venerdì 26 settembre 2008

Capitolo 4, ovvero A SEMANA ANTES AS ÁULAS: DESCANSO, CERVEJINHAS E TÃO SANGUE!!! parte 2.

Affrontato l'argomento burocratico-medico, sempre nel brodo cornice della piú totale nullafacenza, bisogna spendere qualche parola in piú, a mo' di approfondimento, al capitolo precedente, che tratta anche in parte l'universitá portoghese, dato che tanta parte del mio prossimo futuro sará, umma zumma baccalá, casa delle libertá.
Allora, la struttura dell'universitá é molto molto diversa da quella di Palazzo Nuovo o di Festa del Perdono: é spansa in tanti edifici non particolarmente enormi, in un area un po' brulla ma molto ampia non a caso chiamata Cidade Universitaria. Mettiamola in questi termini: é come un campus universitario americano venuto su un po' male e un po' sporco, con gli edifici delle P.N., ovvero Pavilhão Novo che ricordano le aule di via mercalli, con l'erba che assume quei tratti giallini tipo aree semidesertiche, con le mense che odorano amorevolmente di bacalhau, insomma, mi piace un casino questo look decadente che pullula qui a Lisbona. E qui il discorso va esteso anche ai lavoranti, persone tranquille e pacate che se non hanno voglia di fare ti invitano cortesemente a tornare il giorno dopo e scrostarti dalle scatole. Adunque, avevo degli impegni burocratici da assolvere, o meglio, che volevo assolvere prima dell'inizio delle lezioni: essenzialmente formalizzare l'iscrizione, far firmare un paio di cose, e inviare tutto a Torino. Per chi mi sta seguendo, giá sa che niente di tutto questo é riuscito a concretizzarsi, se non l'iscrizione. Infatti bel bello un giovedí lisbonese come tanti altri mi dirigo alla URE, la famosa Unidade de Relações Externas della faculdade, lá ove c'era il famoso ufficio erasmus. Essendo come al solito uscito la sera prima, ero giá tutto trafelato e ovviamente in ritardo: quest'ufficio come tanti altri nel mondo non so bene perché rimane aperto 15 ore a settimana, dalle 9.30 alle 12.30 per 5 giorni. Mi precipito trafelante all'ufficio, approssimandomi ivi alle 12.20. Una persona normale direbbe, chemmefrega che mancano dieci minuti alla chiusura, vorrei venire accolto come tutti a qualunque orario d'apertura, insomma, vorrei essere un cliente come gli altri anche qui. Faccio segno ad una signorina ammodo sentata all'interno del pertugio, che manco a dirlo fa il gesto piú diffuso in tutta la penisola iberica: attenda, prego. Scatta l'ora X. La tipa esce. Avverto odore di presa in giro, non so come mai. Mi chiede, con gentilezza cosa devo fare. Beh cocca, devo formalizzare l'iscrizione. Allora fai cosí cicciottello: torna domani tra le 9.30 e le 12.30 perché ora qui é tutto chiuso, porta fotocopia del documento alt aspé ce l'ho, ah ce l'hai? Sí, ho tutto... sguardo serio. I nostri occhi si incontrano in un turbinio d'amore burocratico e fancazzista... é passione pura. Mi fa entrare e compiliamo assieme come due piccioncini degni della segreteria del PCUS tutte i documenti. Si stupisce persino che abbia la fotocopia della tessera sanitaria, hai visto zia? Sono stratonico meglio dei germanici omini, e parlo persino portoghese. Mi consegna cumuli di materiale assolutamente inutile dandomi informazioni assolutamente inutili dato che mi erano giá arrivate dal curso de Verão, una SIM portoghese con 2,5 euro dentro e un biglietto di andata e ritorno per la metropolitana. Firmo le cose e me ne vado tra complici sguardi documentari, mentre la segretaria caccia via in malomodo una tedesca venuta per lo stesso motivo. Prima di lasciarla all sua strssantissima pausa pranzo, le chiedo se gentilmente mi puó indicare come e quando posso parlare alla Professora Doutora Excellentissima Sua Santidade Dona Maria Leonor Garcia da Cruz, ovvero la mia coordinatrice Erasmus. Mi dice stizzita - azz ho commesso un errore, il nostro amore di carta e timbri sará per sempre compromesso - che non é a lei che mi devo rivolgere, ma ai coordinatori Erasmus, cioé i Ss. Corrêa Monteiro e Cosme, del Departemento de História. Che ricevono esattamente il giorno dopo al Dipartimento stesso. Grazie mille, io vado, buon pranzo, ma la magia era giá finita: mi guarda senza quel brillío d'occhi come se ci fosse una lettera da smistare al rettore, ho commesso due errori imperdonabili, addio e scusa.
E questa é la fine dei giochi. Uno a zero per me, direi senza problemi, in realtá il bello doveva ancora venire. Circa la segretaria travestita da Braida, professori eccetera giá si é parlato. Il lunedí mi vedo in universitá con Igor per sollazzarci un po' prima che iniziasse finalmente la mia prima lezione, storia del Brasile 1, alle 6 da tarde. Per star sicuro arrivo in universitá alle 10 del mattino, per acclimatarmi e prepararmi. Non ho nascosto a nessuno il fatto che avessi un po' di timore, soprattutto per il fatto della lingua e della comprensione. Mi dico, to' guarda, é lunedí, potrei andare a vedere se dalla Braida c'é qualche novitá e magari i professori! Mi avvicino alla porta. Lei come al solita fa finta di non vedermi. Dopo venti minuti entro la porta, mi fa cenno con la testa, capisco e senza cambiare espressione al volto esco dalla stanza. Ah, il Portogallo! Patria vera di santi e navigatori, di ritardi e ritardati, di nani e divani, barche vere e finte Braida! Una volta di piú mi stupisci per la tua calma, pacatezza, fermezza d'animo e indifferenza pombalina, per i tuoi professori trinitari e per le tue segretarie desculpe espere, per il tuo bacalhau à bráz e per il profumo del Tejo alle 3 di notte... un minimo di organizzazione i tuoi dei dimenticati non te l'hanno regalata?
Aspetto trepidante le 6. Conosco meglio un amico di Igor, tale André, estudante de engenheria e in quanto tale giá da me ribattezzato gasolineiro. Mi insegna un po' di palavrões, come 12 o 13 sinonimi per dire tette que giro e altre parolone utile per una comunicazione piú adatta al Bairro. Sono le sei. Le emozioni si rincorrono, mi avvicino alla sala PN10, vedo che c'é un po' di gente vaiiiiiiii dai diamine che si comincia sono due anni che non faccio lezioni e ora sono in portoghese che megascimmiaaaaaaaaa sei e cinque guardo le fighe e provo emozione sei e dieci guardo le fighe e provo sentimenti di buoni propositi sei e quindici inizio a tremare, passo dalle fighe ad una vegliarda che parla in portoghese lentamente e comincio ad essere scostante sei e venti tutte le fighe entrano in un'altra classa e mi rimane solo la vegliarda, 4 ragazzi, la desolazione del corridoio vuoto e tanta apatia. Sono tutti erasmus. Dove sono i portoghesi? La vegliarda che passa alle 1000 parole al minuto senza respirare ci invita ad uscire, il prof non ci sará. Portogallo, Portogallo... ah caralho!
Passo un bel post lezione-che-non-c'é-mai-stata a bere cervejinhas con gli amici appena conosciuti, finalmente un verdadeiro tavolo Erasmus: si conta un italiota, uno spaniardo, un catalagno, un francofono, un crauti e una flamenga figa. Evvai!
Giorno dopo. Inizia il corso di Archeologia del Tardo Antico. Alle 14. Ma stavolta sono piú furbo io. Passo davanti al dipartimento di storia, ma non voglio entrarci, oggi voglio tutelarmi. Vado alla bacheca di Storia, e vedo quell'amorevole aviso che dice che le lezioni di Storia del Brasile iniziano il 25; bene, almeno ho la certezza che inizieranno... poi butto un occhio alla bacheca di archeologia, e trovo ovviamente un aviso che invita i gentili studenti di Arqueologia da Antiguidade Tardia a tornare lunedí 29 per iniziare le lezioni. Insomma una volta di piú sono in universitá a fare niente. Almeno ho la magra consolazione di non essere l'unico in questa situazione: incontro periodicamente tutti i miei compari del corso di Brasile che vagano disperati per l'universitá per iniziare lezioni che non inizieranno mai. Giorno successivo. So per certo che comincia alle 18 al solito PN10. Ma stavolta sono ancora piú furbo, e la dea della giustizia mi da ragione ancora una volta. Foglietto targato universitá e firmato il 26, cioé il giorno stesso, con scritto che le lezioni iniziano il lunedí della prossima settimana. Cornuti, eh stavolta ci vuole proprio... insomma, non ho proprio niente da fare qui, e fino a lunedí saró ancora in vacanza. Niente lezioni, niente di niente. La massima della farsa é la presentazione dell'universitá agli erasmus: alle 13, tutti stipati in un'aula che dovrebbe chiamarsi anfiteatro e io avrei chiamato bocciofila, mi riempono di fogli e informazioni che giá sapevo, oltre al fatto che la presentazione é condotta dalla mia innamorata burocrate che peró non si ricorda di me o piú probabilmente mi ignora... affari tuoi cocca, i miei timbri non saranno mai tuoi. Ovviamente le informazioni recatemi non mi servono a un bel niente, perché siccome sono a metá tra licenciatura e mestrado devo andare a recepire informazioni peculiari dalla grande capa segretaria dell'URE.
Ma questo racconto che potrebbe chiudersi cosí, nella tristezza per una settimana di energie spese per il nulla, non sarebbe proprio verdadeiro. Adunque bisogna sottolineare due simpatici eventi: la Praxe, ovvero la goliardia portoghese: gente mediamente ubriaca, tanti tanti tantissimi tutti vestiti con un vestito molto compíto e nero, con un mantello steso sull'avambraccio che nella prima settimana accoglievano le matricole con canti, scherzi e riti degni della migliore goliardia. Unici problemi: fanno espectáculos solo la prima settimana dell'universitá e sono poco violenti. I miei amici goliardi saranno contenti di sapere che soprattutto gli iuresperiti sono i piú aggressivi e che a Coimbra pare siano anche piú violenti. Seconda scenetta carina: in realtá ho partecipato ad una lezione, ma un po' particolare: la lezione di italiano di Igor presso la sua universitá... é divertentissimo vedere come le persone straniere imparino la lingua italiana e che errori commettono, per esempio i portoghesi non hanno coscienza dell'uso delle consonanti doppie e pronunciano tutte le parole con l'accento piano e non sdrucciolo; mi sono anche dilettato nella lettura di un testo grazie all'accondiscendenza della professoressa di italiano. In generale direi, que giro!!!

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