Capitolo 5, ovvero A PRIMEIRA DIA NA UNIVERSIDADE. UMA TARDE ALEMÃ.
Le campane suonino a festa, che le donzelle escano col loro miglior vestito e lancino i petali, ciambellano, si dia inizio al corteo!! Ecco che uscendo dalla classe nel panico piú totale dopo lo show del test di portoghese, il miracolo si compie, e io torno ad abbaiare. Evito accuratamente la mia classe, e mi lancio con l'ormai famosa tecnica del giaguaro verso la gentile fanciulla d'origine teutonica. Ciaocomevatuttobenecoméandatalaprimalezionelamiabbastanzabenecertoltestéstatoncasinomasicuramentandrábenepoiiodevofarlobeneattutticostiperchésaicome tavevodettoioasettembriniziolelezionienonpossopermettermidinoncapireilportoghesebau - respiro - che ne pensi? Ah, posso offrirti un caffé? Un italiota che offre un caffé fa sempre centro, ho pensato. "Yes.". É giá pazza di me. Si conversa amenamente, gradisce il caffé pagato 45 cents na cantina da universidade, ma soprattutto da brava alana mi pone tutta una serie di domande di tenore pratico. "Mezzi pubblici, abbonamenti, iscrizione al corso, mensa.". "Bau.". É sicuramente spiazzata dalla mia magistrale organizzazione padana, in 3 giorni ho abbonamento ai mezzi pubblici, casa, conoscenza dei posti verso il centro, um telemovel, e sono messo meglio di una tedesca. Eh eh cara amica, deve ancora nascere la kraut in grado di fregarmi... quanto sono bravo a prendermi in giro. In ogni caso. La leção é finita da poco, la prof ci ha detto che avrebbe corretto il test no fim-de-semana e ci aveva congedati, dunque chiedo alla mia nuova amica del cuore, "fai qualcosa? Qualunque cosa tu volessi fare, sappi che ti daró una mano e non mi scolleró da te neanche con il viakal. In tutto questo, come ti chiami?"; "Laura", con una R arrotata molto francocruccofonicamente. É un amore di R. E io: "Bau.". Cosí inizia uno dei pomeriggi piú faticosi della mia esistenza.
Primo step: andiamo a Campo Pequeno per fare l'abbonamento ai mezzi pubblici. Io, gonfio e spavaldo, dico: tranquilla zia che in un giorno avrai un pass tonico tutto nuovo e sbrillucicante tutto per te. Dopo un'infinitá di tempo in coda, riusciamo a fare questo dannatissimo form, attraverso il quale scopro che lei si chiama Laura Cavaco Da Silva, come il presidente della repubblica del Portogallo. Precisa a menina! Portoghese dentro e krauta fuori, sembra una merendina.
Nel frattempo si parla e conversa del piú e del meno, di cosa fa nella vita, di cosa faccio io oltre ad abbaiare, di cosa ci facciamo in Portogallo. La cosa interessante é che i nostri ameni dialoghi spesso sono inframezzati da lunghi silenzi... inquietante. In realtá io, da grande e appassionato conoscitore della cultura dei cavoli sottaceto, so che la discrezione gota alle volte va preservate, e cercavo di evitare una certa invasivitá, con risultati abbastanza buoni: tecnica della carota e della carota, prima sollazzo, poi silenzio. Sono una vera faina. Lo step successivo é o almoço. Cerchiamo la quadratura del cerchio: lei cerca un cellulare, io un frigorifero, andiamo in un centro commerciale e cerchiamo ove mangiare. La scelta ricade sul centro commerciale di Campo Pequeno. Piccolo, carino, a modo. Ci ritroviamo in un posto che mi ricordava molto un altro centro commerciale, nel lontano 2005, a Figueira da Foz: in sostanza si tratta di una piazza circolare all'interno delle mura dello shopping center, piú o meno grande, piena di sedie e tavoli ove mangiare, e as lojas tutt'attorno piena solo di ristoranti e fast food. Carino, é un polipolio quasi da concorrenza perfetta. Giriamo tutti i ristoranti alla ricerca di qualcosa di agradavel. Ci fermiamo in un posto in cui le prende lasagne agli spinaci - e scopro che é una mangiaerba - mentre mi lancio in un enorme piatto di carne con riso che non riusciró a finire. E si parla, e si tace, e si parla, e si tace. Ogni tanto si ride, ogni tanto la prendo in giro con pessimi risultati, mentre io continuo a ridere come un cretino, anzi no, direi come la giapponese della mia classe. Caffé, sigaretta - ovviamente non fuma -, e poi andiamo a caccia dos electrodomesticos di cui abbiamo bisogno. Troviamo uma loja de telemoveis che fa al caso nostro. Le suggerisco persino il modello del cellulare, ovviamente il mio. Sembrava me qualche giorno fa, che chiede um telemovel com um numero, o mais barato que há. Tenho um Alcatel a 24,90 banane, no grazie, preferirei un Nokia, lo avete? Sí ma costa di piú, vabbé quanto costa, 39,90 foglie di fico, sí va bene lo prendo, aspetti che inserisco la scheda, ha 5€ di credito, grazie ecco la frutta. Felici e pasciuti usciamo dal negozio, anzi non so quanti felici, in realtá so che lei é felice perché sorride diciamo una volta ogni 2 chilometri, quasi quanto un litro in un SUV; ma questo é il mio piccolo segreto, la gente al massimo vede una rapariga che cammina con fare un po' da wrestler che non sorride mai con a fianco un poco di buono barbone. Senti cara amica del basso Reno, conosci mica un centro commerciale un po' piú grosso che abbia un frigorifero da 17 litri? Andiamo al taglio inglese, está bem.
Quante figate al taglio inglese! Mi ricorda la Rinascente e la Galeria Kaufhof. Ma devo averlo giá detto da qualche parte. Cerchiamo la zona dei frigoriferi. Ci finiamo quasi per caso, abbiamo preso l'ascensore per andare al supermercato piso -2 e invece siamo finiti al piso 5, elettrodomestici e altro. Niente frgoriferi, sembrano costare troppo e da 17 litri non ci sono. Tant'é. Bau bau arf arf sí sí senti io non prendo niente ma ti faccio compagnia. Ci sediamo in un bar dopo ere geologiche di camminate su é giú per Lisboa. Una coca alla spina sembrava una benedizione divina, mentre le mie viscere non sarebbero tanto d'accordo. Ricevo una telefonata. Ma chi é col numero portoghese che conosce il mio numero portoghese? Tó guarda, un amico della mia Beatrice. Dimmi hai bisogno, sí, tutto bene, te? Sí, sí, non c'é problema, io abito in rua gonçalves crespo 23, dai ci troviamo... senti sono al taglio inglese, fammi uno squillo quando sei a Picoas che ti vengo incontro. Sí, sí, a dopo, ciao, ok, ciaociao ciaociaociao. Finisco una chiaccherata e una silenziata a base di carota con la mia Kölsch preferita e ricevo ancora una chiamata. Sí, ah, sei a casa, sí, abbia pazienza, sono al taglio, tempo di arrivare, ti sggerisco di prenderti uma imperial... sí dai, allora a fra poco. Tesoro, dobbiamo andare, devo fare un favore ad un amico, peró sí fico dai vieni anche te cosí ti faccio vedere o meu quartinho portuguesinho. Tá bem, vamos. Giungiamo a casa mia dopo un'altra amena camminata con un sorriso a 4 denti, tante stupidaggini, humour italiota non colto, silenzio prussiano ben colto, passo lungo e ben disteso, da São Sebastião a São Jorge de Arroio, incontriamo il mio amico, certo un amico di Beatrice non puó che essere mio amico anche se é la terza volta che lo vedo. Saliamo, abito qui. Hai bisogno di una mano con la valigia, no ci penso io, va bene. Ecco la mia casina con il mio frigorifero enorme. Bella eh? Appoggia pure qua la valigia e il portatile. Gli altri? Hai visto come sono attrezzato bene? Vera organizzazione padana! Bau bau sole delle Alpi fede'alishmo fushi'le. Sono contento che ti piaccia la casa, mi onori, e forse é la prima volta che lo fai.Tá bem caro amico, quando torni a prendere le tue cose? Va bene ci vediamo sicuramente presto. Direi che possiamo scendere, io vado dall'indiano a prendere una cisterna di Sagres, noi ci vediamo presto e con te tesoro bau bau arf? La mia cara amica alché mi dice che stasera una sua compagna di camera nell'ostello, italiota, si trova con altri amici ad andare ad ascoltare o fado. Ci scambiamo il numero de telemovel, ci diamo un encontro di massima all'edificio sovietico a Picoas. Sí, ci vediamo stasera, stammi bene, até logo. Imbarazzo. Mi avvicino per salutarla come penso si convenga con una ragazza con cui si é in confidenza. Teutonia portami via. Miracolo. Lei mi porge la mano.