martedì 12 agosto 2008

Capitolo 8, ovvero FALAMOS UM POUCO EM PORTUGUÊS

É segunda feira, ovvero lunedí mattina, perché os portugueses, essendo avanti, fanno iniziare la settimana con il secondo giorno. Esco di casa trafelato come al solito perché é bello fare tardi la sera con gli amici al Bairro, ma svegliarsi poi al mattino pensando che verrai giudicato da un donnone non é proprio rilassante. Tá bem, prendo la mia amorevole metropolitana per l'universitá con l'occhio a mezz'asta e mi preparo al peggio, ovvero alla resa dei conti su quale corso saró tenuto a frequentare. Arrivo in uni. Entro in classe, ovviamente in ritardo di quei cinque minuti che mi avrebbero reso piú tranquillo. Desculpe, foi atrasado. Il simpatico donnone, dona Luisa, stava rendendo i compiti. Due ragazze si alzano e migrano altrove, erano quelle brave, i miei pensieri vengono confermati quando mi viene detto che nomadizzavano in un corso superiore. Dona Luisa guarda un foglio. Quem é Stefano? Io, sospiro con voce flebile, conscio che il momento era giunto. Lei inizia a parlare a raffica, colgo solo le cose piú importanti. La comprensione scritta é ottima, nessun errore, perfetto, complimenti. Ma... no l'incipit del discorso era troppo buono, non mi puó cacciare via a pedate... la lingua con cui hai scritto non é portoghese. Lo so sono qui apposta. In realtá, non é neanche spagnolo. Lo so, quella lingua da sfigati mica la voglio imparare. E per giunta non é neanche italiano. Beh, ci mancava che scrivessi in italiano, anche se forse cosí mi sarei fatto intendere meglio. Diciamo che é una lingua tutta tua. Gh. Ascoltami bene cicciottello italiota, io ti invierei in un corso iniziale, soprattutto perché non sopporto gli italiani che arrivano qui e pretendono di fare gli spacconi, peró lascio a te l'onore della scelta. Effettivamente é una scelta rischiosa. Ho pochi secondi per dire qualcosa di intelligente, anche se l'unica cosa che mi veniva in mente era seu um macaco, seu um macaco; rischio di fare un corso troppo tosto e non apprendere niente, e magari essere anche bocciato al DEPLE, il Diploma Elementár - Português Língua Estrangéira, diciamo il TOEFL portoghese, oppure fare un corso iniziale in mezzo agli asiatici senza avere poi una preparazione adeguata per quando inizieranno le lezioni. Beh, ottimo. Un ragionamento sopraffino se sviluppato in 2 secondi e mezzo. Macacos, macacos, macacos. Poi la bocca parla da sola: não não queria estar aquí, trabalhar muito, sim sim, macacos cervejas quarto limpo hai visto quante parole so? Mi guarda, mi giro verso l'altro italian fan presente in classe, lui é rimasto, é una punta d'onore ormai, mi rigiro e intanto penso al povero Marcus che si é alzato no, basta, io sto. Guardo dona Luisa negli occhi, faccio uno sguardo tipo giaguaro pulcioso, lei scuote la testa. Lavoreró dona Luisa, non demorderó, saró tuo, ma voglio rischiare tutto e prendere tutto. La prof continua a correggere e consegnare i compiti depois passiamo all'unitá zero del libro, l'unitá Revisões.
Il corso di lingua che sto seguendo é molto interessante, e la prof molto capace. Certo, ci fa lavorare sodo, ma devo dire che ne vale la pena. Le unitá dei libri si consumano rapidamente, la classe é attiva e volenterosa, un po' chiaccherona ma abbastanza coesa. Dopo ancora qualche giorno di partenze ed arrivi, la classe si presenta composta da:
Umberto, ragazzone di Padova, vorace parlatore, simpaticissimo. Tira in mezzo tutti, parola sempre pronta, interessato, personaggio divertentissimo. Ama viaggiare e la Vespa Piaggio, parla inglese e spagnolo, fa il corso di português per puro interesse. Siamo entrati ben presto in amicizia appena ho avuto il coraggio di staccare il bau-cranio dalla bau-ragazza. Credo di averci guadagnato.
Valentino, giovane siceliota, molto simpatico ma ben piú sossegado di Umberto. E' l'eterno stanco, ma ha motivazioni ben plausibili a ció: é venuto qua per studiare al corso ma lavora anche, in una pizzeria in centro, quindi quando lavora non puó dormire per piú di 5 ore. Eroico.
Ughetta: dolce ragazza romana, sempre impeccabile, magrissima, fa danza da circa 364 anni, studia lingue e também português. Divertente, alla mano, abbiamo avuto modo di conversare piú volte, é una in gamba. Ha studiato portoghese per sei mesi, punta al DEPLE. Con lei, oltre me, si chiude il gruppo di maggioranza relativa, ovviamente quello italiano.
Maribel, ragazza di cui non si capisce l'etá, penso abbia tra i 12 anni (ma si trucca giá come una 45 single un po' sformata) e i 498 (e il trucco sarebbe adeguato), spagnola, era la parlatrice-nastratrice di qualche capitolo fa. Non riesce a pronunciare decentemente una parola in portoghese, la potenza di Salamanca vibra nel suo palato. Non ho avuto modo di conversarci, ma d'altra parte mi interessa poco: cosa potrá mai insegnare a me una di Salamanca?
Cardinal Torquemada, seconda e ultima ragazza spagnola, castigliana per la precisione. Ovviamente il nome non é il suo, ma mi interessa cosí poco che me ne sono dimenticato. Anzi, lo rifuggo: lei é la vera pecora nera del gruppo. Non sopporta la sua connazionale salamancica, lei é di Madrid, quindi superiore. Crede di detenere il segreto ultimo della lingua portoghese e corregge tutti, ma evidentemente non lo detiene e corregeg sbagliato. Interviene nei momenti meno opportuni, ha una pessima pronuncia, seconda solo a quella salamanchesicica, sta sulle palle suppergiú a tutti. A me un po' di piú perché ho il bonus Spagna. Poi vederla sempre cosí perfettina, vestita di tulipani e ballerine, capelli sempre a posto, cosí ciellinicamente detestabile, la rende persino piú odiosa. La Cate, la ragazza di Umberto, ci ha suggerito di farla sclerare un po'. Durante la lezione, uno di noi si deve girare e passare il dito sotto il naso, dicendo, desculpe, tens uma caccolina... il risultato dovrebbe essere sclero e fuga in bagno per estirpare l'alieno verde e sentirsi a disagio perché chissá da quanto aveva la caccoletta sotto il naso ma non lo sapeva. Un giorno lo faró, ma voglio applausi per Tazza.
Sonia, un cofanone austriaco che parla bene in portoghese, ma entro la fine del corso si ucciderá per frustrazione perché la professora non si ricorda mai come si chiama. Ricorda Montgomery Burn con Homer Simpson, lei ha imparato a soprassedere ma in fondo ci resta male. Vorrebbe andare a vedere un film per bambini in portoghese, ma per ora non c'é niente e quando andó a vedere Ratatouille non capí una ciolla. 6,5 , volenterosa.
Simona, ragazza verso la trentina di origine serba. Parla bene portoghese, eppure é ancora al corso elementare. Umberto ha indagato sulla sua persona, e ha scoperto che é sposata da sette anni con un tipo ricchissimo di Cascais, proprietario di un albergo in cui sembra lei abbia vissuto come un prigione dorata. Ma é possibile che in sette anni non abbia imparato un po' di portoghese teorico? La ragazza non ce la conta giusta, vedremo in futuro.
Sugarcnaçodncaubvbav, nome impronunciabile ma soprattutto non scrivibile per una ragazza ungherese che merita un minuto di tempo per essere descritta.
Premetto che gran parte delle informazioni provengono da lei stessa quando a lezione si é messa a parlare di Budapest e dell'Ungheria. Costei é alta grosso modo 165 centimetri, fisico compatto tipo toro, capello rosso innaturale come piace a me, ha quattro canini per ogni corona di denti, occhi neri, ragazza alla mano. A dire come la Peppa, avrebbe 8-9 punti tazza, quindi sarebbe da dire appetibile. Nossignore. Tazza vola alto. Il mio efficace commento fu: ma con tutte le belle mona presenti in Ungheria, proprio un alga del Balaton poteva venire in classe con me? Orrore e dannazione, quale sfortuna ci (plurale maiestatis) capita, quale maledizione ci fu scagliata? Perché tante potenzialitá bruciate in un piatto di Goulash? Non si sa bene perché sia giunta tra noi a imparare il portoghese, ma quello che conta di piú é che costí non nutre desideri italioti, ma ció non fa altro che rendermi piú tranquillo. Ma passiamo oltre.
Isabel. La ragazza bellissima descritta qualche capitolo fa. Devo ricredermi su di lei. Ma andiamo in ordine. Circa uno e settanta, magra come si deve, ha le giuste qualitá per emergere. I primi giorni l'hovista abbastanza sulle sue, e pensando alla teutofonia ho pensato che fosse una ragazza abbastanza scostante e poco loquace. Tesi poi suffragata dal fatto che la vedevo sempre in mezzo a teutofoniche di vario genere e rango. Tesi invece distrutta in una sera al Bairro, in cui trovandola con una sua amica ci siamo messi a chiaccherare e ci siamo proprio divertiti, lei stava al gioco - insomma, dopo che si dice Are you going to hunt some men una simpatica risata vale il voto 10+ Amadori - e si é riso e scherzato. Un giorno a lezione le dissi Hi Isa, I'd like to seat down next to you because I love you, risata e mi fa segno di sedermi, brava. Veramente, impressão muito positiva.
Infine, Megumi. La giapponese dei Manga. Lei ride. Lei dice ooh. Lei studia portoghese sa dio perché, ma tant'é lo fa da due anni e i risultati stentano un po', ma la discolpo perché evidentemente passare dal giapponese al portoghese direi che non é cosa semplice. Tant'é che quando si tratta di comprensão, sono persino piú bravo io, il che é tutto dire. Ma sulla teoria e sullo scritto, é fortissima. Quando sono col mio gruppetto di italianistici la prendo in giro - diciamo che prendo in giro i nippon in generale - per quel loro fare sempre da bambini idioti stupiti. Dici una cosa appena complessa (tipo sono un giaguaro inutile) e ti guardano senza capire alcunché. Dici qualcosa di semplice (tipo sono un coguaro al latte e cacao), e ti guardano stupiti, poi precisi il termine "latte" e sorridono, spalancano la bocca, si mettono le mani sulle guance e dicono ooh, ooh, oóh, aah, aáh, oh! in una sorta di tiritera infinita di fiatelle al sushi e stupore in salsa di soia. Questa cosa puó durare circa dai 10 ooh ai 5 minuti di stupore per termini particolarmente semplici, tipo bicchiere, gomma e penna. Ci ha spiegato che un kimono costa circa 6000€, ha un palmare-dizionario-producicafféallasalsadisoia e fa anche l'ammazza-saké, come ogni giapponese tecnologizzato, é di Oita ma vive da sola a Osaka. Quando per ridere le ho detto che bau era la mia namorada, non ha capito, e lo scherzo é andato in menga, quando le ho detto che era uno scherzo e di lasciar perdere, e che lei me lo aveva fatto il giorno prima, ha riso e poi mi ha ringraziato con 16 minuti di ooh.
Dona Luisa, a professora ou a mulher-canhão, é la grande capa. Lei é l'autrice del libro che stiamo usando, e l'idea é che prenda un botto di soldi per l'insegnamento e la produzione del libro. É una tipa tosta, divertente ma severa, disponibile ed esigente. Mi sento di dire che sia una buona professora. Ha solo un difetto, sembra che porti sfiga. Umberto guida la moto, e alla fine di una lezione stava curiosando sul mio dizionario come si chiamano le parti di una moto in portoghese. Lei si avvicina e dice não, moto muito mal (piú o meno come parlo io in portoghese); alla legittima domanda sul perché fosse male, rispose paciosa paciosa che il suo primo ragazzo é morto in un incidente con la moto. Umberto mi ha narrato una gloriosa strusciata sugli zebedei che fra un po' poteva dare effetti indesiderati, io gli dissi facendo gran copia di corna di solidarietá che doveva lanciarle una macumba mozambican-portoghesa con danza del coguaro annessa. Altra prova, é una settimana che non ha fatto altro che ripeterci che non fosse il caso, se non chi avesse necessitá, di fare il DEPLE, come se continuasse a scoraggiarci. I casi sono due, o siamo una classe di idiotas, oppure conscia del flusso malevolo che fluisce dai suoi occhi, voleva tutelarci.
Questa é la classe che tenterá la scalata del Rio Tejo, questo é il gruppo che volente o nolente tenterá di raggiungere la vetta B1, sotto l'esperta e rognosa mano di Dona Luisa.

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