martedì 30 settembre 2008

Capitolo 6, ovvero FALAMOS DE AMIGOS E INIMIGOS: OS COLEGAS DO ERASMUS.

Dopo la rassegna degli amici in casa, con cui grandi progetti avremo per il futuro, é bene fare un'altra carrellata di persone che sono entrate a far parte della mia vita, o piú semplicemente, dei giri alcolici al bairro alto praticamente ogni sera, con buona pace di fegati e pancreas.
Stangalino Silvia, da Gattinara (NO): biondissima studentessa di giurisprudenza, grandi occhioni azzurri, fisico tonico e prestante tipico delle ballerine, purtroppo non molto alta (eufemismo). Conosciuta manco a dirlo attraverso Igor attraverso, a sua volta, una ragazza italiota di Reggio di Calabria insomma non é il caso recitare alberi genealogici. Sempre compita e puntuale, simpatica, ma comunque equilibrata; non detiene quell'atteggiamento esplosivo e quasi invadente delle persone dell'Italia del sud - men che meno os ladrões espanhois - ma non é molto incline alle feste erasmus, specie quelle con le inclinazioni piú disastrose.
Sua compare e amica Farioli Giulia da Busto Arsizio (VA), definibile dal termine "elemento". A differenza della precedente, piú incline ai disastri, alla danza sfrenata da disco, amante feroce del Gasoline di Milano (a buon intenditore...) e del suo trombamico - dato che alla domanda "é il tuo fidanzato" ha negato abbastanza convintamente, alla replica "é il tuo tipo" ha glissato con indecisione, visto che normalmente dopo ci sarebbe l'amico ma sarebbe qualcosa di riduttivo allora acho que trombamico seja a palavra correcta - Uolter, che nulla centra con la politica italiana, ragazza dall'aspetto particolare, con copiosi boccoli castani, sorriso sí pronunciato, bel fisico e discretamente pettoruta. Simpatica, estroversa - soprattutto nel modo di vestire - direi che per capire la sua stravaganza sia sufficiente richiamare l'attenzione sopra un paio di occhiali finti che ha comprato, di quelli che ogni tanto si vedono in giro, tipo modello fine anni '70/'80, di dimensioni circa doppie il normale, piú o meno come Sbirulino; ma non ci calco troppo la mano, la figliola parve offendersi o quantomento scostarsi dai pessimi giudizi che io e tal Alessandro (?) di Vittorio Veneto le abbiamo propinato. Vorrebbe trovare un lavoretto qua, e francamente approvo: perché le due graziose guerriere longobardiche hanno la bellezza di due - DUE! - corsi da seguire in un anno qui a Lisboa. Ditemi se non é una pacchianata.
Assieme a loro si muovono un nugolo abbastanza ampio di italioti ometti, di cui a stento mi ricordo il nome data la massa abnorme dei soggetti in questione. Ovviamente, per tutti questi, stare tra italiani o no, non fa alcuna differenza. É bello scoprire di essere una mosca bianca in erasmus.
Andiamo avanti nelle conoscenze. Parliamo ora di Tarzia Elisa da Viareggio (LU). Lei veramente mi piace un casino. Ma non nel senso che me la tromberei, cioé, insomma, magari anche sí, ma questo vale un po' con tutte, ma intendo allora OUT OF TOPIC reprise Elisa é una ragazza di-ver-ten-tis-si-ma, tra le piú simpatiche che abbia mai conosciuto: ride sempre anche quando il suo ascesso perenne la stava uccidendo, sempre a scherzare, un turbine: salta corre si aggrappa si lancia é il simbolo della gioia di vivere. Mi ha acchiappato piú che il cuore, la coscienza. Se per caso sono un po'triste, penso a quante risate ci siamo fatti pensando a "the morning has gold into his mouth" e a "to a horse made as a present, don't look into is mouth". La regina dei birhini. Non importa, in questa sede come sia fatta, quanto sia alta bassa bella o brutta, basta solo che ci sia. Veramente una Dancing Queen. Divago su una gag che ha il sapore dello storico: casa di lei, un po' di persone, jantar italiota per italianofoni o emitalianofoni volenterosi. Arrivo, ciao come va, ah ah cacca culo che ridere tanta simpatia. Piacere io sono Stefano piacere io sono José, mi fa un corputo omo che non si capisce bene che origini abbia, ma ció importa poco, basta non farlo incazzare perché direi che picchia forte. Lei ha un toppettino con mamas a tiro, e io non riesco a non levare il mio sguardo da porco maniaco da lí, e per la mia innata sinceritá, non riesco a non riferirglielo. Grasse risate, si inizia a disquisire circa il suo essere scarsamente pettoruta. Sta veramente per partire la battutona del genere ma sí c'avrai messo un rinforzino tipo cotone idrofobo quando lei, con ascesso a vista per le copiose risate che si stava facendo, mi riferisce cortesemente che lo sbabbaro altro non é che il suo fidanzato. Risate a crepapelle, caras vermelhas, il mio stato era porco tutto... la sensazione allo stomaco per la figura di merda é paragonabile a quando uno si beve alla goccia una pinta di piombo fuso. Saremo amici per sempre.
Proseguendo lungo il filone, varrebbe la pena citare la Piattola, cioé Berão Sara da Coimbra, una nanetta pettoruta antipatica come la morte ma in fondo simpatica come il famoso dito in quel posto perché ha cantato tutto l'album degli ABBA quando siamo andati al cinema a vedere quel capolavoro della cinematografia chiamato Mamma Mia!; altri inimigos sono i romani, di cui i nomi non mi ricordo, ma che traggono con sé tutta la simpatia primigenia della capitale; e poi aggiungerei molti italioti che evidentemente e fortunatamente ho evitato di conoscere o di approfondire la loro conoscenza perché li reputo veramente superficiali, insomma, la crema - e questa é verdade - degli erasmiani.
Concluderei questa parte assegnando il posto d'onore: Aloisi Edda dalla provincia di Rieti. Lei probabilmente é quella che piú d'ogni altra mi ha incantato per la bellezza. Si noti, sto per essere poetico come fui con la Mary Satolli, il che ci si augura porti bene stavolta e non male.
Dicevo, la Edda, nome sí particolare ma in fondo che importa della forma quando il contenuto é cosí grande, é, secondo me, la ragazza piú bella di tutto il circolo Erasmus. Chi mi conosce si aspetta una teutona biondissima altissima levissima estremamente pettoruta e un po' camionista, ma niente di tutto questo. Non particolarmente alta, capelli castani, occhi altrettanto. Il viso piú bello di Lisbona. Assolutamente puro, invulgar direbbero gli alfacinhas, come un piccolo genio della bellezza primigenia che si é risvegliato ed é sbocciato nei morbidi tratti della ragazza, sulle gote semplicemente perfette, sul naso a modo, sul sorriso e sulle fossette che scavano timidi pozzi di gioia sulla pelle appena temperata dal sole e dal vento di grecale. Mai una goccia di trucco sul suo viso, che al piú rovinerebbe la genuinitá del lineamento, mai un orpello o un vestimento che distogliessero gli occhi dal suo viso. Una ragazza semplice, simpatica ma non estroversa, a modo ma non invadente, sempre equilibrata e piacevole, interessata alle cose del mondo senza disprezzare quelle del campanile, insomma una persona dorata. Chiudo dunque cosí, con un pensiero che leggero vola verso lei, come una novella Afrodite che tanto mi fa sognare e brividi mi fa provare, conscio del fatto che non ne sono innamorato, ma dire che non mi fa provare intimamente emozioni sarebbe come un insulto alla sinceritá, e cosí, semplicemente, come sicuro le garberebbe, in silenzio mi addormento sperando che sia felice.

lunedì 29 settembre 2008

Capitolo 5, ovvero FALAMOS DE AMIGOS E INIMIGOS: OS VIZINHOS.

Dopo le vicende burocratiche che tanta parte della mia vita lisboeta stanno prendendo, ora é forse il caso di fare una rapida presentazione e descrizione delle persone che ho conosciuto qui addí il mio rientro dall'Italia: col sommo dispiacere di aver lasciato molte persone carissime con cui ho speso molto tempo durante il Curso de Verão, ho lasciato che la ruota facesse il suo giro e che nuove persone entrassero nella mia vita, io nella loro, accendo una candela e vedo mandela, insomma, molte cose belle sono capitate e capiteranno, e questi sono coprotagonisti con me di quello che sto combinando. Lascio volontariamente qualunque ordine cronologico per dedicarmi só alle persone, a prescindere da quando le abbia conosciute o quanto le abbia frequentate. Ovviamente questa trafila sará solo parziale in numeri e qualitá, le persone si conoscono col tempo e non di certo alla prima occhiata, ma visto che ho conosciuto ettolitri di umanitá in ogni sua forma, allora é il caso di lanciare pillole di conoscenza in merito a questo.
Adunque inizio parlando della composizione della mia casinha portuguesinha. Oltre a me, per ora la casa é occupata da questi personaggi: abbiamo la Izabel Ragoni, brasileira de Rio, che conobbi quando non sapevo parlare ancora portoghese, non capivo niente di quando parlava, e devo dire che ancora adesso quando parla non si capisce granché, ma ormai credo che io sia in grado di parlare solo con gli Alentejani. La nostra amica é un classe '83, quindi la piú vicina alla mia anzianitá lavorativa, carina, simpatica, solare, un po' bassina e col baricentro spostato in avanti a causa di sostenute protuberanze uscendi dal costato, occhi grandi e scuri molto espressivi, sorrisone trentadue denti. Ha solo un problema, oltre quello comunicativo sopracitato. É pervasa dalla saudade. Lei si sveglia presto al mattino, quando mi alzo normalmente é giá uscita, rientra dall'universitá, ci si scambia due parole e qualche brincadeira, poi si chiude in camera sua, attiva Skype o Voip e inizia a macinare ore e ore di telefonemas con tutta la sua famiglia, tutti i suoi amici, il suo ragazzo e la sua famiglia, il manicomio di São Paulo, il gattile di Fortaleza e la favela di Babilonia. Esce di camera mentre io sono giá alla fase post cena e inizia a raccontarmi che tem saudade, che ha sentito la nonna, ma non l'hai sentita anche ieri eh sí ma doveva dirmi delle cose vabbé capisco cosa hai fatto oggi? Investimento e statistica non ci capisco niente perché non ho le basi matematiche ma non me l'hai detto anche ieri? Ah sí ma fa niente insomma oggi avevo un compito e i tedeschi hanno fatto tutto ma io no sono disperata Iza ti voglio bene, io esco, anch'io ti voglio bene, mi spiacerá tantissimo dover lasciare la casa e te a fine mese, tant'é, sic transit gloria mundi. Chiosa: sta con un tipo che si chiama Nuno, lavora nelle produzioni jazz, pare uno sfigatone, ma alla fine ci siamo presi in simpatia.
Diego. Il Galego. Lo spaniardo. Fra' Diego de Jesus. Un ragazzo un perché. Magrolino, occhi chiari, capelli molto mossi e sempre per aria, personaggio da conoscere. Ammetto che ha infranto il mio odio atavico contro gli spagnoli, ma infatti per questo inizio a dividere La Spagna in Galizia, Asturie, Catalogna, Castiglia, Andalusia eccetera. Simpatico ma non invadente, si chiacchera con lui ma non sempre per cambiare aria alla bocca, esce poco per divertirsi molto, insomma, una persona pacata ma interessante e attiva. Solo per dire che tipo sia, era della gioventú socialista, ha perso acchito, mi ha raccontato che Zapatero per lui é una promessa mancata, che ha arrovinato il mondo del lavoro spagnistico, che ora ha ritrovato la fede e sta passando un momento molto cristoforo della sua vita. Non si incazza - quasi - mai e ha comprato una bibbia in portoghese. Un predicatore emipazzo.
Le guerriere di Poggio a Caiano. Iniziamo dalla Martina. É uno scricciolo di 20 chili esagerando, magra magra e bassettina, con due spalle da rugbysta bombato e le ossa a tiro; due grandi occhioni spuntano dal viso aggraziato e un sorriso cosí vivo che potrebbe estorcere un momento di felicitá anche a Cuordipietra Famedoro; tiene lunghi capelli neri boccolosi a cadere sulle spallone, come se fosse una nobile dell'antichitá. Mangia come un bove, é iperattiva, non sta un attimo ferma, anche quando legge, parla sempre, grida fortissimo, un turbine. La chiamo scimmietta perché le voglio bene, e passiamo ore spassosissime a fare brincadeiras, la prendo in giro, facciamo come se litigassimo, insomma, mi diverto un casino con lei. E diciamo che ha anche un bel culo, via. Studia lingue come la sua amica Elena, che descriverei come la controparte piú pacata e razionale della coppia. Elena é sempre molto ammodo, ordinata, precisa ma mai maniacale, parla con piú pacatezza e non urla, é piú diegosa in quanto al divertimento, mi ha insegnato ad usare Voip. Capelli biondi e finissimi, viso come se fosse abbronciato, pelle bianca come il latte. Diciamo che si potrebbe definire propriamente come la "brava ragazza", ma sia lei che la scimmietta non me la stanno ancora contando giusta... voglio vederle ben bene sbronze come sanno fare, e come giá mi hanno raccontato. Chiosa per la Lella: ha una soglia del dolore molto bassa e si impressiona facilmente. Evidentemente per questo non potrá mai partecipare al grande show "Guarda c'é tazza che si fa la bomba", ma penso non si perda niente.
Questo é il gruppo di persone che per ora vivono in casa. La questione poi é molto facile: entro la fine di settembre la Iza vai embora, e verrá sostituita da due ragazze spagnole. Io quelle non le voglio tra le palle. Infatti il piano mio vorrebbe essere quello di cambiare casa. Cosa facile si potrebbe dire, ma in realtá mi piace complicare le cose e allora pensavo di cercare casa con loro e andarcene tutti da un'altra parte, per fare una mega brincadeira ao Mário. Que giro...... Adunque inizieró a informarmi su case intere da affittare, secondo me risparmiamo pure. Alla ricerca della casa perduta, adunque.

venerdì 26 settembre 2008

Capitolo 4, ovvero A SEMANA ANTES AS ÁULAS: DESCANSO, CERVEJINHAS E TÃO SANGUE!!! parte 2.

Affrontato l'argomento burocratico-medico, sempre nel brodo cornice della piú totale nullafacenza, bisogna spendere qualche parola in piú, a mo' di approfondimento, al capitolo precedente, che tratta anche in parte l'universitá portoghese, dato che tanta parte del mio prossimo futuro sará, umma zumma baccalá, casa delle libertá.
Allora, la struttura dell'universitá é molto molto diversa da quella di Palazzo Nuovo o di Festa del Perdono: é spansa in tanti edifici non particolarmente enormi, in un area un po' brulla ma molto ampia non a caso chiamata Cidade Universitaria. Mettiamola in questi termini: é come un campus universitario americano venuto su un po' male e un po' sporco, con gli edifici delle P.N., ovvero Pavilhão Novo che ricordano le aule di via mercalli, con l'erba che assume quei tratti giallini tipo aree semidesertiche, con le mense che odorano amorevolmente di bacalhau, insomma, mi piace un casino questo look decadente che pullula qui a Lisbona. E qui il discorso va esteso anche ai lavoranti, persone tranquille e pacate che se non hanno voglia di fare ti invitano cortesemente a tornare il giorno dopo e scrostarti dalle scatole. Adunque, avevo degli impegni burocratici da assolvere, o meglio, che volevo assolvere prima dell'inizio delle lezioni: essenzialmente formalizzare l'iscrizione, far firmare un paio di cose, e inviare tutto a Torino. Per chi mi sta seguendo, giá sa che niente di tutto questo é riuscito a concretizzarsi, se non l'iscrizione. Infatti bel bello un giovedí lisbonese come tanti altri mi dirigo alla URE, la famosa Unidade de Relações Externas della faculdade, lá ove c'era il famoso ufficio erasmus. Essendo come al solito uscito la sera prima, ero giá tutto trafelato e ovviamente in ritardo: quest'ufficio come tanti altri nel mondo non so bene perché rimane aperto 15 ore a settimana, dalle 9.30 alle 12.30 per 5 giorni. Mi precipito trafelante all'ufficio, approssimandomi ivi alle 12.20. Una persona normale direbbe, chemmefrega che mancano dieci minuti alla chiusura, vorrei venire accolto come tutti a qualunque orario d'apertura, insomma, vorrei essere un cliente come gli altri anche qui. Faccio segno ad una signorina ammodo sentata all'interno del pertugio, che manco a dirlo fa il gesto piú diffuso in tutta la penisola iberica: attenda, prego. Scatta l'ora X. La tipa esce. Avverto odore di presa in giro, non so come mai. Mi chiede, con gentilezza cosa devo fare. Beh cocca, devo formalizzare l'iscrizione. Allora fai cosí cicciottello: torna domani tra le 9.30 e le 12.30 perché ora qui é tutto chiuso, porta fotocopia del documento alt aspé ce l'ho, ah ce l'hai? Sí, ho tutto... sguardo serio. I nostri occhi si incontrano in un turbinio d'amore burocratico e fancazzista... é passione pura. Mi fa entrare e compiliamo assieme come due piccioncini degni della segreteria del PCUS tutte i documenti. Si stupisce persino che abbia la fotocopia della tessera sanitaria, hai visto zia? Sono stratonico meglio dei germanici omini, e parlo persino portoghese. Mi consegna cumuli di materiale assolutamente inutile dandomi informazioni assolutamente inutili dato che mi erano giá arrivate dal curso de Verão, una SIM portoghese con 2,5 euro dentro e un biglietto di andata e ritorno per la metropolitana. Firmo le cose e me ne vado tra complici sguardi documentari, mentre la segretaria caccia via in malomodo una tedesca venuta per lo stesso motivo. Prima di lasciarla all sua strssantissima pausa pranzo, le chiedo se gentilmente mi puó indicare come e quando posso parlare alla Professora Doutora Excellentissima Sua Santidade Dona Maria Leonor Garcia da Cruz, ovvero la mia coordinatrice Erasmus. Mi dice stizzita - azz ho commesso un errore, il nostro amore di carta e timbri sará per sempre compromesso - che non é a lei che mi devo rivolgere, ma ai coordinatori Erasmus, cioé i Ss. Corrêa Monteiro e Cosme, del Departemento de História. Che ricevono esattamente il giorno dopo al Dipartimento stesso. Grazie mille, io vado, buon pranzo, ma la magia era giá finita: mi guarda senza quel brillío d'occhi come se ci fosse una lettera da smistare al rettore, ho commesso due errori imperdonabili, addio e scusa.
E questa é la fine dei giochi. Uno a zero per me, direi senza problemi, in realtá il bello doveva ancora venire. Circa la segretaria travestita da Braida, professori eccetera giá si é parlato. Il lunedí mi vedo in universitá con Igor per sollazzarci un po' prima che iniziasse finalmente la mia prima lezione, storia del Brasile 1, alle 6 da tarde. Per star sicuro arrivo in universitá alle 10 del mattino, per acclimatarmi e prepararmi. Non ho nascosto a nessuno il fatto che avessi un po' di timore, soprattutto per il fatto della lingua e della comprensione. Mi dico, to' guarda, é lunedí, potrei andare a vedere se dalla Braida c'é qualche novitá e magari i professori! Mi avvicino alla porta. Lei come al solita fa finta di non vedermi. Dopo venti minuti entro la porta, mi fa cenno con la testa, capisco e senza cambiare espressione al volto esco dalla stanza. Ah, il Portogallo! Patria vera di santi e navigatori, di ritardi e ritardati, di nani e divani, barche vere e finte Braida! Una volta di piú mi stupisci per la tua calma, pacatezza, fermezza d'animo e indifferenza pombalina, per i tuoi professori trinitari e per le tue segretarie desculpe espere, per il tuo bacalhau à bráz e per il profumo del Tejo alle 3 di notte... un minimo di organizzazione i tuoi dei dimenticati non te l'hanno regalata?
Aspetto trepidante le 6. Conosco meglio un amico di Igor, tale André, estudante de engenheria e in quanto tale giá da me ribattezzato gasolineiro. Mi insegna un po' di palavrões, come 12 o 13 sinonimi per dire tette que giro e altre parolone utile per una comunicazione piú adatta al Bairro. Sono le sei. Le emozioni si rincorrono, mi avvicino alla sala PN10, vedo che c'é un po' di gente vaiiiiiiii dai diamine che si comincia sono due anni che non faccio lezioni e ora sono in portoghese che megascimmiaaaaaaaaa sei e cinque guardo le fighe e provo emozione sei e dieci guardo le fighe e provo sentimenti di buoni propositi sei e quindici inizio a tremare, passo dalle fighe ad una vegliarda che parla in portoghese lentamente e comincio ad essere scostante sei e venti tutte le fighe entrano in un'altra classa e mi rimane solo la vegliarda, 4 ragazzi, la desolazione del corridoio vuoto e tanta apatia. Sono tutti erasmus. Dove sono i portoghesi? La vegliarda che passa alle 1000 parole al minuto senza respirare ci invita ad uscire, il prof non ci sará. Portogallo, Portogallo... ah caralho!
Passo un bel post lezione-che-non-c'é-mai-stata a bere cervejinhas con gli amici appena conosciuti, finalmente un verdadeiro tavolo Erasmus: si conta un italiota, uno spaniardo, un catalagno, un francofono, un crauti e una flamenga figa. Evvai!
Giorno dopo. Inizia il corso di Archeologia del Tardo Antico. Alle 14. Ma stavolta sono piú furbo io. Passo davanti al dipartimento di storia, ma non voglio entrarci, oggi voglio tutelarmi. Vado alla bacheca di Storia, e vedo quell'amorevole aviso che dice che le lezioni di Storia del Brasile iniziano il 25; bene, almeno ho la certezza che inizieranno... poi butto un occhio alla bacheca di archeologia, e trovo ovviamente un aviso che invita i gentili studenti di Arqueologia da Antiguidade Tardia a tornare lunedí 29 per iniziare le lezioni. Insomma una volta di piú sono in universitá a fare niente. Almeno ho la magra consolazione di non essere l'unico in questa situazione: incontro periodicamente tutti i miei compari del corso di Brasile che vagano disperati per l'universitá per iniziare lezioni che non inizieranno mai. Giorno successivo. So per certo che comincia alle 18 al solito PN10. Ma stavolta sono ancora piú furbo, e la dea della giustizia mi da ragione ancora una volta. Foglietto targato universitá e firmato il 26, cioé il giorno stesso, con scritto che le lezioni iniziano il lunedí della prossima settimana. Cornuti, eh stavolta ci vuole proprio... insomma, non ho proprio niente da fare qui, e fino a lunedí saró ancora in vacanza. Niente lezioni, niente di niente. La massima della farsa é la presentazione dell'universitá agli erasmus: alle 13, tutti stipati in un'aula che dovrebbe chiamarsi anfiteatro e io avrei chiamato bocciofila, mi riempono di fogli e informazioni che giá sapevo, oltre al fatto che la presentazione é condotta dalla mia innamorata burocrate che peró non si ricorda di me o piú probabilmente mi ignora... affari tuoi cocca, i miei timbri non saranno mai tuoi. Ovviamente le informazioni recatemi non mi servono a un bel niente, perché siccome sono a metá tra licenciatura e mestrado devo andare a recepire informazioni peculiari dalla grande capa segretaria dell'URE.
Ma questo racconto che potrebbe chiudersi cosí, nella tristezza per una settimana di energie spese per il nulla, non sarebbe proprio verdadeiro. Adunque bisogna sottolineare due simpatici eventi: la Praxe, ovvero la goliardia portoghese: gente mediamente ubriaca, tanti tanti tantissimi tutti vestiti con un vestito molto compíto e nero, con un mantello steso sull'avambraccio che nella prima settimana accoglievano le matricole con canti, scherzi e riti degni della migliore goliardia. Unici problemi: fanno espectáculos solo la prima settimana dell'universitá e sono poco violenti. I miei amici goliardi saranno contenti di sapere che soprattutto gli iuresperiti sono i piú aggressivi e che a Coimbra pare siano anche piú violenti. Seconda scenetta carina: in realtá ho partecipato ad una lezione, ma un po' particolare: la lezione di italiano di Igor presso la sua universitá... é divertentissimo vedere come le persone straniere imparino la lingua italiana e che errori commettono, per esempio i portoghesi non hanno coscienza dell'uso delle consonanti doppie e pronunciano tutte le parole con l'accento piano e non sdrucciolo; mi sono anche dilettato nella lettura di un testo grazie all'accondiscendenza della professoressa di italiano. In generale direi, que giro!!!

domenica 21 settembre 2008

Capitolo 3, ovvero A SEMANA ANTES AS ÁULAS: DESCANSO, CERVEJINHAS E TÃO SANGUE!!! parte 1.

Dopo la copiosa dose di burocrazia acquisita nelle immediate vicinanze al mio ritorno a Lisboa, mi accomodo un pochetto sugli allori e decido che é il caso di non fare niente. E cosí passo in sostanza i primi giorni del mio amorevole ritorno qui, senza grilli per la testa, con tanta voglia di fare e arare, dire fare e baciare, pare compare ci sia una comare, rare ed ignare le tipe da trombare.
Ma sciogliamo un pochino la matassa cronologica per affrontare il discorso in maniera un po' tematica. Allora, iniziamo con le evidenze burocratiche, perché evidentemente non sono ancora finite. Nel periodo che mi separa dalla visita con Alvares Pereira e il completamento della missione insulinica, decido che forse é il caso di risolvere anche le amorevoli questões com a universidade. Dunque, un bel mattino, mi dirigo felice e pasciuto alla mia cara universitá all'ufficio URE, ovvero Unidade de Relações Externas, carico della mia capacitá organizzativa tipo wehrmacht, pronto per fare tutto quello che l'universitá mi chiede. Effettivamente arrivo alle 12.24, e da buona popolazione emilatina la segretaria - bea mona tra l'altro - mi fa notare l'orario e cicciotto fuori dalle scatole qua chiude ma come devo tornare domani ma sono qui adesso ti prego non rompere torna domani e fai la fotocopia del documento d'identitá ma ce l'ho. Ce l'hai? Sí, io, diciamo, ho tutto. La tipa guarda, scandaglia le mie interiora dagli occhi, e mi da fiducia. Effettivamente avevo tutto: foto, fotocopie, simpatia e cortesia. mi dice un milione di cose che giá so tutte. Mi fa firmare una dichiarazione d'arrivo. Mi molla un pacco di cose che scopro avere giá. Rimbalza malamente una tipa che doveva fare le stesse cose, ah ah sfigata ci vediamo negli inferi. In 10 minuti abbiamo fatto tutto ció che compete all'universitá di Lisboa, le chiedo se mi puó dare un contatto anche mail con la dona professora doutora Maria Leonor García da Cruz perché deve firmare alcune cose per me e Unito, al che mi appioppa un foglio con scritto gli orari dei coordinatori del dipartimento, cerca questi, la Cruz non centra. Muito Bem, obrigadinho, até ao infinito.
Giovedí, é l'ora della visita. Mi presento in orario all'orario della visita augurandomi di fare tutto in fretta: un'ora e mezza di attesa. Ah, i tempi portoghesi, questi misconosciuti! Intanto che leggo il mio Gógol, ad un certo punto vengo chiamato dal senhor doutor Alvares Pereira: guarda la sala d'attesa, non capisce, chiama "Stefáno", mi alzo, "andiamo" sostiene con fare divertito, brutto monade mi chiamo Stéfano, non Stefbusdelmiao; mi aspettavo un dottore normale, in realtá é tipo lo sciur Brambilla... como está? Mah, fica bem... como fica bem? Normalmente as pessoas che vêm aqui ficam mal, che diavolo ci fai qui te bosal? Guardi, il mio male é cronico, tende all'infinito come i limiti, insomma, vorrei una ricetta per l'insulina. Ah. Che insulina hai? Fammi vedere i documenti. Tiro fuori una copia delle paginas amarelas di documenti, gli parlo del tipo di insulina, non capisce. Glielo ripeto cento volte, humulin I, non é difficile, alla fine lo scrive sbagliato. Vabbé, ne parlo con la farmacista dopo. Poi azzardo la domanda: Desculpe, queria uma outra coisa... antes de ir aqui em portugal tive dor de garganta, foi uma inflamação de origem viral, e tive de tomar antibióticos... pode olhar para ver como está agora? Assim posso encontrar uma solucção ao problema, sempre que esteja. Comunicazione perfetta. Mi sentivo in paradiso. Risposta immorale: ah, qui ci vorrebbe un otorinolaringoiatra, facciamo cosí, vieni alla finestra e vediamo. É un po' infiammata la gola... aguarde, a tosse que tive era um pouco mais debaixo... ah, capisco, niente, non ci posso fare niente, non ho la lanterna per vedere sotto, comunque fa' csí, prendi un po' di mebocaina ghghghghhg assieme all'insulina. Dovrebbe andare tutto bene. Mah. Obrigado, ciao ciao. Ma ho la ricetta, e chi mi frega?!?!?!
O dia seguinte. Mi sveglio malamente dopo una seratona (vedi infra) pronto con fiatella da grandi occasioni per parlare con i professori. Mi presento alle 11, i prof ricevono tra le 10 e le 12, consonante aos documentos da URE. Trovo il dipartimento. Entro. Trovo la segretaria. Non ci credo. E' identica a Lodovica Braida. La cosa mi rincuora. Risponde anche con lo stesso tono a metá tra lo stizzito e lo scostante... che amore! Chiedo se ci sono i coordinatori. No guardi stamattina non sono proprio arrivati, provi ad aspettare un po'. Cazzo come in Italia. Uff, aspettiamo. Mi faccio un giro per l'universitá, vado al DLCP a chiedere se ci sono i risultati del CAPLE, zerella. La certificazione dell'universitá peró mi viene confermata mi arriva a casa direttamente, al famoso indirizzo davanti all'esselunga (ghghgh). Mezzogiorno e mezza, sto morendo letteralmente dal sonno, rientro nel dipartimento. Provi dopo l'almoço. Cazzo. Come in Italia. Pranzo caffé paglione sooooooonno giretto per l'uni. Per me i prof non arriveranno mai. E ho bisogno solo di due firme, pensa te. Proprio come in Italia. Arrivo al dipartimento. La Braida lusofona non mi riconosce. Mi ripresento. Si ricorda. Scuote la testa. Ma vaff... Capito. Volto na segunda féira. Sperando che ci siano.
Chiosa al discorso burocratico. Il ratto dell'insulina. Si noti: 10 giorni per un'insulina. Entro nella mia farmacia di fiducia, ci avevo giá preso della mebocaina ghghgh. Presento tronfio la ricetta e dico: vorrei un insulina ed un'acqua distillata. Mascalzone, si metta in coda. Presento una banconota da 50 euro. Non pretenderá che cambi una banconota da cinquanta euro. Sono un cliente come gli altri, e guarda un po' che adesso bisogna andare in giro con i soldi contati, é una vergogna. Riprendiamoci. Inizia un nuovo calvario. La capa non riesce a capire che insulina sia perché il medico scrive male. Glielo spiego. Non capisce. Madoooooooooooooo un insulina!!!!! HAI PRESO UNA DIAVOLO DI LAUREA PER NON CAPIRE CHE DIAVOLO DI INSULINA É?????? Abbé, provvidenzialmente tiro fuori la pera e gliela mostro. Guarda e non capisce. Alla fine mi chiede la scatola, che non ho perché non ho normalmente le scatole di insulina con me. Abbé. L'arcano emerge. Le insuline portoghesi si chiamano diversamente da quelle italiote, proprio come le persone pensa un po'. Il piano di battaglia sará: vado a casa a prendere le scatole delle insuline cosicché la farmacista faccia delle fotocopie, trovi in un supertomofarmaceutistico la corrispondenza con le insuline italonomate, ne faccia richiesta, arrivino, mi telefona e posso andarle a ritirare. Tempo previsto: un'infinitá. Meno male che sono una persona intelligente e ho fatto tutto questo con largo anticipo, perché altrimenti sarei dovuto tornare in italia... Anche qui, speriamo. Alla fine dei conti non sono veramente riuscito a risolvere bene e completamente niente della burocrazia che dovevo fare nonostante ci fossi stato dietro circa 3 giorni in termini di tempo effetivo. Speriamo che vada meglio. Ma come si suol dire, chi vive sperando, muore cagando. Specie quando cerca di evacuare la burocracija!!!

lunedì 15 settembre 2008

Capitolo 2, ovvero AINDA BEM-VINDO, SOU A TUA MELHOR AMIGA, A BUROCRACIA.

Appena avuto tempo di ricordarmi chi sono e cosa ci facessi in Portogallo, ho iniziato a cercare di capire cosa dovessi fare di importante nel periodo che mi separa dall'inizio delle lezioni. Essenzialmente gli obiettivi sono due, il primo, piú importante, é comprendere l'essenza ultima del SNS, o serviço nacional de saúde, cosí che possa procurarmi le mie insuline senza per questo doverle portare volta per volta dall'Italia; il secondo obiettivo, meno urgente, é quello di completare gli adempimenti dell'universitá per gli ERASMUS. Decido, dopo aver sonnecchiato come si conviene dati i recenti avvenimenti, di concentrarmi completamente sull'affaire insulinico: decisamente il piú importante e faticoso.
Parto dalle informazioni che giá ho: per fruire del SNS bisogna avere un cartão de residência temporânea, tipo un visto, e va fatto al SEF, o Serviço de Estrangeiros e Fronteiras; con quel documento bisogna andare in un Centro de Saúde, cioé un ASL, e farsi registrare. Dopodiché bisogna trovare un medico di base, presentarsi educatamente altrimenti a letto senza wurstel(tm) e farsi fare una ricetta, con la quale andare in farmacia e ritirare sta catzo di fialetta di insulina. L'idea di fare tutte queste cose mi fa pensare che forse é il caso di farsi inviare dall'Italia l'insulina, piú comodo e semplice, ma dato che desidero conquistare il mondo allora forse é il caso di comprendere anche SNS, insuline, farmacie portoghesi e medici di base.
Armato di tanta buona volontá, telefono al SEF, dato che prima di tornare in Italia giá ero stato nei locali del SEF, dove mi hanno rimbalzato violentemente dicendo che dovevo prima prenotare al telefono per poter ottenere il visto. Telefono, e con la tecnica del giaguaro lusofono sparo centoventi parole all'ora in una lingua tutta mia che peró pare ai piú comprensibile. Bene, quando dico all'empregada che sono italiano e ho bisogno del cartão, lei mi dice che ho sbagliato tutto e che non devo rivolgermi a loro ma alla Câmara Municipal di Lisbona, che provvederá a registrarmi eccetera. Va bene, saluto e cerco qualcosa in merito a questa Câmara. Ovviamente il sito internet offre ben poche informazioni, ma almeno c'é un numero a cui chiamare.
Ora, mettiamo subito le cose in chiaro, chi mi conosce sa bene quanto io non sopporti telefonare, quindi immaginino lo sforzo psicologico che ho compiuto per fare tutto ció: Erasmus significa anche questo, svegliarsi presto la mattina per telefonare al comune di Lisbona.
Dunque telefono e inizia la trafila dei rimbalzi. Inizio a raccontare la mia solita tiritera, piú o meno bom dia, queria uma informação, eu sou um estudante italiano e preciso do cartão de residência temporânea, como posso fazer para tê-lo? Si noti, avessi detto cose cosí, dieci e lode, invece penso sia impossibile poter trascrivere la natura delle cose che ho detto, in una lingua incredibile che peró sembra venisse capita: il problema al solito ero io che non capivo 'na ciolla di quello che mi dicevano se non dopo una trafila infinita di eh? O que? Desculpe? Ah, sim sim. Insomma, la prima tipa mi passa un altro ufficio, mi risponde uno/una che dopo che ho detto Bom chiude la telefonata e mi passa un'altra. Alla fine un'empregada mi risponde con criterio e mi dice cosa devo fare: venire alla Câmara e fare sto certificato di Registo da União Europeia, che veramente non so dove e come sia comparso nei vari rimbalzi, ma si é sostituito al cartão di cui sopra. Posso venire ora? Erano le 11 del mattino. Sí, qua qualcuno lo trovi sicuro. Dove siete? A Entrecampos. Ah, in fondo a rua 5 de Outubro? No, nella porta dall'altra parte dell'edificio. Ok, que giro, arrivo subito. Fantastico, mi fiondo lí e aspettando solo un'ora e mezza per due persone davanti a me in coda riesco a fare il registo!!! Solo SETTE EURO CAZZZOOOOOOOOOOOO FORMIGONI DI LISBONA IO TI ODIO UN ALTRO CERTIDÃO DEL MENGA PER UN BOTTO DI SOLDIIIIIIIIIIIII MALNATO!!!! Ma in fondo non mi offendo piú di tanto, Lisboa gosta-me, e ainda mais aqui governa o PS, sete euros não são muitos para mim, e aqui podem ajudar a cidade que gosto. Que viva Lisboa! Tronfio del mio nuovo certidão, lo piego con perizia e lo pongo nella mia nuova custodia per o bilhete de identidade ispessendolo non poco. Ma é l'una passata, allora spesa rapida in un supermercato di entrecampos, ritorno con 3 litri di succo di frutta che ovviamente mi scoleró in due giorni, ma in fondo chissene, sono só 24 kcal*100 ml, quindi 720 kcal in totale, diviso 2 giorni sono 360, considerando che non mangio verdure perché non mi va di prepararle, insomma ci sta. Salgo in cattedra: non ho piú voglia di fare sacrifici per la mia insulina per oggi. Passo il pomeriggio e la sera a cazzeggiare, a chiaccherare con Isa e il suo ragazzo - credo si chiami Nuno, ha l'aspetto di un supersfighé e per questo lo trovo sí simpatico, mi pare che faccia il jazzista nella vita mpf fallito ma in fondo non é che me ne importi granché - con la simpatica gag che vado al centro commerciale a comprare un sistema 2.1 di casse per il pc cosí da far ascoltare ai miei amati vicini angolani un po' di sani IRON MAIDEN diamine e cuffie e microfono per usare finalmente skype.
E fu sera e fu mattina, e grazie ai miei superpoteri giaguarici decido che ho voglia di dormire e perdere tempo. Dovevo andare in universitá ma questa é questione che risolveró settimana prossima. Piuttosto inizio una storia molto interessante: trovare in che diavolo di quartiere e a che centro de saúde appartengo, e capire ove esso si trova. Impresa difficile, perché il sito del comune di Lisboa non me lo dice, Google Maps mi dice São Jorge de Arroios ma mi sembra strano perché per metterla alla milanese, e come se io che abito in quartiere Feltre risultassi nel quartiere di Loreto, insomma non mi fido fino a quando non penso ovviamente alla soluzione piú semplice: scrivere su google.pt il nome della mia via e "junta da freguesia", ovvero il distaccamento amministrativo. Il risultato é terribile: São Jorge de Arroios. Continuo a non fidarmi, o almeno, in veritá, a sperare che google si sbagli. Decido di chiedere alla mia farmacia di fiducia. Situazione simpatica. Due farmaciste, una idosa, un cicciotto italiota. Comincio a fare domande del tipo senti io ho bisogno di un medico che mi faccia una ricetta per l'insulina, ne conosci uno? Insomma, come posso fare? Beh cicciotto prendi queste pastigliette per regolarizzare as obras, e intanto iscriviti al centro de saúde. Mi dica gentile capoccia, dove devo dirigermi per ottenere ció? Dove abiti? Qui, rua Gonçalves Crespo 23. Ah, scusa collega farmaceutica, a chi appartiene quella via lí? E sale in cattedra la saggezza burocratica della signora idosa e faladora presente nella farmacia: ah sí qua é São Jorge de Arroios (gh) no aspetta vuoi dire che, no te lo chiedo per fare lo gnorri per fare una ricetta per una roba qui cosí, insomma, dove/da chi devo andare a farla? Beh, devi andare al Centro de Saúde, chiaro. Ah, che bello e dov'é? Beh, aspetta che mi ricordo... sí, in rua Aráujo. Fixe... onde fica? A Alameda. Gh. Inizio a sorridere dicendo no dai é uma brincadeira, cioé devo farmi 10 minuti a piedi e poi due fermate di metro? Eh sí, e si sorride per sdrammatizzare. No dai, una cosa migliore non c'é? Eh no. Vabbé, allora andró lí. Saluti e baci a tutti. Mi dirigo subito al posto, con quella naturale macchinositá data dalla misconoscenza delle strade. Entro. Vedo un rapaz seduto con una divisa. Mi dará delle info precise. Manco per le «biiip». Mi dice, predni un numerino tipo macelleria, e aspetta e parla con l'impiegata lí dentro. Attendo un po', parlo con la tipa. Una vegliarda che probabilmente fra un anno o due va in pensione e secondo me non durerá ancora molto a lungo. Le spiego il problema. Inizia a parlarmi in un portoghese a me incomprensibile e veramente me la vedo brutta, non capisco niente, dopo lunghe trafile di ehh? O que? Desculpe? eccetera rispondo sbagliato. Con la calma dei giusti e l'affetto dei cari(tm) alla fine riusciamo a quagliare la situazione. Finalmente, dopo aver tirato fuori tutti i documenti possibili e immaginabili, dopo aver dato ogni genere di risposta sbagliata, dopo aver capito ogni nefandezza possibile dalle parole della tenera e onesta idosa, riesco a iscrivermi al SNS!!! AVANTI SAVOIA!!!!! Bene, e ora? La ricetta? Il certidão? La mia iscrizione é attestata da un foglietto striminzito, ma almeno non l'ho pagato venti euro (crepa formigoni e la tua associazione di rimbesuiti); ho scelto come mio medico curante il dott. Alvares Pereira, che oggi guarda caso non c'é. Vado alché al piano delle visitedove trovo una persona che almeno mi parla piano e chiaro, cosí capisco che il capo non c'é, ma che é lui la persona adeguata a fare domande come le mie, mi chiede se ho necessitá immediata di insulina o meno, no, bene allora ti va bene fare una visita col capo na quinta feira? Sim, está bem. Mi rilascia un fogliettino con scritto piccolo cicciutinho italiota, ricorda che hai una visita con ALvares Pereira giovedí alle dodici, non mancare! E mi saluta. Finalmente. La faccenda insulinica é risolta con un 2-2 portogallo-tazza, adesso non rimane che la faccenda universitaria.

sabato 13 settembre 2008

Capitolo 1, ovvero UMA VIAGEM INCRÍVEL: MUITA BOA SORTE.

L'idea con la quale partî da Milão di certo era che avrei fatto un viaggetto tranquillo a imparare i congiuntivi portoghesi, questi cari piccoli amici del catzo, sarei giunto a casa con un simpatico taxi e mi sarei goduto pasciutamente la mia prima seratina erasmiana conversando amenamente con la mia querida coinquilina brasileira, a Isabel (peraltro, ma che catzo di fantasia malata i genitori d'oggigiorno, chiamano i figli tutti con gli stessi nomi... mah). Ma ovviamente fare qualcosa di tranquillino non mi é possibile, di natura e di necessitá. Adunque, succede che sono nato onesto e mi piace pagare le tasse. Quindi quando al check in di Malpensa mi dissero, al viaggio di andata, addí in quel di luglio, che dovevo dichiarare di portare materiale medico comigo perché c'erano questioni di burocrazia e assicurazione (ah, le assicurazioni!), quando mi diressi al check in per riprendere l'aereoplanino per Lisboa dichiarai, con sorriso stampato in bocca, che ero diabetico e portavo un po' di liquido magico per farmi vivere, la cortese assistente Easyjet mi rispose, con sorrisone stampato in bocca, se avevo con me un certificato che attestasse la mia patologia. Certo che no, so ben io se sono diabetico o meno, inoltre l'insulina é potenzialmente mortale, quindi se ce l'ho é perché sono diabetico; poi il mio caro amico Roberto Formigoni mi ha regalato una carta con un chippino in cui dovrebbe esserci scritto che sono diabetico che ne pensi baby? Guarda, mi spiace ma ho bisogno di un certificato scritto. Puó chiudere un occhio? Eh eh ti piacerebbe cicciotto transeunte, ma non posso. Peró se t'aggrada vai al prontosoccorsoaeroportuense che si trova lá, e te lo fai fare. Fixe, vado e torno. Ma intanto mando una macumba vorticosa al sapore di giaguaro al ciellino lombardo: che le tue gonadi esplodano a 120 km/h. E questo é solo l'assaggio. Adunque scambio una farmacia con il pronto soccorso grazie alle preziose indicazioni dell'impiegata easyjet, la farmacia mi indica un posto dietro la farmacia, entro in una porta, chiedo, vengo rimbalzato ad una porta di fronte, chiedo ad un paramedico che mi chiede VENTI CAZZO DI EURO PER UN CERTIFICATOOOOOOOOOOO FORMIGONI BASTARDO TI ODIOOOOOOOOOOOOOO DEVI MORIRE IN PREDA AD ATROCI SOFFERENZEEEEEEEEEEEEEE MUORIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Rido per non piangere. Approfitto dei VENTI EURO DEL CAZZOOOOOOOOOOO per chiedere qualche informazione sul sistema sanitario portoghese, e ovviamente il ciccione formigone paramedico mi invita a tornare nell'ufficio prima a chiedere perché lui non sa. Ho un po' di odio anche per te. Torno all'ufficio prima e quando vedo mio padre e mia sorella mi esce la macumba numero due: se incontro il ciellofono lombardo gli stacco il pisello. E senza giaguari stavolta. Chiedo alla segretaria, mi interrompe, non sa niente, parla col medico, almeno mi accompagna. Il dottore é al pc, dopo qualche minuto mi concede la sua inarrivabile attenzione. Mi recita alcune cose che riguardano la comunitá europea, del portogallo non sa. Peró dimostra desiderio di aiutarmi. Tanto che mentre mi dice cose assolutamente inutili gli squilla il cellulare e inizia a parlare, chiedendo scusa. Guardo esterrefatto il doc che parla, dopo qualche minuto me ne vado, almeno io beneducato saluto, lui mi alza la mano come se fossimo amici. Penso rapidamente a quei porci infami della Moratti, Bossi e Formigoni, come Bruto, Cassio e Giuda Iscariota: spero che prima Malpensa fallisca, l'Alitalia anche e poi voi veniate mangiati all'infinito da Lucifero, nel centro della terra, il punto piú lontano da Dio - o chi per essi, basta che non sia un burocrate incapace.
Con il mio certificato che vale oro, mi riappropinquo all'impiegata low-cost, che scrive alcune cose sul biglietto col solito sorriso stampato in faccia- un'emiparesi evidentemente - e mi invia all'imbarco. Bene. Dopo aver imprecato ancora contro gli amici destrorsi, fumato e comprato UN PACCHETTO DI FRISK A TREEEEEEEEE EUROOOOOOOOOOOOOOOOO BASTARDIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII MI VERGOGNO DI MANGIARNE DUE ALLA VOLTAAAAAAAAAAAAAAAAA AAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!! (grazie pa' per avermele prese comunque).
Insomma felice come una pasqua saluto mio padre e mia sorella e mi dirigo all'imbarco. Ovviamente i poliziotti al metal detector non avevano capito niente di quello che l'impiegata low-cost aveva detto e le scritte che aveva armoniosamente composto, e hanno cominciato a perdere tempo parlando in una lingua dell'Italia del Sud a me incomprensibile, finché non é arrivata la capa che mi ha concesso il divino poliziesco salvacondotto per l'aereo. E finalmente le acque si calmano, e non incorro piú in alcun problema. Al massimo la capa del check in mi ha invitato cortesemente a comunicare alla crew dell'avião che avevo insulina e simili, ovviamente io amante del pagamento delle tasse lo comunico ma la tipa superdambio della crew se ne strafrega. Meglio cosí. Passo un viaggio tranquillino tranquillino a metá tra il riposino, lo studio dei miei piccoli amici congiuntivi e la visione dei due omnisessualici che viaggiano a fianco a me e dormono carezzandosi amorosamente... che bella coppia! Non li invidio, de gustibus, io etero, loro gheis.
Chegado a Lisboa, opto para viajar de autocarro. Coi soldi che risparmio del viaggio in taxi mi pago la cena nel ristorantino in Andrade Corvo. Mi dico, che figata! Non c'é ancora la mia coinquilina, ma tant'é, mi godo la serata a casetta, sistemo le mie cosucce, mi tengo buono, insomma sono anche un po' stanchino, via, oggi tranquillitá che da domani devo fare tante cose burocatiche, e se l'inizio é questo, figuriamoci poi... Povero idiota che sono. Non vi potete immaginare il disastro.
Succede che arrivo in casa, poso la borsa, sistemo un po', noto che l'amica ancora non c'é. Sono le 8, vado a pasteggiare al ristorantino. Un ottimo salmone grigliato con verdure e patate bollite, un po' di pane, una birrina, un caffé decaffeinato che non avevo voglia di sballare. Chiedo al capo se si puó fumare nel locale, no mi spiace, tant'é meglio cosí, fumeró in casa visto che fuori c'é un vento incredibile. Salgo in casa, mi perdo a sistemare ancora un po', spalanco la finestra di camera perché c'é un odore di morto inarrivabile, poi decido che il tabacco vuole la sua imposta, prendo i paglioni, mi dirigo alla finestra della cucina. Apro la finestra e pasciutamente fumo la sigaretta. Poi si sente BAM!! O che diavolo é successo? Poi tutto si fa chiaro nella mia testa. Vento+finestre=corrente che equivale a dire gran casino. Porto subito le mani alle tasche dei miei jeans... alzo gli occhi al cielo... mi viene in mente Formigoni. Rivolto le tasche. Guardo in bagno. Guardo minuziosamente in cucina. Niente. Le chiavi sono in camera. La porta di camera mia é chiusa. Io non posso entrare. Chiudo i commenti perché qui si puó troppo facilmente offendere il sentimento religioso di chiunque, atei compresi.
Mando un messaggio a Mario, o senhor, che era l'ultima persona che avevo voglia di vedere. E poi aspetto. Mi metto nello sgabuzzino pardon sala comune con televisore, non lo accendo perché mi sarei buttato dal balcone.
Intanto che sono al limite dall'addormentarmi, sento la porta che si muove: é giunta la coinquilina, a Isa, con cui si ride amenamente della situazione. Ovviamente rido per stare al gioco, perché altrimenti avrei spaccato il muro. Di Mario nessuna notizia. Faccio uno squillo (!) a Mario, gli invio lo stesso messaggio sul suo secondo numero de telemóvel, mi risponde con un laconico "aguarda" - aspetta. Aspetto. Proprio quando gli zii se ne vanno e mi augurano miglior fortuna, ecco che arriva o Mario versione San Pietro. Trae dallo zaino una buona cinquantina di chiavi e inizia a provarne una dopo l'altra. Ovviamente il risultato é nullo, infatti chiedo abbastanza incuriosito: ma possibile che il padrone di casa non abbia una copia delle chiavi della stanza che ha affittato?? Risposta idiota di un uomo estremamente sudato: ero convinto di aver fatto una copia delle chiavi. Riproviamo tutte le chiavi, niente. Gli chiedo: ma se chiamassi i pompieri? Sai, c'é una mia amica - Vero scusami tantissimo se ti ho tantissimo preso in giro ora so cosa significa (vedi parte 1 capitolo 10) - che ha avuto lo stesso identico problema, ora, aveva chiamato i pompieri e le avevano detto che potevano venire solo se c'era necessitá, diamine, io ho insulina e antibiotici (e sigarette) dentro la stanza, sono zozzo, sono arrivato 4 ore fa qui a Lisbona, dimmi te se non C'É UNA DIAVOLO DI EMERGENZA, CATZO!!!! Mah guarda os bombeiros non fanno questo tipo di lavoro meglio non chiamarli facciamo cosí te lo risolvo io il problema, ti do un materasso, tu dormi nello stanzino tv perché le altre camere sono completamente vuote - eeeehhh?????? - domani mattina prestissimo viene un amico mio che apre la porta. Scena grottesca, la mia coinquilina, che é uno scricciolo brasileiro, prova a tirare una spallata alla porta, tra le risate a profusione della porta. No tu sei pazzo io domani mattina - a che ora arriva il capoccia? Alle 10 e mezza - COSAAAAA??? Grazie ai miei superpoteri da giaguaro professore di psicologia intuisco che comunque il tipo ragione nei termini di un affittuante in nero, mai potrebbe chiamare i caramba dunque sostengo che va bene sí facciamo cosí domattina viene il tuo amico ora lasciami riposare sono stanco fuori dalle palle. Appena caccia piede fuori di casa, chiamo Isa per innestare il piú grande piano d'invasione in camera mia che mai abbia partorito. Allora Isa, io ci metto le idee tu la lingua - il portoghese porcelli - e facciamo cosí: utilizzo il tuo pc pacco nuovo di pacca per trovare il numero dei bombeiros e li chiamiamo al volo. Trovo il numero sbagliato, non risponde nessuno. Prova lei trova quello giusto, rispondono, le dico dí che un italiota cicciotto non riesce ad entrare in camera sua perché ha le chiavi dentro e che é un emergenza. Il capo dei sapadores bombeiros risponde cortesemente ma evidentemente non crede alla storiella. Dopo un attimo di incomprensione con la mia partner per cui le dico di chiamare il 112 e dire che c'é un urgenza ma lei chiama il 112 e chiede il numero di telefono di un ospedale qui vicino, ci riconnettiamo e decido di salire in cattedra. Chiamo il 112, mi passano i pompieri. Non rispondono. Chiamo l'emergenza dei pompieri e non mi rispondono. Richiamo il 112 e mi ripassano i pompieri, inizio la nenia sono familia povra e tenho emergência e mi credono. Bingo! Arriverá una vettura al piú presto. Non sono riusciti a resistere all'eterno fascino del diabete. Então, abbraccio la mia pettoruta coinquilina con gran gioia del mio corpicione, e scendo in strada per accogliere i pompieri. Arrivano i due prestanti pompieri, evidentemente uno era la mente, l'altro il braccio, ed era facile immaginare il perché: un vegliardo ultracinquantenne con panza che avanza e un prestante ventenne sdentato che inizia a scimmiottare l'italiano con "bela ragassa", "mammammia" e "giaguaro". Mi chiedo perché la mente e il braccio esitino a salire in casa: presto detto, stiamo aspettando la polizia. Perché? Ovviamente, é attitudine tipica portoghese che una persona chiami i pompieri per farsi aprire una casa a caso e svaligiarla. Adunque i poliziotti devono fare un certidão per dire che vivo lí e non voglio svaligiare una casa. Nell'attesa approfondiamo il discorso ed emerge che nella mia portentosa chiamata portoghesa era emerso non so come non so perché che io ero rimasto fuori di casa... certo, io intendevo casa mia, ovvero il mio quarto con locali comuni, non la casa: alla notizia che in casa c'era una ragazza brasiliana, dopo i primi sguardi di gioia e piacere erotico, ricevetti questa domanda: ma se hai una coinquilina, perché sei qua? Evidentemente non posso entrare in casa, dato che le chiavi di camera mia sono in camera e non posso prenderle quindi non posso entrare dato che la porta di camera mia si é chiusa mannaccia al fato cinico e baro mentre fumavo a causa del caralho di vento lisboeta. La mente e il braccio ormai sono incastrati, mi abbandonerebbero volentieri al mio destino di materasso nel locale TV ma non lo fanno, tant'é oramai la questione non si risolve arrivano gli sbirri. Saliamo in casa accolti dalla mia cara compare di Rio che di fronte al mio temos amigos e all'ingresso di due sbirri e due pompieri non si stupisce, peró prova ancora lei fuscello ad aprire la porta a spallate. Bene, i poliziotti mi fanno cenno di stare a distanza, e comincia lo show del braccio, che - a giudicare dai suoni - inizia a prendere a spallate la porta, ma con scarsi risultati. Intanto rido e scherzo con l'agente Figueireido sul fatto di essere italiota mannaccia a me che lí sono nato ma quando i risultati del lavoro del braccio ormai sono conclamatamente negativi mi si chiede se c'é una janela nella stanza, sí eccome é la causa del male é aperta guarda dal banheiro si vede bene guarda ho lasciato anche la luce accesa! No dalla casa del bagno non é il caso di inerpicarsi é troppo perigoso, vabbé, allora sai che facciamo caro braccio ti faccio ergere dalla camera sopra quella del cicciotto italiota, ecchissenefrega se sono le 12 della sera e vado a piantare la scala in casa di una familia di cento angolani e ti faccio scendere con una scala di legno con rischio di morte certa, tu sei il braccio! Va bene capo, andiamo. Parlo con l'agente serio in attesa dello show, chiedo proprio a pelle, ma o senhor passa mal? Io sbattendomene - e ci mancherebbe, alla fine sono consumatore - ho chiamato sbirri, pompieri e ci mancava solo l'esercito e la forestale per aprire casa mia, ben sapendo che il contratto di casa mia era in nero, insomma, che mi dite? Certo che potrebbe passar male - una volta di piú in Portogallo una risposta certa é impossível, ma mi sa che questo giro lasciamo perdere, facendo finta di non chiederti nome e cognome del capo. E in effetti fu cosí, perché intanto che parlavamo con gesta circensi os bombeiros entravano da casa delgi angolani in camera mia issandosi con la loro scala da primaguerramondiale e aprivano finalmente la porta. Entro, grabbo violentemente le mie chiavi tra applausi e lacrime e il poliziotto piú serio che mi dice con fare paterno "acontece", sim, é verdade, acontece que numa manhã decideste tornar-te agente, ma fa niente, non tutti nascono intelligenti nella vita, potevi zappare la terra invece ti fai pagare per rompere le palle tant'é non gliel'ho detto - non avrei saputo come panzana. Ringrazio tutti che senza dire né mi né ma se ne vanno quasi senza evacuarmi. A quel punto, beh, finalmente posso andare a dormire. Não, non senza prima aver conversato finalmente in tranquillitá in portobrasitaliano con la cara Isa, aver scritto piú di una stupidaggine su faccialibro e aver ascoltato un po' di musica, insomma, verso le due della notte mi ricordo che domattina verso le 10 arriverá uno sgherro do senhor, bem, allora prendiamo due piccioni con una favazza: rompiamo le scatole alle 2 di notte al senhor e togliamo lo sgherro, ovvero inviamo un messaggio al capo con scritto che tutte le autoritá alfacinhas sono state in casa e diamogli l'idea che non vedono l'ora di conoscerlo, cosí domattina dormo, lui smette subito - disonesto evasore delle tasse porcello sudaticcio - di riposare per il terrore di una visita fiscale, io rido lui piange, bello lo scherzetto e soprattutto saprá che il megabosal che ogni tanto si fa vivo in realtá é abbastanza sgamato e se vuole il 112 lo chiama sul serio. Ah, che notte riposante é stata! Ed é continuata fino alle 10 e rotte del mattino! Fantastico!

venerdì 12 settembre 2008

Parte 2 - UMA NOVA VIDA, OU A VIDA NOVA.

E fu sera e fu mattina. Dunque, questo periodo della mia vita che sto per cominciare, ho pensato di renderlo una parte a se stante nel racconto. Se prima ho raccontato del mese di vacanza-studio-lavoro passato nelle mani di dona professora, ora invece l'inizio dell'Erasmus vero e proprio richiede energie nuove, spazi nuovi, idee nuove per descrivere correttamente - e ainda mais em português - le nuove avventure che mi capiteranno. E allora ben venga la parte due del racconto, con questo breve incipit che vuol essere solo una breve pausa nella lettura. E ne approfitteró per fare - io che sono un egotista rompipalle magistrale - una invocazione alle Muse, per avere la forza, la voglia e l'inventiva per scrivere sempre in maniera interessante tutto - o almeno una parte consistente - quello che mi capiterá qui, e renderlo appetibile alle fameliche orecchie di tutti quelli che avranno gusto di perdere un lembo del loro tempo per condividere con me ció che sto facendo qui.



Muse amate, Muse care,
prole santa degli dei,
suggeritemi che fare
per cantare senza nei,
senza errori, senza tare,
agli etero e ai ghei,
storie nuove e storie strane
storie vere, e panzane,

perché questa invocazione
- non vi voglia disturbare -
renda idee in azione,
ma se vengono a mancare
non mi venga l'apprensione
su di Voi potró contare
per avere nuove idee,
sante, care, amate dee.

Euterpe, rendi felice
chiunque vorrá ascoltare!
Urania celeste, radice
di stelle, mi lascio guidare!
Tersicore danza capace
sulle mie parole chiare!
Polimnia senza niente
riempi d'inni la mia mente!

Talia d'edera e bastone,
estirpami dall'inedia,
festa sia la narrazione!
Melpomene, la tragedia,
non cantarla dannazione
la tua arte non mi tedia!
Cara Erato, io m'aspetto
un limone sotto al letto...

Musa Clio, sta' seduta,
io t'invoco con il cuore,
la tua arte sia elevata,
sia promessa d'eterno amore.
Non badare alla parlata,
ma regalami un bel fiore:
il futuro agognato
del discepolo amato.

Resta solo un saluto,
con l'inchino e riverenza,
alla voce che un aiuto
puó donarmi con pazienza.
Calliope: mai pasciuto
io saró della sapienza
che tu spandi presso me
saggia e buona come un re;

Pensa solo allo scrittore
pervicace nel parlare,
che consuma le sue ore
a sperare di contare
versi giusti e con furore
una musica creare:
dona grazia, dona gioia,
togli tedio, togli noia.

Boa noite a tudos.

domenica 7 settembre 2008

Capitolo 17, ovvero CUMPRIMENTOS A TUDOS, VAMOS VER-NÓS EM SETEMBRO.

Dopo le vicissitudini esaminanti, dopo aver passato una settimana piú o meno in casa per la preparazione e l'apprendimento, insomma dopo aver tenuto un bassissimo profilo, bisognavo di recuperare in alcool e rapporti sociali avanzati, e magari tanto che c'ero potevo pensare ad un ulteriore due di picche. Ma la questione era maggiormente importante rispetto alla situazione che volenti o nolenti si era venuta a creare: il mese era finito, il corso anche, la gente nel giro di un giorno o due sarebbe partita tutta, se giá non era partita; qui bisognava festeggiare l'esame, salutarci, fruire delle maglie un po' puú larghe che le tipe lasciano le due o tre ore prima della partenza, insomma, approfittarne delle meraviglie della cittó.
Adunque, per quella sera ci si organizza per una bevuta collettiva con foto e disastri nucleari al Bairro; fiat Bairro e Bairro fu. Si beve si ride si scherza ormai come usuale, la serata passa bene, alcuni amici vanno a ballare al Lux, io mi trattengo nel mio quartiere preferito con amici. Come testimonianza del fatto che mi sono creato un bel giro di amici, sono costretto a dividermi in 3 per seguire 3 gruppi di amici differenti: quello che andrá al Lux con Umbe, Cate, Vero, Mary e due elementi spagnoli di una babbizie incrível, il gruppo germanofono con Isabel, Judith e altri misconosciuti, il gruppo mixtura con Ughetta, Miriam, Igor, un suo amico lusofono, una irlandese idiota e cubica; collante di questi gruppi: Paolinho che vaga e parla con tutti.
La serata passa bene, si fanno le solite quattro di notte, ma la serata non puó emergere troppo sopra le righe dato che il giorno dopo é pur sempre il giorno dell'ultima lezione e dei saluti conclusivi.
Ovviamente la classe al mattino é decimata, mi presento e vedo un florilegio di occhiali grossi tra cui spiccano quelli cicciuti della dona professora. Al mio sguardo interrogativo, la dona mi indica di sentar-me fora, e che l'ultima lezione si svolga all'aperto. Ogni tavolo della cantina di fronte alle nostre aule era occupato da una classe diversa, col proprio professore/a, intenti in commiati piú o meno formali. Da noi lo scazzo impera. La prof parla con un'altra professora, guarda il caso proprio la prof con cui ha gestito l'esame del DEPLE, mentre noi si parla in tutte le lingue fuorché il portoghese... alla legittima domanda della professora su che lingua fosse quella in cui comunicavamo, faccio la brincadeira e rispondo che in realtá si tratta di un dialetto di Viseu... non vorrei aver fatto la stupidaggine, forse la prof é proprio di Viseu, ma tant'é ormai non interessa piú la questione. Siamo tutti molto stanchi e abbastanza disinteressati, rido un po' con Isa e Megümi, ogni tanto interloquisco con la prof, insomma, il tempo, mestamente, passa. Noto una cosa, e inizio a pensare che abbiamo commesso un errore, un grosso errore... tutti i tavoli, uno alla volta sfodera un regalo, un presente, un pensiero per i professori. Noi ci sollaziamo senza curarci falando ingles. Mi passa davanti agli occhi la scena della classe a fianco alla nostra, quella con paolinho, cate, mary, vero e chi piú ne ha: portano un gran bel mazzo di fiori alla loro giovine e cicciuta prof, tale Connie Cabral, una sorta di mixtura irlando-canadio-portoghese; prof in lacrime, gente disperata, felicitá e benevolenza che si sprecano, amore a profusione e cose cosí. Noi continuiamo indistintamente a farci gli affari nostri. Umbe e Cate non si sono ancora presentati. La prof guarda un po' scocciata l'orologio. Ci aveva detto il giorno prima che avrebbe presenziato quell'ultimo giorno solo per un'oretta, dato che arrivava il suo caro amato marito all'aereoporto e quindi alle 11 doveva telare. Alzo lo sguardo e noto ancora un enorme mazzo di fiori che si dirige verso un'altra professora. Da noi circola aria viziata. Aspettavamo Umberto, quando dona professora sale in cattedra e dice vabbene, allora facciamo queste foto o no? Solo ex-post mi renderó conto che forse si aspettava qualcosa. Ce ne siamo amenamente sbattuti.

Ficooooooooooooooooooo!!!

Allora facciamo le foto! Foto assieme, foto tra amici, foto con Luisa Coniglio, foto a raffica. Con la prof abbiamo un ultimo momento umano, chiediamo come ci ha trovato, come eravamo come classe, bravio, siete stati una classe formidabile, divertente, un po' troppo casinista, ma intelligente e ambiziosa. Valentino si lancia in un motto di pubblicitá per giocattoli per bambini, sim sim nos brincamos muito, mas vamos aprendeer brincando, sim sim. E cosí, dopo le ultime brincadeiras, ci lanciamo nel saluto conclusivo alla nostra dona professora, grazie prof, in fondo ti vogliamo bene, certo, se fossi stata meno hitleriana sarebbe stato meglio, ma insomma noi connie l'avremmo fatta sbiellare. Cicciescamente, la nostra prof si gira e se ne va. Adeus, espero vê-la cedo.
Torniamo al tavolo, sono solo le undici ma il sonno é il convitato di pietra per tutti noi, e presto giunge il momento dei saluti, ma non prima di un simpatico siparietto di un indiano con chitarra che suona alcuni brani portoghesi e poi, per star sicuri, la solita Volare, con momenti italianofoni extreme. Giunge Umberto e inizia lo show dei cumprimentos. Dico a Isa che é inutile salutarci, tanto ci vedremo ancora spesso al mio ritorno, anzi, le dico che ci vedremo sempre tutti i giorni, le risponde con una smorfia tipo mammut incattivito, allora capisco che forse non sará il caso di rivederla proprio tutti tutti i giorni, anche se a me piacerebbe tanto... holy shit.
Ughetta e Miri sarebbero partite il giorno dopo, quindi rimandiamo os cumprimentos alla sera e al mattino; mi rendo conto che non devo salutare praticamente nessuno; guardo Valentino e noto che mi fa segno che ci saremmo visti al Bairro quella sera. Guardo Sonja, e decidiamo che con le vale la pena salutarsi. Ciao é stato un piacere - ovviamente il tutto in inglese - spero di vederti presto e altre frasi di circostanza, lei mi risponde sieg heil e adeus anche a te mia piccola camicia braun. Con Mirabel ci eravamo salutati il giorno dell'esame interno dell'universitá, con Umbe ci saluteremo in aereoporto dato che io e la sua ragazza prenderemo lo stesso aereo, insomma faccio per sollazzarmi e andare a caccia di farfalle quando mi si presenta un tenero personaggino manga di fronte a me...........
In mezzo a lacrime a profusione da parte di molti elementi di altre classi e di fronte alla mia stoica freddezza, direi quasi απάθεια nei confronti di tanto amore profuso tutt'intorno, si staglia in tutta la sua giapponese maestositá la buona Megümi, che mi dice: ooooooooohhh... ma non ride. Zia che figata adesso te ne vai a londra, ti sei divertita qui? Hai appreso un po' di portoghese? Che figata eh? Sim, desculpe, não falo bem português, eu... e intanto il viso da bianco si fa piú bianco. Gli occhi iniziano a riempirsi come degli invasi, io auguro buona fortuna, una perlina esce dall'occhio destro della cara ragazza, ci diamo i canonici baci, le mi saluta faticosamente e la perla di prima cade dritta sulla maglietta, proprio come nei film. La scena é di una tenerezza incredibile, evidentemente é bastato dire domo arigato una volta, yamato due volte e cantarle una canzoncina di dragonball (Dan Dan kokoro ikareteyuku) per conquistarle il cuore. E ammetto che nel mio cuore di gelo e freddo una breccia si é aperta. Grazie Megümi, ti ho preso in giro tanto ma tu non lo sai, ma in fondo ti voglio bene. Yamato anche a te.
E cosí la mattinata si conclude con me che mangio con paolinho in mensa e mi dirigo verso casa, pronto per un riposino importante e la serata di saluto. Ovviamente tutti al Bairro. Baci e abbracci si sprecano tanto, ma ovviamente niente LIMÃO(tm), con tante persone: saluti e baci alle belghe, saluti e baci a un po' di tedesche, saluti e baci a un po' di italiani. Io e il mio caro amico furetto decidiamo di accompagnare all'aereoporto Miri e Ughetta, quindi ancora una proroga di saluti. E proprio al mattino dopo avverrá l'unica scena che mi fará venire un poco di coccolone da commiato. Mattino, aereoporto, Miri e Igor Gonçalo che si salutano. Loro si erano conosciuti due mesi prima, perché Miri ha optato per il doppio corso. Sono stati profondamente amici per molto, e qui il distacco é abbastanza ostico. Siamo alla barriera del Check in, e Miri tira fuori dalla borsa un presentino per Igor. Ma no dai non ti dovevi disturbare, grazie, grazie mille, apriamo il regalo. La scena é tutta loro, faccio un passo indietro e osservo, non devo essere presente. Apre il pacchettino. É un dizionario di portoghese-tedesco tascabile, quanto di piú simbolico e riassuntivo della vacanza. Io ho il coccolone, e penso anche loro, ma fortunatamente riusciamo a rimanere illesi, la tristezza non ci ha preso. Un altro bacio a Miri, alla caramellina, e vola via verso la Germania.
Dopo un paio d'ore portiamo anche Ughetta in aereoporto, e la tensione prepartenza é decisamente stemperata dal ritardo del suo aereo; stiamo un po' in aereoporto, poi verso le due in virtú della necessitá del mio insert insulinico e della cena dallo zio di Igor, ci salutiamo in fretta e furia e scappiamo. La tecnica del saluto del coguaro del Ceará funziona ancora, saluto rapido poco spazio ai ricordi e alla tristezza, cacca culo e via. Ottimo Ughi, sei stata una grande amica. Quando saró meno sfigato sarai la prima a saperlo.
La sera stessa si saluta un altro pezzo di italiani, con Mary e Paolinho che faranno il viaggio assieme, la Vero e un suo amico che se ne tornano nelle loro pizzerie lucchesi, insomma, finiamo per essere io, Umbe, Ricardinho - che se ne tornerá in quel di Porto - e la Cate. Alla fine della serata, saluto il buon Igor, sei stato grande, comunque appena torno il mio Erasmus ricomincierá da te, ma non nel senso omosessuale del termine, ma nel senso che sei stato molto gentile e che so che se avró delle necessitá, bisogno di informazioni circa qualunque cosa lisboêta, so che mi potrai dare una mano. All'aereoporto mi congedo dal vecio, il buon Umbe, sicuramente il miglior amico della vacanza. Ci siamo fatti grassissime risate assieme, brincadeiras spassose e chi piú ne ha piú ne metta. Buona fortuna compare.
E infine salgo sull'aereo con la Cate. Il viaggio sará molto divertente, siamo fortunati perché il pilota é perfetto in ogni manovra, peccato per qualche turbolenza atmosferica, ma soprattutto la crew dell'aereo ride e scherza facendo uno show incredibile. Una volta sull'aereo giá mi viene la saudade, ma so che quella italiana é solo una parentesi. Presto si torna, con vecchi e nuovi amici. Vecchi amici, che forse non si rivedranno piú.
Ma intanto che penso e chiacchero con la cate, mi sovviene un dettaglio, un saluto che non ho fatto, e che in fondo non mi mancherá piú di tanto. Non é neanche quello con la Mary, abbastanza freddo e distaccato. Non é neanche quello farlocco con la Isa, ma tanto ci rivedremo. E' un saluto che non c'é stato, ed é un saluto un po' particolare. Un saluto che fa bau. Traggo la conclusione, dunque, che evidentemente se non mi é venuto in mente niente prima di salire sull'aereo, evidentemente allora non era poi cosí necessario. Beh, lo faccio su un blog, dunque, per recuperare la dimenticanza, un saluto che non arriverá al destinatario ma forse ad una ventina di miei amici stretti, spero basti. Ciao bau, hai fatto di tutto per farti stare sulle palle, e ci sei riuscita. Goditi le tue turbine e i tuoi carrelli, io mi godo la vita.

martedì 2 settembre 2008

Capitolo 16, ovvero O FIM APROXIMA-SE PARTE 2: O SEGUNDO DIA DO EXAME.

Dopo una notte tranquilla e riposante passata a casa, mi sveglio di buona lena per andare ad affrontare i risultati del test del giorno prima e per affrontare gli scritti del DEPLE. Arrivo in classe bello come il sole solo per scoprire che eravamo in 4. Due terzi della classe erano spariti. La prof era sconsolata, e le uscí solo un mezzo sorriso quando disse che era evidente che fossero gli ultimi giorni della classe, perché la popolazione non ce la faceva piú. Certo, anche lei ha messo del suo, perché tonica e severa ci ha messo a fare alcune revisões, esercizi in libertá per prepararci meglio al grande pomeriggio del DEPLE. Adunque, poco alla volta tutti i compari rimasti arrivano, in grosso ritardo ma ci sono, e arriva il grande momento dei risultati.
Valentino... 15. Bom. Bravo.
Umberto... Umberto... questo é il momento della veritá per il vecio, un mês di rapporti scornanti con la dona professora stanno per emergere con durezza. Il giorno prima in realtá lei gli aveva fatto un discorso molto buono e melenso, con tanti complimenti eccetera per i miglioramenti che il vecio aveva avuto negli ultimi giorni, tali per cui era riuscito a superare di giustezza la sua pronuncia spagnolistica e la sua lingua tutta personale, fatta di palavras em libertade spagnole, italiane e portoghesi; certo che quel momento di distensione non era in grado di riappianare un corso intero, e la prof non poteva tenere in conto i problemi col vecio... io speravo almeno in un "Bom", dai vecio, dai, e alla fine... 15! Ottimo! Distensione, felicitá galoppante. Mancava solo l'applauso.
Maribel... 15. Bom. Sconta la pessima pessima pronuncia e la tendenza a parlare spagnolo. Una volta di piú lo spagnolo si manifesta come ostacolo all'apprendimento del portoghese, e in generale all'apprendimento e alla felicitá, quindi si puó facilmente desumere che sarebbe meglio se Espanha, espanhois e espanhol si estinguessero. Mi reputo in tal senso fortunato, vade retro Castilla y Leon.
Megümi... altro elemento rischio. Grammatica perfetta ma scarsissima capacitá di parola e comunicazione e comprensione. Rischia grosso... ma invece ottiene anche lei 15. Azz, quattro 15 vuol dire che abbiamo proprio fatto il compito in 9...
Ughetta, 16. Sarei proprio curioso di sapere che cosa ha fatto di piú di altri, anche se in realtá aveva alle spalle alcuni mesi di studio di portoghese a Roma.
Sonja, 14. Leggi commento di ughetta e ponilo al contrario. Quando sente il risultato non ci crede e fa la faccia di Hitler quando gli dicono che i bottoni che usa sulle mappe non sono armate vere.
Isabel... 17. Ed é arrivato un bel "muito bom". Complimenti a Isabel, brava, capace, e fighissima. 8, da sposare.
Stefáno, come vengo chiamato qui in portogallo. Scena western. Silêncio. Guardo negli occhi la professora. Una balla di fieno taglia la linea elettrica che incorre tra i miei occhi e quelli di dona professora, begli occhiotti cicciotti.

Il risultato...

17. Muito Bom. La professora storce un sorrisetto. É contenta. Io sono felicissimo. Il migliore, in classe, con la Isa. Siamo fatti l'uno per l'altro, e l'unione verrá suggellata da dona professora. Ora siamo pronti per la conquista del mondo. Inizio la danza della vittoria, che é molto simile alla danza della polenta taragna, che é molto simile alla danza del coguaro ubriaco das Minas Gerais. Tutti in piedi per l'inno nazionale.

La prof ci fa passare poi un foglio di carta adesiva tipo post it dove dobbiamo scrivere il nostro indirizzo di casa per ricevere la certificazione della frequenza al corso e il risultato. Mi tolgo la soddisfazione di un'ultima brincadeira, e scrivo il mio indirizzo piú notorio: via feltre, davanti all'esselunga. E' un modo per onorare tutti gli amici che mi hanno inviato cartoline con questa intestazione, ora avró una lettere formale con questo indirizzo. À saúde!
Finiti i festeggiamenti, ci alziamo presto da lezione, verso le 12, per andare a pasteggiare che il test scritto é alle porte. Insulto diverse volte il mio amico diabete che mi obbliga a pasteggiare, altrimenti avrei saltato amenamente il pranzo, e mi faccio una coda infinita per mangiare due grani di riso e un pescetto. Poi peró gli chiedo scusa e gli dico che in fondo gli voglio bene. Se sou assim triste é só para ti, meu amor iperglicémico.

Então, ci dirigiamo verso l'aula anfiteatro 1. Gruppo di italiani piú una palestinese-serba si dirigono compatti verso l'aula. Entrano ignorando le barriere della polizia, e iniziano la pretattica procopiaggioantiesame di pascaliana memoria. Tempo cinque minuti che il piano Schlieffen era stato partorito e iniziava ad essere applicato, ecco che ovviamente falliva perché prorompe dona professora che ci invita con modi non proprio teneri ad alzarsi e a sgomberare. Proprio vero, il piano Schlieffen non sará mai applicato nella sua interezza.
Alle 14.45 inizia l'appello, veniamo chiamati per nome, e si entra; ovviamente un sacco di gente é in ritardo e i cinogiapponesi non capiscono un cazzo. Io sono a fianco ad una sinofila e a Simona. Alla fine dovevamo per forza stare vicini, com certeza. Dopo che gli ultimi arrivati arrivano e dona professora é giá al terzo calmante altrimenti picchia qualcuno - ora che ci penso, una buona descrizione di dona Luisa Coniglio potrebbe essere Wanna Marchi - l'esame inizia, con una bella comprensione scritta. Leggi, incolla, fai associazioni e corrispendonze tra vari testi, piú qualche vero o falso. Niente di trascendentale, lo faccio anche molto rapidamente, non dovrei aver fatto castronerie, a parte l'ultimo esercizio non era difficile.
Finita questa parte, non ci fanno uscire e passiamo direttamente alla produzione scritta. Peró prima succede una cosa molto divertente. Dona professora invita un/una idiota misconosciuto a farsi vivo: aconteceu che uno anziché aver scritto sul foglio il proprio codice CAPLE ha scritto il codice dell'universitá, quindi, il suo esame verrebbe invalidato se non salta fuori e si corregge. Quindi, primo richiamo. Silêncio. Ripete, scandendo meglio le parole. Silêncio. Io penso che possa essere una babba cinese che non capisce niente quindi godo che il suo compito verrá annullato. Sale in cattedra Umberto, alza il cartão dell'universitá e sventolandolo dice che non é quello il codice. Silêncio. A questo punto affare del babbo. Inizia la seconda prova, produzione scritta. E decido di farmi bocciare a tutti i costi.
C'é da fare due lettere, una formale e una informale. La prima, max 150 parole circa, nella quale bisogna spiegare ai colleghi che si sta per cambiare lavoro, e che ci si saluta con una bella cenetta tutti assieme. Quella informale, bisogna scrivere una mail in cui si commenta a Bernardino la festa della sera prima e lo si deve invitare fuori nel fine settimana; max 70 parole.
Innanzitutto, il numero di queste parole é bassissimo. Tant'é che metá tempo l'ho passato a contare e ricontare, poi tagliare e ricontare. Poi il problema dell'argomento. Scrivo nella lettera informale che la festa era bella, stavo facendo lo scemo con delle ragazze ma a causa di un cagotto fulmineo sono scappato a casa, terribile, ma nel weekend usciamo per recuperare. Poi la farsa. Lettera formale. Cari amici, mi spiace lasciare il lavoro che ci ha unito da renderci piú amici che colleghi, ma sono uno spirito libero, mi hanno fatto una proposta "irrifiutável" - catzoooo primo grave errore, le proposte fighe sono "irrecusável" mannaccia... - dal circo di Porto (??), avró un numero tutto per me... ma non piangiamo, vediamoci nel bosco di Sintra per 3-4 banane (?????) e balliamo un po', poi piangeremo... firmato Kiki la scimmia-cannone. Zona bocciature eh?
Intanto Luisa Coniglio con passo a papera va verso un idiota al primo banco. Gli chiede con far retorico: scusa, ma é questo il tuo codice? Sí. Allora perché non rispondi babbizie quando cerco di parlare contigo??? Ti stavi per brasare il compito fosse per me calcione nel sedere e te ne torni in galizia ma oggi é giornata di grazia quindi ti lascio intero. Che babbizie fulminante-lancinante.
Dopo la consegna, breve pausa, e si riprende con la comprensão oral, il mio tallone d'Achille. La comprensione non é stata facile, questo é stato il pensiero in generale dei partecipanti. Soprattutto perché nelle registrazioni venivano usati tutti i termini presenti nelle risposte, ma magari a causa di un impercettibile "não" il senso cambiava completamente. Infatti i nippocinogiappo ci sono cascati tutti, e notavo che mentre gli europei ci prendevano in linea di massima - é difficile fare tutti tutti lo stesso errore - i risoedanti no, cannano felicemente e si compiacciono delle castronerie. Quindi, dopo una firmetta su un modulo, ci dirigiamo alla moviola, all'organização della serata, ei saluti che ormai si avvicinano. I risultati? Qualche mese. Sará una gara tra l'arrivo a casa a milano della pergamena di laurea e certificato DEPLE, sí, perché sicuro l'ho passato, ora c'é solo da capire con quanto.

lunedì 1 settembre 2008

Capitolo 15, ovvero O FIM APROXIMA-SE PARTE 1: O PRIMEIRO DIA DO EXAME.

Devo ammettere che questo mese di vacanza-lavoro-studio é volato mica da ridere. Tra le lezioni di donna professora, le serate al Bairro, os fins-de-semana entre as praias e a cultura, dopo 2-3 milioni di imperiais accumulate e una conoscenza dei locali lisbonesi mica da ridere, ecco che improvvisamente ci si ritrova a rendersi conto che entravamo nell'ultima settimana. Il che voleva dire tante cose. La prima é che avevamo non uno, non tre, ma due esami da dare-fare. La seconda é che bisognava iniziare a pulire casa e togliere la polvere dalla valigia. Le persone iniziavano a rendersi conto che il bel gioco stava finendo, le coppie iniziavano ad avere fremiti da conclusione dell'attivitá di LIMÃo(tm), scopriamo troppo tardi che oltre a gostar o LIMÃO(tm) muitos gostam os PEPINOS(tm), alcuni imprudentemente fanno i conti di quanto hanno speso e si mettono a piangere, altri ridono d'isteria insomma cose normali.
Si scopre che il libro su cui studiavamo praticamente é finito, e Dona professora Luisa Coniglio alza il tiro delle lezioni, se facciamo troppo casino si inalbera, chi fa errori grossolani - spesso il buon Umberto, tanto che le loro relazioni sono crollate miseramente - viene corretto non in maniera solita, cioé con sorrisoni e grasse risate. Vale la pena spendere due parole su dona professora. Dona professora.

Scusate. Bella questa, vero?

Allora, la capa deve essere una supercapa dell'universitá. Lavora lí dentro da vent'anni e passa. Tra le prime cose che ci disse spiccó un "nessuno con me viene bocciato agli esami", insomma, da subito c'é parsa una tosta. Tant'é che al principio del corso comunque ci pressó, a noi italioti, affinché andassimo al corso iniziale: per lei noi costituivamo un rischio, lei non si poteva permettere di dover bocciare qualcuno, ne andava del suo buon nome. Le lezioni, per contro, erano molto interessanti, non erano mai banali, seguivano uno schema preciso che poi, confrontandoci con altri italianti in altre turmas, risultavano essere molto piú cattedratiche di un normale corso intensivo di lingua come quello delle altre classi. La lezione tipo era: nuova lezione di grammatica, chiaccherata di mezz'oretta in portoghese, un po' di comprensão oral - parte per me massimamente complessa per via della sorditá congenita e la naturale incapacitá di capire una lingua diversa dalla mia -, il tutto farcito con esercizi di vario genere e tipo, pausa caffé, ancora qualche esercizio e un'oretta di "então, diga lá!", ovvero un tema di discorso con interventi liberi oppure dialogo a coppie o terne, anche se spesso deviavamo dal discorso di partenza per divagare di argomenti; spesso si arrivava alla cucina, ma altrettanto si parlava di attualitá, politica, gusti personali, e il tutto si concludeva con copiose brincadeiras ou brincadeirinhas, con gli italiani ovviamente che la facevano da padroni, uno su tutti il buon Umbe, una fornace di brincadeiras. La professora ci dirigeva come un esperto e severo - quando necessario - direttore d'orchestra. Io l'ho trovata un'ottima professora, ovviamente non la professora ideale, dato che non era una pornoprof e anche l'occhio vuole la sua parte, e soprattutto aveva questa ansia da prestazione che ci metteva a disagio, perché ogni volta sembrava che ci caricasse di responsabilitá - le sue responsabilitá. Umbe in ogni caso ha avuto quasi da subito l'intuizione migliore: con lei non si viene bocciati. Almeno all'esame interno dell'universitá.
Infatti gli esami sono due, uno dell'universitá, l'altro é il cosiddetto esame del CAPLE, cioé Cursos de Avaliação Português Lingua Estrangeira, e nella fattispecie il nostro é il DEPLE, Diploma Elementar Português Lingua Estrangeira, livello internazionale B1, come un Toefl o un DELF. Nella sostanza sono due esami incrociati, quello dell'universitá solo scritto, il DEPLE invece anche orale. Giorni di fuoco: 27 e 28 agosto; il 27 mattina esame scritto delluniversitá con risultati o dia seguinte, 27 pomeriggio prova orale DEPLE, 28 mattina lezione e comunicazione dei risultati, 28 pomeriggio grande evento con lo scritto collettivo del DEPLE. E fu sera e fu mattina, e iniziano i giochi.
Mi sentivo abbastanza pronto, in fondo avevo studiato un po' questa lingua perché l'idea di seguire delle lezioni a settembre con un prof che mi parla del Portogallo in etá moderna senza capire una parola mi terrorizzava e mi terrorizza ancora adesso. E allora, iniziamo. E ovviamente abbiamo subito capito tutti perché nessuno sarebbe stato bocciato. La professora ci comunica le modalitá dell'esame, ci consegna i fogli, noi iniziamo, in cinque minuti tranquilla tranquilla ci dice che doveva vedersi con una persona, mi raccomando, state bravi e buoni, io sono qui fuori e vi sento bomba, ci vediamo piú tardi, ciao. L'esame dunque é diventato una farsa estrema, in cui io mi sono occupato dei verbi centrando due infiniti personali su due e un tempo passivo composto che non era necessario mettere ma tanto che c'era diciamo che godo e lo metto; le preposizioni, mio grande tallone d'Achille, sono state campo per l'area tedesca della classe, in fondo loro ne hanno tre e quindi se le sono dovute studiare bene. Il silenzio caló solo quando si trattava di fare la composição escrita, e lí vabbé uno non puó copiare, ma certo se aveva un dubbio era il caso di chiedere. La prof entró in classe un paio di volte e smaccatamente fece finta di non vedere e sentire. Note di merito a Megümi che non ha copiato nulla e ha fatto tutto per conto suo e in parte anche Isabel. Io ho passato tanto e chiesto qualche preposizione, ma certo la situazione era cosí farsesca che anche se non volevi niente qualcosa arrivava di far suo. Dopo un'ora e mezza la prof ritira i compiti, cioé, dopo che eravamo passati alla moviola e avevamo finito tutti gli esercizi, con alcuni che smaccatamente avevano delle correzioni a penna estreme, abbiamo consegnato e ci siamo andati a prendere un caffé. Al ritorno abbiamo fatto un esercizio di comprensione orale, ma guarda il caso, non c'era il cd e dunque la professora ha dovuto leggere moooooooooolto lentamente tutti i testi. Anche io che sono un caprone nella comprensione ho capito tutto alla prima mandata. Fine dei giochi del mattino. Desiderio di sapere quanto abbiamo preso, nessuno aveva lontanamente timore di essere stato bocciato, era solo una questione di Bom o Muito Bom. Schema dei voti:
0-8 --> insuficiente
9-12 --> suficiente
13-16--> bom
17-20--> muito bom
Ovviamente il mio obiettivo era MUITO BOM, anzi, MUITO BEEEEEEEEEEEEEEEEM.
Vedremo.
Reparto orale DEPLE. Che é una sorta di E.R. medici in prima linea. Molte persone mi dissero che sapevo parlare bene in portoghese, ma la mia solita diffidenza prevalse. Peró la fortuna mi bació sulla punta della lingua, perché l'orale funzionava in questa maniera: ingresso in coppia, due studenti per professore, durata 25 minuti, presentação di un paio di minuti, - tipo chi sei cosa fai perché dove quando - sorteggio di un argomento e discussione libera, con il-la prof che non deve intervenire (si noti, la prof non é la professora ma un'altra) e dare un voto in quinti. In sostanza, lo schema voto del DEPLE é uguale al precedente, con 5 punti per produção oral, 5 per produção escrita, 5 per comprensão oral e 5 per comprensão escrita. Obiettivo, ovviamente, é muito bom. Dicevo della dea della fortuna. Succede che la mia compagna per l'orale scopro essere Simona, la ragazza serba della nostra classe, perché cosí ha deciso il dio dell'ordine alfabetico. Orario delle operazioni: 17.20. Verso le tre e mezza vado con Simona e altri alle aule ove si svolgerá il salasso orale. E si configura il dramma. In realtá sti catzuti di studenti si presentano all'ora che piú piace a loro, per cui i professori prendono a boba la gente presente e la chiamano a fare l'orale. Nell'attesa Umbe ed io ci prodighiamo a seminare un po' di zizzania facendo credere ad una povera ragazza che un prof sta bocciando tutti - falsissimo - ma questa cade in paranoia. Ovviamente non le diciamo che era una brincadeira. Umbe é in bestia perché deve fare l'orale con una cinese, e sa che i cinesi non parlano molto ma soprattutto lo fanno male. Io sono tranquillo. Fino a quando la nostra prof chiama alcuni nomi - ovviamente non presenti - ma! interviene una ragazza. Guardo la Simo. Panico. La prof chiama altre due persone. Non ci sono. Chiama Simona. Catzo. Vanno a fare l'orale. Catzo. Rischio cinese o giapponese CATZOOOOOOOO Umbe mi fa una brincadeira e dice che c'é una babba cinese emimuta che era in elenco ma non ha risposto tanto é babba, e che quindi sará con me. Finisce la Simo, bene, tutto ok, vai tranquillo, la prof chiama. Stefano... Umberto. Siamo noi. Possiamo entrare? Prego! Penso, siamo entrambi italiani, non dovremmo fare l'esame assieme. La prof lo scoprirá troppo tardi. E poi quando si lamenta un poco che siamo entrambi italiani, intervengo dicendo che Umbe é un italiano del nord, io del sud, é come mettere uno di Porto con uno dell'Algarve, ilaritá, la prof dice che allora l'esame sarebbe impossibile perché i due non riuscirebbero a parlarsi e umbe interviene dicendo che sará in fondo cosí quindi vabbé tanta ilaritá regole del gioco e presentatevi in qualche minuto. La mia presentazione fa cacare. Mi incespico un po', parole in libertá, canno il primo verbo - in sostanza dico "io mi chiama", e penso che la tecnica della chiusura delle vocali finali del giaguaro portoghese non sia stata sufficiente - passo la mano a Umbe un po' desarrumado. Dopo la sua presentazione, estraiamo il talloncino della fortuna. Tema di dibattito: le lettere in via di estinzione. Non si scrive piú, si usa solo il mezzo elettronico. Ma... avevamo fatto questo tema in classe un paio di settimane fa... mi limito a ripetere quello che giá avevo detto. Con Umbe c'é grande intesa, parliamo, brincamos, rimos. La prof ascolta abbastanza compiaciuta. Mi sciolgo anche io, va bene. Riesco a dire che io manderei le lettere alla mia ragazza, solo che lei non esiste; Umbe risponde da vero portogofono con un "Que giiiiiiro" cioé "maddaiiiiiiiiii" suscitando ilaritá geral. La conversazione procede molto bene, quando finiamo le cose da dire. La prof ci invita per un altro minuto a parlare di una altro argomento... da estrarre. Risultato: si parla di cucina, ancora il tema l'avevamo dibattuto qualche giorno prima in classe, quindi... si parla di baccalá, del libro 1000 e un modo per cucinare il baccalá, dico che dalle parti di Umbe si mangia il baccalá, lui interviene dicendo che sí ma lo fanno solo in un modo, e sua nonna lo fa con litri d'olio e latte, e lo fanno con la polenta bianca, insomma, un successo. Usciamo brincando e sollazzandoci. La prof ci dice che é andata "muito bom". Che sia da augurio insomma. Vabbé, andiamo a farci una cervejinha e godiamoci il momento, domani i primi risultati e vediamo com'é. Grandi ragazzi!!!!