domenica 7 settembre 2008

Capitolo 17, ovvero CUMPRIMENTOS A TUDOS, VAMOS VER-NÓS EM SETEMBRO.

Dopo le vicissitudini esaminanti, dopo aver passato una settimana piú o meno in casa per la preparazione e l'apprendimento, insomma dopo aver tenuto un bassissimo profilo, bisognavo di recuperare in alcool e rapporti sociali avanzati, e magari tanto che c'ero potevo pensare ad un ulteriore due di picche. Ma la questione era maggiormente importante rispetto alla situazione che volenti o nolenti si era venuta a creare: il mese era finito, il corso anche, la gente nel giro di un giorno o due sarebbe partita tutta, se giá non era partita; qui bisognava festeggiare l'esame, salutarci, fruire delle maglie un po' puú larghe che le tipe lasciano le due o tre ore prima della partenza, insomma, approfittarne delle meraviglie della cittó.
Adunque, per quella sera ci si organizza per una bevuta collettiva con foto e disastri nucleari al Bairro; fiat Bairro e Bairro fu. Si beve si ride si scherza ormai come usuale, la serata passa bene, alcuni amici vanno a ballare al Lux, io mi trattengo nel mio quartiere preferito con amici. Come testimonianza del fatto che mi sono creato un bel giro di amici, sono costretto a dividermi in 3 per seguire 3 gruppi di amici differenti: quello che andrá al Lux con Umbe, Cate, Vero, Mary e due elementi spagnoli di una babbizie incrível, il gruppo germanofono con Isabel, Judith e altri misconosciuti, il gruppo mixtura con Ughetta, Miriam, Igor, un suo amico lusofono, una irlandese idiota e cubica; collante di questi gruppi: Paolinho che vaga e parla con tutti.
La serata passa bene, si fanno le solite quattro di notte, ma la serata non puó emergere troppo sopra le righe dato che il giorno dopo é pur sempre il giorno dell'ultima lezione e dei saluti conclusivi.
Ovviamente la classe al mattino é decimata, mi presento e vedo un florilegio di occhiali grossi tra cui spiccano quelli cicciuti della dona professora. Al mio sguardo interrogativo, la dona mi indica di sentar-me fora, e che l'ultima lezione si svolga all'aperto. Ogni tavolo della cantina di fronte alle nostre aule era occupato da una classe diversa, col proprio professore/a, intenti in commiati piú o meno formali. Da noi lo scazzo impera. La prof parla con un'altra professora, guarda il caso proprio la prof con cui ha gestito l'esame del DEPLE, mentre noi si parla in tutte le lingue fuorché il portoghese... alla legittima domanda della professora su che lingua fosse quella in cui comunicavamo, faccio la brincadeira e rispondo che in realtá si tratta di un dialetto di Viseu... non vorrei aver fatto la stupidaggine, forse la prof é proprio di Viseu, ma tant'é ormai non interessa piú la questione. Siamo tutti molto stanchi e abbastanza disinteressati, rido un po' con Isa e Megümi, ogni tanto interloquisco con la prof, insomma, il tempo, mestamente, passa. Noto una cosa, e inizio a pensare che abbiamo commesso un errore, un grosso errore... tutti i tavoli, uno alla volta sfodera un regalo, un presente, un pensiero per i professori. Noi ci sollaziamo senza curarci falando ingles. Mi passa davanti agli occhi la scena della classe a fianco alla nostra, quella con paolinho, cate, mary, vero e chi piú ne ha: portano un gran bel mazzo di fiori alla loro giovine e cicciuta prof, tale Connie Cabral, una sorta di mixtura irlando-canadio-portoghese; prof in lacrime, gente disperata, felicitá e benevolenza che si sprecano, amore a profusione e cose cosí. Noi continuiamo indistintamente a farci gli affari nostri. Umbe e Cate non si sono ancora presentati. La prof guarda un po' scocciata l'orologio. Ci aveva detto il giorno prima che avrebbe presenziato quell'ultimo giorno solo per un'oretta, dato che arrivava il suo caro amato marito all'aereoporto e quindi alle 11 doveva telare. Alzo lo sguardo e noto ancora un enorme mazzo di fiori che si dirige verso un'altra professora. Da noi circola aria viziata. Aspettavamo Umberto, quando dona professora sale in cattedra e dice vabbene, allora facciamo queste foto o no? Solo ex-post mi renderó conto che forse si aspettava qualcosa. Ce ne siamo amenamente sbattuti.

Ficooooooooooooooooooo!!!

Allora facciamo le foto! Foto assieme, foto tra amici, foto con Luisa Coniglio, foto a raffica. Con la prof abbiamo un ultimo momento umano, chiediamo come ci ha trovato, come eravamo come classe, bravio, siete stati una classe formidabile, divertente, un po' troppo casinista, ma intelligente e ambiziosa. Valentino si lancia in un motto di pubblicitá per giocattoli per bambini, sim sim nos brincamos muito, mas vamos aprendeer brincando, sim sim. E cosí, dopo le ultime brincadeiras, ci lanciamo nel saluto conclusivo alla nostra dona professora, grazie prof, in fondo ti vogliamo bene, certo, se fossi stata meno hitleriana sarebbe stato meglio, ma insomma noi connie l'avremmo fatta sbiellare. Cicciescamente, la nostra prof si gira e se ne va. Adeus, espero vê-la cedo.
Torniamo al tavolo, sono solo le undici ma il sonno é il convitato di pietra per tutti noi, e presto giunge il momento dei saluti, ma non prima di un simpatico siparietto di un indiano con chitarra che suona alcuni brani portoghesi e poi, per star sicuri, la solita Volare, con momenti italianofoni extreme. Giunge Umberto e inizia lo show dei cumprimentos. Dico a Isa che é inutile salutarci, tanto ci vedremo ancora spesso al mio ritorno, anzi, le dico che ci vedremo sempre tutti i giorni, le risponde con una smorfia tipo mammut incattivito, allora capisco che forse non sará il caso di rivederla proprio tutti tutti i giorni, anche se a me piacerebbe tanto... holy shit.
Ughetta e Miri sarebbero partite il giorno dopo, quindi rimandiamo os cumprimentos alla sera e al mattino; mi rendo conto che non devo salutare praticamente nessuno; guardo Valentino e noto che mi fa segno che ci saremmo visti al Bairro quella sera. Guardo Sonja, e decidiamo che con le vale la pena salutarsi. Ciao é stato un piacere - ovviamente il tutto in inglese - spero di vederti presto e altre frasi di circostanza, lei mi risponde sieg heil e adeus anche a te mia piccola camicia braun. Con Mirabel ci eravamo salutati il giorno dell'esame interno dell'universitá, con Umbe ci saluteremo in aereoporto dato che io e la sua ragazza prenderemo lo stesso aereo, insomma faccio per sollazzarmi e andare a caccia di farfalle quando mi si presenta un tenero personaggino manga di fronte a me...........
In mezzo a lacrime a profusione da parte di molti elementi di altre classi e di fronte alla mia stoica freddezza, direi quasi απάθεια nei confronti di tanto amore profuso tutt'intorno, si staglia in tutta la sua giapponese maestositá la buona Megümi, che mi dice: ooooooooohhh... ma non ride. Zia che figata adesso te ne vai a londra, ti sei divertita qui? Hai appreso un po' di portoghese? Che figata eh? Sim, desculpe, não falo bem português, eu... e intanto il viso da bianco si fa piú bianco. Gli occhi iniziano a riempirsi come degli invasi, io auguro buona fortuna, una perlina esce dall'occhio destro della cara ragazza, ci diamo i canonici baci, le mi saluta faticosamente e la perla di prima cade dritta sulla maglietta, proprio come nei film. La scena é di una tenerezza incredibile, evidentemente é bastato dire domo arigato una volta, yamato due volte e cantarle una canzoncina di dragonball (Dan Dan kokoro ikareteyuku) per conquistarle il cuore. E ammetto che nel mio cuore di gelo e freddo una breccia si é aperta. Grazie Megümi, ti ho preso in giro tanto ma tu non lo sai, ma in fondo ti voglio bene. Yamato anche a te.
E cosí la mattinata si conclude con me che mangio con paolinho in mensa e mi dirigo verso casa, pronto per un riposino importante e la serata di saluto. Ovviamente tutti al Bairro. Baci e abbracci si sprecano tanto, ma ovviamente niente LIMÃO(tm), con tante persone: saluti e baci alle belghe, saluti e baci a un po' di tedesche, saluti e baci a un po' di italiani. Io e il mio caro amico furetto decidiamo di accompagnare all'aereoporto Miri e Ughetta, quindi ancora una proroga di saluti. E proprio al mattino dopo avverrá l'unica scena che mi fará venire un poco di coccolone da commiato. Mattino, aereoporto, Miri e Igor Gonçalo che si salutano. Loro si erano conosciuti due mesi prima, perché Miri ha optato per il doppio corso. Sono stati profondamente amici per molto, e qui il distacco é abbastanza ostico. Siamo alla barriera del Check in, e Miri tira fuori dalla borsa un presentino per Igor. Ma no dai non ti dovevi disturbare, grazie, grazie mille, apriamo il regalo. La scena é tutta loro, faccio un passo indietro e osservo, non devo essere presente. Apre il pacchettino. É un dizionario di portoghese-tedesco tascabile, quanto di piú simbolico e riassuntivo della vacanza. Io ho il coccolone, e penso anche loro, ma fortunatamente riusciamo a rimanere illesi, la tristezza non ci ha preso. Un altro bacio a Miri, alla caramellina, e vola via verso la Germania.
Dopo un paio d'ore portiamo anche Ughetta in aereoporto, e la tensione prepartenza é decisamente stemperata dal ritardo del suo aereo; stiamo un po' in aereoporto, poi verso le due in virtú della necessitá del mio insert insulinico e della cena dallo zio di Igor, ci salutiamo in fretta e furia e scappiamo. La tecnica del saluto del coguaro del Ceará funziona ancora, saluto rapido poco spazio ai ricordi e alla tristezza, cacca culo e via. Ottimo Ughi, sei stata una grande amica. Quando saró meno sfigato sarai la prima a saperlo.
La sera stessa si saluta un altro pezzo di italiani, con Mary e Paolinho che faranno il viaggio assieme, la Vero e un suo amico che se ne tornano nelle loro pizzerie lucchesi, insomma, finiamo per essere io, Umbe, Ricardinho - che se ne tornerá in quel di Porto - e la Cate. Alla fine della serata, saluto il buon Igor, sei stato grande, comunque appena torno il mio Erasmus ricomincierá da te, ma non nel senso omosessuale del termine, ma nel senso che sei stato molto gentile e che so che se avró delle necessitá, bisogno di informazioni circa qualunque cosa lisboêta, so che mi potrai dare una mano. All'aereoporto mi congedo dal vecio, il buon Umbe, sicuramente il miglior amico della vacanza. Ci siamo fatti grassissime risate assieme, brincadeiras spassose e chi piú ne ha piú ne metta. Buona fortuna compare.
E infine salgo sull'aereo con la Cate. Il viaggio sará molto divertente, siamo fortunati perché il pilota é perfetto in ogni manovra, peccato per qualche turbolenza atmosferica, ma soprattutto la crew dell'aereo ride e scherza facendo uno show incredibile. Una volta sull'aereo giá mi viene la saudade, ma so che quella italiana é solo una parentesi. Presto si torna, con vecchi e nuovi amici. Vecchi amici, che forse non si rivedranno piú.
Ma intanto che penso e chiacchero con la cate, mi sovviene un dettaglio, un saluto che non ho fatto, e che in fondo non mi mancherá piú di tanto. Non é neanche quello con la Mary, abbastanza freddo e distaccato. Non é neanche quello farlocco con la Isa, ma tanto ci rivedremo. E' un saluto che non c'é stato, ed é un saluto un po' particolare. Un saluto che fa bau. Traggo la conclusione, dunque, che evidentemente se non mi é venuto in mente niente prima di salire sull'aereo, evidentemente allora non era poi cosí necessario. Beh, lo faccio su un blog, dunque, per recuperare la dimenticanza, un saluto che non arriverá al destinatario ma forse ad una ventina di miei amici stretti, spero basti. Ciao bau, hai fatto di tutto per farti stare sulle palle, e ci sei riuscita. Goditi le tue turbine e i tuoi carrelli, io mi godo la vita.

1 commento:

NonnoHenry ha detto...

Però io la giapponesina l'avrei provata...sai era un carroarmatino davvero speciale....

..ovviamente parlo alla cieca non avendo visto una foto della stessa!