lunedì 17 novembre 2008

Capitolo 11, ovvero CONTAMOS SOBRE UM FIM-DE-SEMANA... GIRO.

Bene bene bene... anche quest'anno Natale é il 25 Dicembre, anche quest'anno Pasqua casca di Domenica, mancano circa 34 giorni al mio rientro in Italia, e io qualche simpatica novitá da raccontare guarda il caso ce l'ho! Eccomi qua, una volta di piú seduto al pc, che mi ascolto i miei cari Boston, pronto per un paio di acontecimentos interessanti. In sostanza si tratta di un fine settimana iniziato venerdí mattina che, oltre alla canonica dose di Bairro Alto (serei bairrista por sempre...), si é arricchito di alcuni episodi divertenti o quantomeno stravaganti. Dunque, bando alle ciance - dato che é anche parecchio tempo che non scrivo - e procediamo con la narrazione.
Succede che qualche tempo fa una signora che parrebbe distinta, assieme al suo superiore inferiore e abbronzato, decidono che é il caso di porre delle bombe sotto gli atenei italiani, e che in Italia gli studenti, che non erano propriamente d'accordo sulla visione talebana che costoro avevano della cultura, parola lontana dai loro cerebri ipodotati, e decisero di andare in piazza a protestare contro lo sciagurato piano dei minus habens.
Succede che in Portogallo un distinto signore assieme al suo amico decidono di fare grosso modo la stessa cosa che sta succedendo in Italia. Ora, il fatto che qui in Portogallo lo Stato sia piú povero e che quindi bisogni tagliare, anche in virtú della recessione globale, e che il suddetto signore si definisca socialista - forse nell'accezione craxiana del termine - nulla toglie quando non aggrava le responsabilitá delle decisioni prese.
Succede che cosí gli studenti, i professori e annessi e connessi portoghesi scendono in piazza per protestare contro lo sciagurato piano di questi minus habens.
Succede poi che alcuni studenti italiani, che il caso ha voluto portare in terre straniere, utilizzino il raziocinio pre-riforma e dicano: ma se le uni tagliassero i fondi, chi ci perderebbe per primo? Beh, noi! Almeno, non noi direttamente, ma i nostri successori, che si perdono tanta parte di esperienza e vita passata in un altro paese, e la cultura, e il divertimento, e il LIMÃO(TM) - Attenzione torna a grande richiesta il LIMÃO(TM)!!! Grande sorpresa! Ma chi si limoa il LIMÃO(TM)? Limoatori di LIMÃO(TM) su Rieducational Channel! - che, insomma, sarebbe come rubare una parte di vita a dei nostri amici e colleghi. Quindi succede che attraverso Faccialibro, o Caralivro come si chiama qui in Portugal, cominciano a fioccare gruppi italiani di protesta contro i talebani. E poi succede che ne compare uno spagnolo. E poi succede che ne nascono in Europa. E che hanno molta voglia di dire, fare e baciare. In conclusione, qualche testa pensante qui a Lisboa decide che la capitale del Portogallo non deve essere da meno.
E cosí succede che nasce la Lisboa Anomalous Wave. Che altro non sarebbe che un gruppo - ora anche su faccialibro, cercatelo come é scritto sopra per vedere un po' chi siamo, se vi interessa - che ha deciso di alzare un po' la voce per dire che gli alfacinhas non sono convinti che i minus habens abbiano ragione. E per questo abbiamo deciso di fare una manifestazione.

Lo sviluppo della situazione é stato dunque il seguente. Si cerca di spargere la voce a quante piú persone possibili, si cercano di organizzare i materiali, pensare a slogan, ai comunicati stampa, agli obiettivi che vogliamo darci. Alla fine di tutto - e io ammetto di non essere stato particolarmente produttivo, se posso utilizzare un eufemismo - la questione era posta in questi termini: manifestazione davanti all'ambasciata italiana, con manifesti striscioni e autorizzazione per evitare che la polizia portoghese ci prendesse a randellate, il giorno venerdí 14 alle 11. Il mio onestissimo parere, aggravato dal fatto che rientravo nella lista degli organizzatori, era che eravamo giunti ad un livello di improvvisazione e pressapochismo tali che avevo timore di trovarmi tra 15 facce davanti all'ambasciata a giocare a canasta. Il 13 sera decido di non uscire in virtú della responsabilitá gravante. Il 14 mattina arrivo all'appuntamento a Intendente, linha verde, che era alle 10.30, con 10 minuti di ritardo per prendere un caffé. Incontro 7 persone. Tra loro, c'é Till, Lise, il suo amico Pieter, o Pedro, o non so come si chiamano sti diavolo di Belgi, un altro Belga. Mi pongo molti dubbi sul mio futuro. Eppure la gente é tranquilla. Passano i minuti. Poco alla volta un po' di gente arriva. Sono scettici i primi, meno i secondi, piú felici i terzi. Un po' di gente c'é. I cartelli ci sono, i manifesti anche. I fischietti anche - il mio fischietto in alluminio della Carlsberg preso direttamente al bar di românica sfigura tanto che mi chiedono se ero io o un vigile urbano, per la gioia del mio onore - e la voglia di fare é spropositata. Arriviamo all'ambasciata e cominciamo a fare casino. Arriva la polizia, che inizia a conversare con alcuni di noi. Sono molto ben disposti, alle volte anche interessati, chiedono perché abbiamo chiesto di fare una manifestazione, perché in Italia si fanno quelle cose e cosí via. Insomma, va tutto bene. Facciamo casino, siamo galvanizzati, abbiamo voglia di farci sentire. E la cosa bella é che la gente aumenta. 25, 30, 40... alla fine siamo in 53 inclusi stranieri, circa 45 italiani, che secondo alcune supposizioni é circa il 15-20 percento della popolazione italiana erasmus a Lisbona. Per quel che c'é riguardato, é stato un grande successo. Pacifici, rumorosi, vogliosi di dire la nostra, un piccolo spettacolo per i portoghesi e i nostri stranieri al seguito. E soprattutto la grande idea che quelle stesse persone che definivo in qualche post fa l'anello mancante tra l'uomo e la scimmia, hanno dimostrato ampiamente la scintilla di divinitá che brilla nel cuore: alla fine non siamo solo macchine per la Super Bock e la Eristoff o per gli Hatú, ma forse un po' di teste pensanti c'erano. Persone che erano andate a letto presto per prepararsi fisicamente alla manifestazione, altre che erano state al Bairro fino alle cinque e avevano dormito 2 ore perché dovevano scrivere i cartelloni, qualche straniero che era lí per partecipare o solo guardare e divertirsi quando poteva benissimo starsene a casa a dormire amenamente, gente che aveva lezione e l'ha saltata, gente che era lí per caso. C'eravamo tutti. Anche chi non c'era.
Alla fine, ció che abbiamo prodotto, oltre a qualche migliaio di foto e video, sono state una mailing list per continuare l'avventura; due interviste - di cui una mia - ad altrettanti stranieri - a me é toccata una black block tedesca muiiiiiiito fixe, al capo un belga biondo -, un'altra intervista mia in diretta a Radio Sapienza - con figura di merda perché anziché dire "abbiamo iniziato alle 11 qui, ossia alle 12 ora italiana" ho detto "alle 10 ora italiana" -, un documento consegnato all'ambasciatore italiana che candidamente ci ha chiesto perché eravamo lí a manifestare e che ha ampiamente dimostrato di non sapere niente di tutto ció che stava accadendo in Italia, e per finire un po' di rovina di fegato dato che un caro amico, nel mezzo della manifestazione, disse le peggiori parole: ragazzi guardate lá c'é un supermercato aperto. Tempo 5 minuti ecco il vino di peggior qualitá possibile - il vero vino da manifestação - e un fiume di birra dello stesso tenore. La giornata é stata fantastica, e quando verso l'una ce ne siamo andati, ho risolto di portare Till a casa e per la prima volta abbiamo mangiato in 5 nella mi cucina, ho preparato per me, Till, Diego, Ele e Marti una buon piatto di spaghettini scotti con un sughetto cipolla-tonno-pomodorini ciliegia che era una favola, e poi Budino Barack Hussein Obama made in Galicia. In una parola: eccezionale (anzi, eccezzionale, come l'errore che commisi al tema di italiano della mia maturitá numero 1).
Dopo aver superato l'ostacolo del venerdí sera, partito giá a fegato pieno e con i vicini di organo che chiamavano la polizia, segnato peraltro da un simpatico evento che m'appresto a raccontare, intervenne la fantastica sera di sabato segnata da una spassosissima festa capoverdiana. Ma torniamo al venrdí un attimo. Venite con me(TM)...
Decido di uscire venerdí sera e andare al Bairro, zona dalle mille emozioni e altrettanti duedipicche. Non sapevo di nessuno che fosse lí, ma cosa si vuole che sia, basta andare e la magia del bairro é che qualcuno si trova in ogni caso. Arrivo e non c'é nessuno. Pace, aspetteremo. Mi muovo circospetto col mio lettore Mp3 in giro, non vedo nessuno, mi dico "andiamo da Sergiano (Serge, il capoccia del caricaturas, locale mais barato do Bairro, ndr) e prendiamoci una birra nell'attesa". Non arriva nessuno. Eccheccazzo, ma che é? Ascolto Studentessi. Da qui al niente arriva una simpatica turma, e guarda un po' c'era anche la mia migliore amica slovacca. Costí, altresiddetta il mio ultimo due di picche, penso che abbia raggiunto il livello di conoscenza delle lingue europee di un poliglotta dalmata, e poi nelle sue fattezze é una che da sobrio la noti per l'altezza, da sbronzo o quantomeno con qualche filtro in meno nella testa non vedresti l'ora di saltarle addosso, e a mente fredda il dí seguente ti poni qualche dubbio sulla liceitá delle tue azioni passate. Sta di fatto che costei in 3 ore, una delle prime volte che l'avevo vista e c'ero uscito assieme, s'era lasciata conquistare da un italiano, io in tre uscite non ci avevo ancora combinato niente, quindi decisi di darmi una mossa. Era successo che al mio tentativo di avvolgimento aveva risposto con una testata, come si direbbe da queste parti, uma cabeçada a Cais de Sodré, e la peggiore frase che un uomo maturo vorrebbe sentirsi dire: io voglio rimanere tuo amico. Ah, l'Erasmus! Mai in vita mia avrei pensato di avere una AMICA slovacca! Insomma, vedo che arriva svettante dall'alto del suo metro e quasi novanta, e mi ci fiondo. Come va come non va, cosa ascolti, Elio, che é voglio sentire ascolta ma non ci capisci niente fa niente; ma tu... aspetta, io ho letto su faccialibro che ti piace la techno-trance, e si dá il caso che piaccia anche a me, e ho la canzone giusta per te, Dj Tiesto, Suburban Train, paura eh? Tempo venti secondi e mi zanza il lettore intero e la mette in loop per circa 2 ore. 120 minuti diviso per 6,34 minuti (matematizzato a 6,5 unitá) significa l'ascolto ininterrotto della stessa canzone per 18,46 volte. E poi io sono il ripetitivo, não é? Mi chiede in virtú della nostra profonda amicizia di madargli la canzone, le dico che la sera stessa gliel'avrei mandata. Non riuscendo perché gmail fa hahare, come direbbero le mie coinquiline toscane, decido in virtú della nostra insanabile amicizia che pongo la canzone nella mia chiavetta USB e gliela porto, alla prima occasione buona. Dopo 4 giorni e un dito di polvere sulla chiavetta, gliela consegno oggi. Di fronte a tanto stupore e alla domanda legittima ma tu vedi sempre Veronica, l'altra mia amica slovak, potevi lasciarglielo a lei, grazie caro, le rispondo, cara, ci tenevo a dartela a te, perché siamo amici. Tié, a Tiesto, al treno e all'amicizia.
Pronto, torniamo a noi. Grande festa capoverdiana, con inizio sabato pomeriggio alle 5 circa, io, con la calma dei giusti e l'affetto dei cari(TM) vado in leggero ritardo - ma concertato - alle 20.30 contando che Igor e compagnia bella mi avrebbero raggiunto lí. Arrivo, entro alla festa.

Ci sono solo neri.

Ho capito cosa significa "sentirsi in minoranza". Saluto tutti con tanta simpatia e calore, ma ovviamente il mio quasi candore sardo coperto con barba di una settimana non é sufficiente per camuffarmi da capoverdiano. Incontro o Paulo, a Carla e a Laura, come va, tieni fatti un drink, ora si mangia. I capoverdiani sono simili ai brasiliani, perché musica a palla, hanno ballato sempre, ininterrottamente, alcuni per bere un po' ma era un macello. Arrivano Igor e gli altri, tra cui Marouska, cara amica greca, che la sera prima era attaccata ad una mia gamba in condizioni che si possono definire solo ed esclusivamente con la parola Eristoff. La percentuale di bianchi rispetto al resto della popolazione con l'arrivo del cavalleggeri portoghese raggiunge circa il 25 percento, con la notabile esclusione di 3 polacchi che non sono riusciti a fare piú di 5 metri oltre la porta di casa. Mangiamo? Si mangi! E ragazzi che roba, mai mi sarei immaginato di mangiare una zuppa cosí fantasticamente buona. Una zuppa di ceci, mais, pollo e chouriço, e chissá che altro dentro, ma cosí buona che nonostante non avessi fame ne ho mangiata circa 3 piatti... pazzesco! Un giorno spero di poterla fare. Carla e Laura mi invitano a ballare. No, parecem dançar com uma feixe de madeira, não, 'brigadinho. Dai dai dai. Mi faccio un drinkino del mio vino da battaglia, 0,79 centamos al minipreço cada garrafa, vedo che igor tenta un po' goffamente di danzare, bene, allora al richiamo successivo decisi di non tirarmi indietro. Povera Carla. Io credo di aver imparato a muovere un po' le chiappe come mi diceva, il problema che la ragazza non era propriamente un lavandino, anzi, diciamo che mmmhh... piacevole graziosa visione capoverdiana... sta di fatto che la coscienza di ballare con un paletto conficcato nella gamba non deve piacere a nessuno, men che meno ad una ragazza, e non era possibile spacciarlo per il nuovo cellulare a forma di calippo. Tant'é, mi sento evidentemente ancora piú imbarazzato quando si complimenta con me dicendomi "parabéns, parabéns menino italiano! Beata la ragazza che ballerá contigo, insomma, si sente che voi italiani, ah, la passione!". Vabbé, la passione... quanta filosofia per qualche etto di essere umano...

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