia con Men's Health", puccio i piedi in acqua, solo per avere dopo pochi secondi la circolazione bloccata come se Crystal il Cigno mi avesse colpito con un'aurora boreale perfetta. Propendo per il sole. Si parla si ascolta musica, la Mary si addorma un po', io ascolto un po' di musica con la Vero. Ammiro la dolcezza della Mary mentre dorme trovando una fortunata combinazione di parole: é cosí dolce che sono giá in iperglicemia. Forse alla Vero passó inascoltata, perché quantomeno sono ancora qui che scrivo, ma forse alla dormiente, o meglio finto dormiente o piú semplicemente riposante amica no, col risultato che forse mi sono un po' troppo sputtanato. Ah, o tempora o mores, il mio tempismo ha sempre fatto leggenda; forse sará il caso di scriverci un manuale per le prossime generazioni. Tant'é il pomeriggio prosegue con discorsi seri, faceti, interessanti o no. Ci stanno per raggiungere la Cate e Umbe, bene, ci divertiamo un sacco; insomma ci siamo proprio tutti tranne una cara amica: la crema solare. Sole belva, vento veloce quasi come un giaguaro, quindi perfettamente acclimatati, quindi sole a picco sulla pelle senza accorgersene. Vedremo piú avanti i risultati. Tant'é, Umbe e Cate giugnono con calma perché tra una cosa e l'altra sbagliano strada e si cuccano quaranta chilometri in piú oltre Carcavelos, ma la compagnia arricchita di costoro si arricchisce di contenuti, e si spende altro tempo in amenitá e chiaccherate. Qualche foto, qualche battuta, e il tempo vola. Ma in Portogallo non é necessario avere orologi per capire che ore siano, basta solamente notare che verso le 6 il vento si alza, e tanto. Inizia a fare freddo, e oltretutto se si é in spiaggia il vento 1) in un arenile ti fa diventare una cotoletta, con impanatura di sabbia, sudore e crema solare; 2) in una spiaggia di ghiaietta ti fa diventare il bersaglio di una mitragliatrice: la ghiaietta sollevata é come una riserva infinita di munizioni calibro 0.45 che flagellano le carni; 3) in una spiaggia di sassi solleva la sabbia in mezzo ai sassi con effetto impanante e solleva anche la ghiaia figlia dei sassi con effetto mitragliante, ottenendo una viennese crocifissa. Quando ci sentivamo dei polli amadori abbiamo compreso il significato dell'avvertimento e ce ne siamo andati. Organizzati per la serata, grande evento, ci vediamo a praça do comerço, grande concerto stasera... Craig David. La serata é spesa da me, Mary, Cate e Umbe. Bel concerto. Non ascolterei mai Craig David, se non per una canzone molto carina ma non mi ricordo neanche come si intitola, ma devo dire che il gruppo sapeva suonare bene, e lui tirava abbastanza in mezzo. Certo, un obrigado poteva tirarlo, invece niente. Teoricamente tanto io quanto la Mary dovevamo prendere l'ultima metro, ma la potenza di Craig David é nulla senza controllo, e la Mary sí divertita propende per trattenersi fino alla fine del concerto. E devo riconoscere che la fortuna l'ha guidata, perché dopo il concerto e il bis, ecco che scatta uno spettacolo pirotecnico che quasi mi faceva venire il coccolone alla gola, o anche piú semplicemente un infarto, dato che il primo botto non era stato annunciato, percui al bam mi sono avvitato con la tecnica del giaguaro carpiato e col cuore in gola ho rivolto lo sguardo alle stelle. Dopo lo spettacolo, passeggiatina, e taxi per casa: il giorno dopo ci avrebbe aspettato una gita a Belém.

mercoledì 13 agosto 2008

Capitolo 9, ovvero ALGUMA FESTA, ALGUM AMOR, ALGUM MACACO parte 1.

Devo ammettere che mi sto sí divertendo, e in fondo speravo proprio in questo nel momento in cui ho salutato la mamma e il papá quando stavo per andare a Malpensa, e mi sentivo uno strano coccolone in gola e gli occhi un po' gonfi. La compagnia universitaria offre spunti molto interessanti, ha lati positivi e negativi, si é arricchita con altre persone, insomma mi ci trovo proprio bene. Mettiamola in questi termini, il fatto di stare da solo in casa é un po' una rottura di palle perché dopo quattro ore in silenzio ti verrebbe voglia persino di vedere il grande faccione di dona Luisa; ma almeno cerco di spendere quanto piú tempo possibile fuori di casa. Ed ecco che la mattina in universitá diventa un po' il centro di mille social relations, meta per nuovi incontri, punto d'incontro per l'organizzazione delle giornate.
Dopo qualche giorno di assestamento, diciamo che il nocciolo del gruppo creatosi consta di queste persone: Io, la Cate, Umbe, Mary e Vero. A questo nucleo protonico girano attorno altri elementi, essenzialmente durante la pausa café di metá mattina e durante o almoço al refeitório: essi sono Ughetta e Valentino, Chinatown de noantri, Laura, Miriam, ogni tanto si fa viva Megumi, Sugarvfdknvçasfdnvanv, Sonia e Paolo. Se volete sapere chi sono le new entries, venite con me. Altrimenti é facile che siate finiti qui per caso, e allora potete voltar noutro lugar. La cate e Vero erano apparse sin dal primo giorno, ma non essendo in classe con noi e non avendoci molto a che fare nei primi momenti, avevo pensato di lasciar perdere, anche se la Vero aveva un paio di stivaletti molto interessanti e un piercing sotto il labbro che mmh... in ogni caso, ci si conosce meglio nel momento in cui dopo aver consumato il cataclisma con bau avevo stretto di piú i legami con Umberto: Cate né piú né meno é la menina di Umbe. Lucchese, simpatica e alla mano, molto carina, sempre ordinata e a modo, studia portoghese perché facendo lingue - a Bologna - dovrá dare un esame di lingua portoghese e passando questo mese qui spera di non dover studiare piú di tanto. Entrando in confidenza, poco alla volta e soprattutto grazie alla mia felice uscita sull'alga del Balaton, abbiamo ben chiaccherato e ci siamo sollazzati, devo dire che Umbe e Cate sono molto affiatati come coppia ed é veramente piacevole passare il tempo con loro. Dona Veronica Mancini, lucchese pure lei, non credeva ai propri occhi quando ha visto che un'altra lucchese si trovava in universitá con lei. E a quanto pare si conoscevano pure. Studia lingue a Pisa (merda), tra cui portoghese, ed é qua appunto per imparare il portoghese per un esame in uni. Muito lindinha, divertente, chiaccherona, all'apparenza sembra superficiale, in realtá ne sa, eccome se ne sa. Ha il ragazzo quindi é out of order.
Dona Maria Paola Satolli, che merita un discorso a parte.
Una descrizione per sommi capi: alta poco meno di me, pelle bianca come il latte, occhi chiari come il cielo, una spolverata di grani di luna tra le gote e sul naso, capelli come l'orzo di maggio, il sorriso di Afrodite quando canta. Bella bella bella, mi piace tantissimo, ma penso che come tanti miei desideri rimarrá soltanto un sogno di un giorno d'agosto in un posto al mondo dove Europa sfiora Atlante. Romana de Roma - come si sará notato la colonia laziale é sí nutrita -, ama la danza, studia economia alla LUISS di Roma, sa conversare di temi seri cosí come di quelli faceti. E' stata per il viaggio di maturitá a fare un mese di corso di inglese e un paio di mesi all-around in Australia, si é fatta la 4º superiore in Francia, ha il DALF, appena é possibile mette piede fuori di casa per viaggiare, é una tipa indipendente, volitiva, sicuramente pervicace, decisamente intelligente. Ha in tutto questo solo un difetto: ha 19 anni. Ed effettivamente mi fa spavento perché trovo che conversare con lei alle volte sia persino piú piacevole che conversare con qualcuno della mia etá o persino piú grande. Meno male che ogni tanto rientra nei ranghi quando si tratta di Craig David, Madonna o cose cosí. Per inciso, mi ha fatto abbastanza impressione sentire che Vero e Mary, quando si parla di Ligabue per esempio, parlino de "Il giorno dei giorni" o "Happy Hour" o cose del genere, mentre non sappiano quasi cosa sia "Buon compleanno Elvis", oppure che gli Articolo 31 sono quelli di "Domani smetto" e non di "Cosí com'é". Azz, "Cosí com'é" é uscito 12 anni fa ormai. Vuol dire che queste ragazze avevano 7 e 9 anni. Io avevo il doppio dell'etá di Mary. Mi guardo i capelli bianchi.
A queste due raparigas si aggiungono poi Laura, cara ragazza di Modena studente di lingue, simpatica ma un po' poco partecipante, o forse l'impressione deriva solo dal fatto che non l'ho ancora frequentata abbastanza, riesce a passare senza soluzione di continuitá da simpatiche risate a silenzi un po' disarmanti. Indagheremo. Chinatown (copyright dona Veronica) de noantri (aggiunta mia), una ragazza un perché. Allora, conosciuta per caso in mensa, questa ragazza richiama subito l'attenzione degli ometti. Pelle olivastra, magra come un chiodo, sempre in tutú e ballerine e ciellinicamente impeccabile, occhi leggermente a mandorla, un filo butterata in fazza e parlata tipo Alberto Sordi. Da lei ho imparato la prima vera lezione su come farsi odiare al primo incontro: a tavola, si conversa, emerge che lei fa parte di un club dell'alta societá e molto distintivo. Alzo lo sguardo dalla mia succulenta sopa. Umbe chiede, visto che hai lanciato il sasso, insomma di che club si tratta? Beh, il Rotary. La guardo ed é come se mi stesse venendo una paresi al lato destro dello sguardo. Mi produco nella faccia del ciuccio beota e torno sulla mia sopa abbastanza orripilato. Da qui é stato un florilegio di io sono e io faccio, in pratica uno schifo pazzesco. La luna di miele é durata poche ore, perché con un litigio improvviso tra lei e Laura di Modena lei piú o meno é sparita. Nota di merito: al Bairro un giorno ha fatto un cartello con scritto "Queria falar em português" per potersi produrre nella nuova lingua. La sera dopo al Bairro é stata trovata con due veneziani tipo mastodonti rugbysti - occio che ti fanno male ho pensato - e il portoghese era diventata una lingua per barboni. Miriam é una germanofona che si trovava in classe con noi quando Dona Luisa Magna rendendosi conto che parlava decisamente bene portoghese, ha deciso di inviarla al corso superiore. L'avevo sempre vista in giro con Ughetta, fino a quando non ho scoperto che vivevano assieme. Bella, a modo, ordinata ma non ciellinicamente, gioiosa, bel sorriso e bea mona. Ho avuto modo di parlarci solo una volta. Não é possivel, una cosí non la si lascia scappare; certo, non é eterea, ma direi che il gioco puó valere la candela. Ci sarebbero tanti altri personaggi da descrivere, gente che ho visto una volta, anche molto simpatica ma di cui non ricordo forse neanche il nome. Ma in fondo é cosí che vanno queste cose, ci si conosce, ci si fa una birra, magari ci si bacia anche - malauguratamente non é mai il mio caso, mannaccia alla pupazza -e alla fine ci si dimentica. Sic transit gloria mundi. Então, mi piacerebbe chiudere con Paolo, un elemento assai particolare, tanto da non essere sulla tavola periodica. Ghgghhghghhghg. Costui é un ragazzone non so di quanti anni, ma é difficile da capire. Laureato in matematica, appassionato di cultura e giornalismo scientifico. Lo si vede la mattina girare durante la pausa caffé a parlare con un milione di persone. É amico di tutti. Parla italiano, inglese, tedesco, un po' di spagnolo e sta imparando il portoghese. Ha qualche difettuccio peró: quando parla ed é in vena riesce a raggiungere le 1500 parole al minuto, penso record in Italia. Pressa le persone in maniera inverosimile con mille discorsi e ricordi di quando era in erasmus un Germania. Ma soprattutto ha dei difetti di pronuncia quali: manca la S, la R é moscia, ha una patata in bocca. Il che moltiplicato con le 1500 parole al minuto, rende la conversazione una sorta di lotta senza quartiere per ottenere una comprensione normale. Quando lo vedo che bazzica in giro non riesco a non pensare quanto sia sfigato e che cuore d'oro abbia per resistere in un mondo estetico ed esteticizzante, grazie al romanticismo. Potrebbe essere quello che in realtá vale piú di tutti noi messi assieme, ma non lo sapremo mai.
Tutte queste persone, e tante altre, soprattutto una nutritissima colonia risoedante, avevano partecipato mercoledí sera ad un launche organizzato dall'uni nella cantina della pausa caffé. Si trattava di una festicciola diciamo di autobenvenuto con pranzo tipico portoghese - carne alla brace, sardine arrostite, riso e patate fritte - e musica dal vivo. Partono le leggende. Si sta fino alle 23 a distruggersi, musica che si sentiva lontano un miglio, risse, bracieri di cannabis, le russe la danno, gare di rutti e cosí via. La festa si risolve come una pausa caffé con al posto del caffé delle sardine, e con musica dal vivo si intendeva un brasiliano o insomma un cioccolato che suona e maneggia su un mixerino. Insomma che palle. Peró anche nei posti piú noiosi si creano situazioni interessanti. Perché io dissi sia fatto bau, e bau fu.

martedì 12 agosto 2008

Capitolo 8, ovvero FALAMOS UM POUCO EM PORTUGUÊS

É segunda feira, ovvero lunedí mattina, perché os portugueses, essendo avanti, fanno iniziare la settimana con il secondo giorno. Esco di casa trafelato come al solito perché é bello fare tardi la sera con gli amici al Bairro, ma svegliarsi poi al mattino pensando che verrai giudicato da un donnone non é proprio rilassante. Tá bem, prendo la mia amorevole metropolitana per l'universitá con l'occhio a mezz'asta e mi preparo al peggio, ovvero alla resa dei conti su quale corso saró tenuto a frequentare. Arrivo in uni. Entro in classe, ovviamente in ritardo di quei cinque minuti che mi avrebbero reso piú tranquillo. Desculpe, foi atrasado. Il simpatico donnone, dona Luisa, stava rendendo i compiti. Due ragazze si alzano e migrano altrove, erano quelle brave, i miei pensieri vengono confermati quando mi viene detto che nomadizzavano in un corso superiore. Dona Luisa guarda un foglio. Quem é Stefano? Io, sospiro con voce flebile, conscio che il momento era giunto. Lei inizia a parlare a raffica, colgo solo le cose piú importanti. La comprensione scritta é ottima, nessun errore, perfetto, complimenti. Ma... no l'incipit del discorso era troppo buono, non mi puó cacciare via a pedate... la lingua con cui hai scritto non é portoghese. Lo so sono qui apposta. In realtá, non é neanche spagnolo. Lo so, quella lingua da sfigati mica la voglio imparare. E per giunta non é neanche italiano. Beh, ci mancava che scrivessi in italiano, anche se forse cosí mi sarei fatto intendere meglio. Diciamo che é una lingua tutta tua. Gh. Ascoltami bene cicciottello italiota, io ti invierei in un corso iniziale, soprattutto perché non sopporto gli italiani che arrivano qui e pretendono di fare gli spacconi, peró lascio a te l'onore della scelta. Effettivamente é una scelta rischiosa. Ho pochi secondi per dire qualcosa di intelligente, anche se l'unica cosa che mi veniva in mente era seu um macaco, seu um macaco; rischio di fare un corso troppo tosto e non apprendere niente, e magari essere anche bocciato al DEPLE, il Diploma Elementár - Português Língua Estrangéira, diciamo il TOEFL portoghese, oppure fare un corso iniziale in mezzo agli asiatici senza avere poi una preparazione adeguata per quando inizieranno le lezioni. Beh, ottimo. Un ragionamento sopraffino se sviluppato in 2 secondi e mezzo. Macacos, macacos, macacos. Poi la bocca parla da sola: não não queria estar aquí, trabalhar muito, sim sim, macacos cervejas quarto limpo hai visto quante parole so? Mi guarda, mi giro verso l'altro italian fan presente in classe, lui é rimasto, é una punta d'onore ormai, mi rigiro e intanto penso al povero Marcus che si é alzato no, basta, io sto. Guardo dona Luisa negli occhi, faccio uno sguardo tipo giaguaro pulcioso, lei scuote la testa. Lavoreró dona Luisa, non demorderó, saró tuo, ma voglio rischiare tutto e prendere tutto. La prof continua a correggere e consegnare i compiti depois passiamo all'unitá zero del libro, l'unitá Revisões.
Il corso di lingua che sto seguendo é molto interessante, e la prof molto capace. Certo, ci fa lavorare sodo, ma devo dire che ne vale la pena. Le unitá dei libri si consumano rapidamente, la classe é attiva e volenterosa, un po' chiaccherona ma abbastanza coesa. Dopo ancora qualche giorno di partenze ed arrivi, la classe si presenta composta da:
Umberto, ragazzone di Padova, vorace parlatore, simpaticissimo. Tira in mezzo tutti, parola sempre pronta, interessato, personaggio divertentissimo. Ama viaggiare e la Vespa Piaggio, parla inglese e spagnolo, fa il corso di português per puro interesse. Siamo entrati ben presto in amicizia appena ho avuto il coraggio di staccare il bau-cranio dalla bau-ragazza. Credo di averci guadagnato.
Valentino, giovane siceliota, molto simpatico ma ben piú sossegado di Umberto. E' l'eterno stanco, ma ha motivazioni ben plausibili a ció: é venuto qua per studiare al corso ma lavora anche, in una pizzeria in centro, quindi quando lavora non puó dormire per piú di 5 ore. Eroico.
Ughetta: dolce ragazza romana, sempre impeccabile, magrissima, fa danza da circa 364 anni, studia lingue e também português. Divertente, alla mano, abbiamo avuto modo di conversare piú volte, é una in gamba. Ha studiato portoghese per sei mesi, punta al DEPLE. Con lei, oltre me, si chiude il gruppo di maggioranza relativa, ovviamente quello italiano.
Maribel, ragazza di cui non si capisce l'etá, penso abbia tra i 12 anni (ma si trucca giá come una 45 single un po' sformata) e i 498 (e il trucco sarebbe adeguato), spagnola, era la parlatrice-nastratrice di qualche capitolo fa. Non riesce a pronunciare decentemente una parola in portoghese, la potenza di Salamanca vibra nel suo palato. Non ho avuto modo di conversarci, ma d'altra parte mi interessa poco: cosa potrá mai insegnare a me una di Salamanca?
Cardinal Torquemada, seconda e ultima ragazza spagnola, castigliana per la precisione. Ovviamente il nome non é il suo, ma mi interessa cosí poco che me ne sono dimenticato. Anzi, lo rifuggo: lei é la vera pecora nera del gruppo. Non sopporta la sua connazionale salamancica, lei é di Madrid, quindi superiore. Crede di detenere il segreto ultimo della lingua portoghese e corregge tutti, ma evidentemente non lo detiene e corregeg sbagliato. Interviene nei momenti meno opportuni, ha una pessima pronuncia, seconda solo a quella salamanchesicica, sta sulle palle suppergiú a tutti. A me un po' di piú perché ho il bonus Spagna. Poi vederla sempre cosí perfettina, vestita di tulipani e ballerine, capelli sempre a posto, cosí ciellinicamente detestabile, la rende persino piú odiosa. La Cate, la ragazza di Umberto, ci ha suggerito di farla sclerare un po'. Durante la lezione, uno di noi si deve girare e passare il dito sotto il naso, dicendo, desculpe, tens uma caccolina... il risultato dovrebbe essere sclero e fuga in bagno per estirpare l'alieno verde e sentirsi a disagio perché chissá da quanto aveva la caccoletta sotto il naso ma non lo sapeva. Un giorno lo faró, ma voglio applausi per Tazza.
Sonia, un cofanone austriaco che parla bene in portoghese, ma entro la fine del corso si ucciderá per frustrazione perché la professora non si ricorda mai come si chiama. Ricorda Montgomery Burn con Homer Simpson, lei ha imparato a soprassedere ma in fondo ci resta male. Vorrebbe andare a vedere un film per bambini in portoghese, ma per ora non c'é niente e quando andó a vedere Ratatouille non capí una ciolla. 6,5 , volenterosa.
Simona, ragazza verso la trentina di origine serba. Parla bene portoghese, eppure é ancora al corso elementare. Umberto ha indagato sulla sua persona, e ha scoperto che é sposata da sette anni con un tipo ricchissimo di Cascais, proprietario di un albergo in cui sembra lei abbia vissuto come un prigione dorata. Ma é possibile che in sette anni non abbia imparato un po' di portoghese teorico? La ragazza non ce la conta giusta, vedremo in futuro.
Sugarcnaçodncaubvbav, nome impronunciabile ma soprattutto non scrivibile per una ragazza ungherese che merita un minuto di tempo per essere descritta.
Premetto che gran parte delle informazioni provengono da lei stessa quando a lezione si é messa a parlare di Budapest e dell'Ungheria. Costei é alta grosso modo 165 centimetri, fisico compatto tipo toro, capello rosso innaturale come piace a me, ha quattro canini per ogni corona di denti, occhi neri, ragazza alla mano. A dire come la Peppa, avrebbe 8-9 punti tazza, quindi sarebbe da dire appetibile. Nossignore. Tazza vola alto. Il mio efficace commento fu: ma con tutte le belle mona presenti in Ungheria, proprio un alga del Balaton poteva venire in classe con me? Orrore e dannazione, quale sfortuna ci (plurale maiestatis) capita, quale maledizione ci fu scagliata? Perché tante potenzialitá bruciate in un piatto di Goulash? Non si sa bene perché sia giunta tra noi a imparare il portoghese, ma quello che conta di piú é che costí non nutre desideri italioti, ma ció non fa altro che rendermi piú tranquillo. Ma passiamo oltre.
Isabel. La ragazza bellissima descritta qualche capitolo fa. Devo ricredermi su di lei. Ma andiamo in ordine. Circa uno e settanta, magra come si deve, ha le giuste qualitá per emergere. I primi giorni l'hovista abbastanza sulle sue, e pensando alla teutofonia ho pensato che fosse una ragazza abbastanza scostante e poco loquace. Tesi poi suffragata dal fatto che la vedevo sempre in mezzo a teutofoniche di vario genere e rango. Tesi invece distrutta in una sera al Bairro, in cui trovandola con una sua amica ci siamo messi a chiaccherare e ci siamo proprio divertiti, lei stava al gioco - insomma, dopo che si dice Are you going to hunt some men una simpatica risata vale il voto 10+ Amadori - e si é riso e scherzato. Un giorno a lezione le dissi Hi Isa, I'd like to seat down next to you because I love you, risata e mi fa segno di sedermi, brava. Veramente, impressão muito positiva.
Infine, Megumi. La giapponese dei Manga. Lei ride. Lei dice ooh. Lei studia portoghese sa dio perché, ma tant'é lo fa da due anni e i risultati stentano un po', ma la discolpo perché evidentemente passare dal giapponese al portoghese direi che non é cosa semplice. Tant'é che quando si tratta di comprensão, sono persino piú bravo io, il che é tutto dire. Ma sulla teoria e sullo scritto, é fortissima. Quando sono col mio gruppetto di italianistici la prendo in giro - diciamo che prendo in giro i nippon in generale - per quel loro fare sempre da bambini idioti stupiti. Dici una cosa appena complessa (tipo sono un giaguaro inutile) e ti guardano senza capire alcunché. Dici qualcosa di semplice (tipo sono un coguaro al latte e cacao), e ti guardano stupiti, poi precisi il termine "latte" e sorridono, spalancano la bocca, si mettono le mani sulle guance e dicono ooh, ooh, oóh, aah, aáh, oh! in una sorta di tiritera infinita di fiatelle al sushi e stupore in salsa di soia. Questa cosa puó durare circa dai 10 ooh ai 5 minuti di stupore per termini particolarmente semplici, tipo bicchiere, gomma e penna. Ci ha spiegato che un kimono costa circa 6000€, ha un palmare-dizionario-producicafféallasalsadisoia e fa anche l'ammazza-saké, come ogni giapponese tecnologizzato, é di Oita ma vive da sola a Osaka. Quando per ridere le ho detto che bau era la mia namorada, non ha capito, e lo scherzo é andato in menga, quando le ho detto che era uno scherzo e di lasciar perdere, e che lei me lo aveva fatto il giorno prima, ha riso e poi mi ha ringraziato con 16 minuti di ooh.
Dona Luisa, a professora ou a mulher-canhão, é la grande capa. Lei é l'autrice del libro che stiamo usando, e l'idea é che prenda un botto di soldi per l'insegnamento e la produzione del libro. É una tipa tosta, divertente ma severa, disponibile ed esigente. Mi sento di dire che sia una buona professora. Ha solo un difetto, sembra che porti sfiga. Umberto guida la moto, e alla fine di una lezione stava curiosando sul mio dizionario come si chiamano le parti di una moto in portoghese. Lei si avvicina e dice não, moto muito mal (piú o meno come parlo io in portoghese); alla legittima domanda sul perché fosse male, rispose paciosa paciosa che il suo primo ragazzo é morto in un incidente con la moto. Umberto mi ha narrato una gloriosa strusciata sugli zebedei che fra un po' poteva dare effetti indesiderati, io gli dissi facendo gran copia di corna di solidarietá che doveva lanciarle una macumba mozambican-portoghesa con danza del coguaro annessa. Altra prova, é una settimana che non ha fatto altro che ripeterci che non fosse il caso, se non chi avesse necessitá, di fare il DEPLE, come se continuasse a scoraggiarci. I casi sono due, o siamo una classe di idiotas, oppure conscia del flusso malevolo che fluisce dai suoi occhi, voleva tutelarci.
Questa é la classe che tenterá la scalata del Rio Tejo, questo é il gruppo che volente o nolente tenterá di raggiungere la vetta B1, sotto l'esperta e rognosa mano di Dona Luisa.

venerdì 8 agosto 2008

Capitolo 7, ovvero UM FIM-DE-SEMANA NO SIGNO DA TRANQUILIDADE

Ed effettivamente il segno della tranquillitá era marchiato sul mio letto, tant'é che mi svegliai amenamente e con gli occhi rigonfi dal riposo attorno alle doize e meia, ovviamente escludendo la pausa di emiluciditá del famoso insert insulinico delle 8 del mattino. Al mio risveglio compresi che avrei avuto le forze per pensare a cosa inventarmi nel fine settimana solo dopo un pranzo sostanzioso, che mi accinsi in fretta a preparare... golosissima pasta all'olio con queijo flamengo, pane e queijo flamengo, banana e queijo flamengo. Satollo e petante dato l'orario, con l'occhio ancora a mezz'asta, iniziai a pensare, attivitá che non mi viene naturale e che mi implica grossi sforzi intestinali. Ma in fondo ero triste... pensavo al triste esito della serata prima, e non riuscivo a trovare pace. Oggi mi chiudo in casa a lutto. Poi ci pensiamo. Poi ho pensato che in fondo non mi interesava granché la cosa, piú che altro perché non avevo voglia di fare minimamente niente. E di tenere il cervello ben vuoto, cosa che invece mi si confá decisamente. Allora, giornata passata tra faccialibro per le comunicazioni col mondo italiota, un giretto su Europa - diamine non mi capitava di giocarci da giorni, inizio ad avere idea di cosa significhi "cambiamento causa erasmus" e poi, in un moto di autolesionismo e responsabilitá, decisi di togliere la plastica ai libri del corso e fare qualche esercizio per ripassare un po' di portoghese, lingua che notoriamente conosco a menadito. Ma se poi la prof mi trasla di corso? No, non sará possibile, il fatto che stia facendo delle revisões implica che volente o nolente rimarró nel corso a costo di malmenare la prof. Enquanto fazia os exercícios, pensavo a bau, e dicevo... ma se le mando un messaggio mi compare un obice da 150 mm sullo schermo del cell? No no, meglio non complicare la situazione. Ma va va, inviamo. Allora, molto equilibrato e moderato, che tenga le distanze e sia molto forbito, very german style. Ciao Laura senti stase usciamo a farci un drinkino molto easy che non voglio stare fuori troppo sono stanco ieri sera abbiamo fatto tardi e poi volevo quantomento scusarmi se ieri sera ho un po' esagerato quante stronzate io ieri sera non ho fatto proprio niente per farti incatzare e solo che hai un carattere del menga da vera cruccofona ma sei pur sempre una donna allora magari una scusa gratuita ti fará sciogliere come un lembo di manteiga sotto un coltello di uranio impoverito no vabbé alcune considerazioni togliamole, vabbé, mi scuso e vorrei darti 2 feixes de madeira e mezzo per il taxi dell'altra sera. Cosa mi dici? Alché mi siedo. E attendo. Secondo me non mi risponde. Secondo me mi accoltella. Drin drin. Rispondi al telefono. Gh. Ciao io domattina devo svegliarmi mia zia viene a prendermi alle nove. Eh? Sono giá a letto. Ci vediamo lunedí. Che paccottiglia. Vabbé, stasera la passeró adunque sul pc, in fondo non so chi chiamare, e di certo non mi metto da solo in un bar del Bairro Alto a tracannare imperiais e guardarmi attorno. Perdo due diottrie sul computer, e intanto il vento di Lisbona fischia e ulula come un fantasma imbizzarrito. Ogni tanto mi chiedo come mai nessuno voglia entrare in questa diavolo di casa. É figo stare da soli, peró da qui a non sapere come passare un sabato sera... che paccottiglia. Sono felicemente annoiato.
Non contento riesco comunque a deitar-me alle due e mezza della notte. Qui a Lisboa il tempo ha uno strano incedere, come se andasse... all'andatura riportata nella tecnica del giaguaro. Giornata fotocopia. Mi sveglio, colazione-almoço a base di cibo italiano e queijo flamengo. Beh, oggi qualcosa dovró pur fare. E che stare da solo mi limita assai. Non ho testa per andare che so in un museo, o a visitare la cittá. Peraltro non ho neanche idee di dove andare, da dove partire, cosa fare, insomma, poi non ho voglia. L'idea di stare qua un anno mi limita, l'idea é che posso fare tutto dopo. Secondo me mi sto mettendo nei guai. Alla quarta fetta di queijo stabilisco che devo dare un tono alla mia vita. Penso mentre taglio la quinta fetta che qualche giorno fa avevo conosciuto una magistrale bottiglia di Pinot noire... parola d'ordine é ribeccare, sbandare ed attaccare. Europa meridionale attacca Europa occidentale. Tiro fuori il canino delle grandi occasioni e invio un sms a Sabrina, tirami fuori di qui, andiamo a divertirci stasera. Sí, va bene, ci vediamo a Picoas e poi andiamo al Bairro. C'é un posto di un tipo che abbiamo conosciuto, un brasiliano, si chiama Portas Largas, bel posto. Suonano il fado, c'é una fadista abbastanza conosciuta, si chiama Conceição, che canta, e poi ce la spassiamo. In realtá avrei preferito solo la seconda parte del discorso, ma tant'é, l'operazione uscita domenicale coi morti nel cuore é accomplished. Ci troviamo a Picoas, al solito posto, prendiamo la solita metro. Ci mettiamo a chiaccherare amenamente, tanto che non ci rendiamo conto che dobbiamo scendere per cambiare linea dopo una fermata. Si aprono le porte. Ho un attimo di luciditá, questa é Marquês de Pombál, dobbiamo scendere, mi fiondo a 120 km/h sulla banchina craniando contro una cartina della metro. La mia amica non ce la fa. Siamo perduti. Le porte della metro si chiudono tra le grasse risate mentre io mi sbracciavo per indicare al macchinista di aprire le porte. Che babbo fulminato, le metro a Lisboa vanno da destra a sinistra, dunque stavo sbracciando verso l'ultima carrozza, dove forse c'era un angolano che mi avrá scambiato per un conoscente di cui non ricorda il nome. Indico a Sabrina che l'avrei aspettata lí in stazione, va bene, la gitarella a Rato e ritorno dura circa venti minuti, ma poi possiamo proseguire. Scopro che é giornalista free lance, che dopo la scoperta dell'arte cinematografica si sta dedicando all'approfondimento della regia, del montaggio e della sceneggiatura. In gambissima, é veramente tonico parlare con te. Spero un giorno di vedere la tua docu-fiction «Sesto: le radici» ma dovrai perdonarmi se non mi appassioneró, a me il cinema non piace.
Giungiamo al Portas Largas, io sono incaponito da shok elettrici durante la sinapsi pensando ai vini di Bordeaux e ai tour enogastronomici nella Francia del Sud, quando mi rendo conto della situazione. Nel locale c'é solo Luis che ci aspetta. Ciao come va si il mio portoghese é sí migliorato ma comunque parliamo inglese perché sono passato da mamma papá supposta no a acqua viakal português papá supposta no, ho imparato 4 parole e ne ho persa una, insomma, potrei avere difficoltá a comunicare. Ma passiamo alle questioni di sostanza... la bea mona? A boh non lo so porc. vabbé, allora gustiamoci la Conceição. Peró non é serata, non riesco a evadere come l'altro giorno. Non é che il fado si ascolta cosí come elejibó. In realtá la serata prende una bella piega, mi diverto colla mia amica norditalica e Luis, che anche se é spagnolo, diciamo che ci potró soprassedere per ora. Bel fado, bel canto, bello show, cervejinhas a destra e manca, insomma bella serata. E non c'é neanche un presunto a comprometterla. E poi la serata poco alla volta decolla. Primo step, vedo la rapariga piú strabellissima dell'orbe terracqueo. Ovviamente Luis la fa sedere a fianco a lui e attacca bottone, lei é serba, il nome non lo capisco, non che fosse difficile, ma non capivo piú niente. Gli strascichi del canino francofono mi fanno perdere la testa. Riparte il fado, é lé che ascolta, la guardo attonito col mio sguardo da coguaro... poi vedo che farnetica con un tipo nella sua lingua, orrore e dannazione, giá pensavo che appena sarebbe finito il giro di fado avrei fatto un po' di sciov, invece... mondo crudele, fai sedere di fronte a me la cosa piú bella mai esistita e la dai ad un profugo di Novi Sad? Malnato, ora prendo uma cerveja in bottiglia, gliela spacco in testa e lo trafiggo... ma intanto che pensavo quale tortura e morte avrei destinato a mister Voivodina lei e lui erano giá spariti. Occhio non vede, cuore non duole? Nah, tanto ho una sinapsi appena sopra il cervelletto che si é settata su permanente: é la foto di lei.
La serata prosegue con mille conoscenze, Luis entusiasmato per la serata conosce a turno una delle ragazze di Conceiçao che ha cantato nella serata, poi un'altra, poi Conceição stessa e infine persino i chitarristi. Finiscono di suonare e siamo un tavolo finalmente a maioria portuguesa: a noi si é aggiunta anche una ragazza brasiliana che aveva lavorato al brodo verde, il tirannozauro del brodo verde, che oltretutto aveva cantato un paio di canzoni ovviamente tra un paglione e un altro, e un amico dei chitarristi. Il capoccia del locale manda da bere, una parte del quale finisce sui miei pantaloni per colpa del tipo della cameriera che fa rovesciare il mio bicchiere. Peraltro, lei brasiliana, carina, simpaticissima, parla italiano, unici due difetti: ama alla follia Bari - e io e Sabrina non siamo riusciti a capire perché Bari - e il suo tipo, un babbo fulminante carpiato Amadori 10+. Ma le serate divertenti corrono, eccome, e comincia a farsi un certo orario. Domani abbiamo pur sempre lezione, e io sapró se faró parte o meno del corso. Io e Sabri ci intendiamo, é chiusura, a loja está fechada, siamo na rua da Atalaia, sono le due passate e c'é solo qualche moribondo in mezzo alla strada. Si apre una porta, esce un giapponese ubriaco che parla italiano. I nostri amici chitarristi dicono di entrare, no, é tardi, amanhã leção na universidade, la barese travestita da brasiliana ci invita ad entrare, no. Ogni tanto bisogna essere e fare i responsabili. Dormire, domani sapró se saró del corso o no. Sono preso bene, il taxi ci porta a Picoas, sulle strade del sogno.