sabato 16 agosto 2008

Capitolo 10, ovvero ALGUMA FESTA, ALGUM AMOR, ALGUM MACACO parte 2.

Eh sí, perché proprio quei giorni reiniziai a tessere fitte e crudeli trame con la mia attuale teutofona preferita - anche se non sapevo ancora che la solfa sarebbe cambiata presto. Perché niente é come prima, ed ogni taxi pagato é un taxi perduto. Era successo che quei giorni io e a minha querida ci fossimo rivisti diverse volte e che avessimo intessuto qualche dialogo minimale, oltre a qualche silenzio liberatorio, tralasciando completamente la questione. Ho provato un paio di volte ad introdurre il discorso ma il pesce non abboccava, e anzi, sembrava volesse lasciar perdere. Holy shit, adunque terró i miei 2 evangelisti e mezzo di taxi senza rifondare alcunché, ohibó. Parecei-me che la ragazza peró si fosse un po' svegliata, silenziava con gente normalmente loquace e divertente come i risoedanti e il buon Paolo, aveva conosciuto qualcuno del corso finalmente quindi quando uscivo di classe non la trovavo piú come al solito immersa nei suoi voli pindarici in attesa del messia - ovviamente io - con cui condividere un succulento silenzio, bensí ormai era scafata nella condivisione di idee con i nippon in una grande profusione di ooh e aah e ah ah oóh. Parlammo un po', e adunque ci organizzammo per passare la serata della festa assieme. In realtá la questione fu che dopo un'amena chiaccherata record di 3 minuti e lascio ella mi presentó alcune sue compagne di corso provenienti direttamente da Rossija, per mio sommo gaudio. Con la tecnica "scambio di posto del giaguaro australe" mi pongo in mezzo alla compagnia delle 3 russe et cruccofonía, per poter conversare meglio, con il risultato che ho iniziato a parlare un portoghese perfetto e ho quasi ignorato l'amica kraut, per sua somma gioia perché ha fatto una silenziata ben lunga, ascoltava e sorrideva. Ora ho capito il suo punto debole: e non ci sará piú pietá. Ovviamente la serata in universitá si chiude alle nove circa, alché decidiamo di muoverci a massa verso il Bairro, per andare avanti ancora per qualche ora a scofanarci come si conviene alla nostra etá; persino Dona Luisa ci ha preservato dal suo TPC sostenendo che il lavoro a casa che avremmo avuto da fare sarebbe stato descansar o estomagu dalle facezie della serata e dalle sardine alla brace. Ovviamente al prosieguo della serata al Bairro mancarono tanto la germoghese e le russe, ma quando mai mi sarei potuto aspettare il contrario? Pace, passeró una serata italiana molto divertente con tutta la cricca e sa mai che dal cielo non arrivi un bel po' di limão.
E il limone, come si dice in turco, yok. Belle le serate, belle le storie, belle le lezioni di dona Luisa, bello o português che cresce in sapore ed intensitá, ma qui l'obiettivo non é per nulla accomplished. Ovviamente con la fortuna che mi ritrovo avevo puntato molto - ma non tutto - sulla persona evidentemente sbagliata, a meno che con essa scatti limão tipo le ultime tre ore di permanenza qui, come tipicamente funziona nella terra della birra e delle patate. Ma non é detta l'ultima parola. Ho conosciuto meglio le ragazze italiene con annessi e connessi, tutte molto simpatiche e carine, alcune molto, altre meno, alcune free, altre busy. Bisogna rimboccarsi le maniche altrimenti va tutto in menga, e la mia solita maledetta paura delle patate non mi puó ne deve ostacolare una volta di piú, altrimenti mi suicido, e questo é un fioretto. Oltretutto vedere coppie che si creano e sciolgono, gente che fa e che disfa, attivitá ludico motorie orali e quant'altro non appaga il mio senso di timore, e oltretutto non fa scattare la molla per disciularsi; come diceva J-ax, sale l'acido nello stomaco, e se voglio diventare il recordman dei babbi devo solo continuare cosí. Sí, sono estremamente incatzato, ora quando vivevo le avventure e ora che le sto poetando, e sale l'acido nello stomaco. E continuo a ripetermi, ma perché catzo é sempre tutto cosí difficile...
Torniamo a questioni vieppiú facete. Passano i giorni, passano le notti, si affina l'affiatamento soprattutto con la Mary e la Vero. Io e la Mary passiamo una serata al Bairro molto bella, di quelle che si inizia con senti io non so chi sei ah bene questo vale anche per me, dai raccontami della tua vita e cosí via, seduti ad un tavolo di un locale gay-lesbo in fondo al Bairro a conversare finché ce n'é, e ascoltare e ascoltarsi, e ridere e pensare. Bello, mai avrei pensato di passare una serata cosí piacevole con una quasi-perfect stranger, e lí sorse la magia. Peccato che era una sorta di prestidigitazione a senso unico, con me nel ruolo del rapito e lei boh bisognerebbe chiedere a qualcuno, dalla regia mi dicono che non hanno informazioni al riguardo; tant'é, spero sia solo la prima e giammai l'ultima; vedremo.
Il risultato piú interessante per ora avuto grazie all'avvicinamento tra me, Vero e Mary é in realtá che ci siamo organizzati per una due giorni molto interessante, il primo dei quali piú faceto, il secondo piú serio. Il giorno piú faceto era costruito su d'una uscita finalmente alla praia alla scoperta del mare lisbonese, e per quanto mi riguarda il primo mare dopo piú di un anno, da quel San Vincenzo pre-Turchia segnato a Luglio 2007. La destinazione prescelta era Carcavelos, un posto a venti minuti circa da Lisbona dalla stazione di Cais de Sodré, tra l'Estoril e Oeiras. Motivo della scelta: evitare di andare a Cascais, il posto piú terribilmente turistico e costoso vicino alla costa lisbonese, e poi il fatto che a Carcavelos le spiagge ci han detto tutti essere belle, pulite, e frequentate da portoghesi con quindi prezzi abbordabili. E dunque Carcavelos fu; ma ovviamente le cose non potevano andare tranquille e pasciute come ci si augurava. Appuntamento per me e la Mary in Avenida da Libertade alle 9, insomma, bisogna partire in fretta per affrontare bene una gita al mare. Credo di essere arrivato pessimamente in ritardo come mio solito, ma avevo anche l'occhio a mezz'asta, insomma, sono pur sempre le 9 - certo ma allora la prossima volta dai un appuntamento piú tardo e ti sbrighi prima - va bene taccio e vado avanti; da lí dobbiamo aspettare la Vero, che abita a 5 minuti dalla metro verso il Bairro, e poi riprendere la metro per andare a Cais de Sodré e prendere um comboio para Carcavelos. Io e la cara dona Maria Paola ci prodighiamo in svariati discorsetti faceti giusto per passare il tempo nell'attesa dell'amica lucchese, ma dopo venti minuti ancora niente. Io ero quasi felice azz almeno cosí non sono stato come al solito il peggiore per quanto riguarda il ritardo ma adesso la Vero dovrebbe giungere comincia a farsi tardi boh dai proviamo a chiamare. Cellulare squilla ma non risponde. Aspettiamo ancora un po'. Alle 10 siamo quasi preoccupati e le mie scarse capacitá intellettive non mi consentono di reggere bene un discorso faceto a quell'ora. Mari cosa facciamo, andiamo da lei a svegliarla o aspettiamo ancora un po', sí dai andiamo vediamo di inventarci qualcosa, boh. Errore magistrale, mai andare a prendere una persona che abita verso il Bairro, perché se giá la sonnolenza tipica dell'orario mattuttino costipa non poco, farsi anche 10 minuti di rampe ripide a piedi perché bisogna nei fatti salire su una collina faceva rasentare lo svenimento, soprattutto quando c'é in mezzo un cicciotto italiotto come me. Giungiamo dopo svariate centinaia di salite davanti alla residenza dove vive Vero. E' sabato peró, forse non é il caso di citofonare, é mattina, si svegliano tutti e ci arano, sí, convengo, aspettiamo qui fuori e continuiamo a telefonare. Butto un occhio per vedere se c'é un bar a tiro, ma poi penso che se per prendere un caffé devo perdere un chilo camminando e salendo e scendendo forse non é il caso. Attenzione una tipa sta entrando in casa di Vero chiavi alla mano, ci si fionda per chiedere qualche ultim'ora. E candida: entrate, la Vero é in salotto seduta. Monta l'astio. Entriamo e troviamo una sorta di profuga a gambe incrociate sul divano con una copertina avvolta a sé, a metá tra il ridere e il piangere. Che diavolo é successo, no niente di che, no non puó essere niente di che diamine ti abbiamo chiamato per un ora non rispondi ma il cell dov'é perché sei qui insomma contacela. Ecco ieri sera... diciamo che ero in camera, ma avevo lasciato un cellulare qui sotto, sono sceso a prenderlo, e si é chiusa la porta, ecco, le chiavi erano dentro, o senhor é in vacanza e da babbazzo qual é non ha lasciato un mazzo di emergenza a qualcuno, ora é in Alentejo a sollazzarsi, mi ha detto di usare una lima o il coltello per aprire, niente, insomma ho tutto dentro camera, cellulari compresi, ho quello che volevo recuperare ma non avete questo numero é quello con cui parlo al KGB, e io a memoria i vostri non me li ricordavo, insomma un disastro, ora dovebbe arrivare un fabbro per aprire la porta perché i bombeiros a meno che non ci sia una emergenza non vengono, mi toccherá pagare mille dracme per ottenere l'apertura di una porta, insomma perché é tutto cosí difficile, dai se volete andare in spiaggia andate tanto io ne avró ancora per un po', no eh eh ti aspettiamo dai eh eh beh bella storia, gh gh gh me la racconti ancora é proprio interessante, eh he. E io che avevo persino pensato male, mi spice, che rogna del catzo. Tant'é, aspettiamo il fabbro, che ovviamente arriva dopo mille, e con la tecnica aprire porte in salsa giaguara, con due colpi a 120 km/h apre la porta e dice che é giá morta ma ancora non lo sa. Personaggio curioso, mi ricorda qualcuno. In 5 minuti la Vero é adunque pronta, anche se ormai sono le 12, ci fiondiamo in stazione, prendiamo il primo treno buono per Cascais. Saliamo sul treno, mi accomodo ovviamente separato dalle ragazze visto che c'erano solo posti in ternario, e succede che sale sul comboio una comitiva di 20 cioccolati fondente novanta percento, insomma, il paradiso della donna indipendente. Uno sedendosi nei sedili dietro di me e facendo il cretino con un suo amico, mi tira una gomitata sulla testa, leggera, ma comunque una gomitata. Scatta subito la rissa. Comincio a fendere sberle norditaliote a raffica aiutato da due giaguari travestiti da controllori mentre nella caciara gli equatoriali riescono a mettere in salvo le donne e i bambini a costo di ingenti perdite. Al livello berserk e con centinaia di frammenti dentali per terra, decido che é il caso di smetterla di dire stupidaggini, e ricominciare dalla gomitata.
Mi giro abbruttito e con la virtú dei giusti e l'affetto dei cari(tm) pronuncio queste parole, in una antica lingua africana:

Fá balá l'oeuch.

Il tipo prima sostiene un misero desculpe, poi mi guarda sí abbruttito. Compio delle movenze come un'antica danza africana, portando il mio indice alla palpebra inferiore dell'occhio destro e dopo una leggera pressione traggo il dito verso il basso. Un vero uomo di Cassina de' Pecchi avrebbe subito approfittato del mio grossolano errore e avrebbe introdotto una verza nel mio bulbo, ma in Africa non hanno le verze quindi il tipo guarda stranito le componenti somatiche del mio incantesimo, si mantiene abbruttito, ma poi si gira. In realtá mi sono girato prima io perché in un'ipotetica gara ad abbruttimento e poi a sberle avrebbe stravinto. Diciamo che ho attuato una ritirata strategica come insegnano a Caronno Pertusella. Le ragazze mi guardano e mi chiedono che cosa gli avessi detto, e sorridenti si sollazzano della parlata milanese assolutamente fuori luogo. Ma la mia piccola vendetta contro il gomitante l'ho avuta dopo pochi minuti: salgono sul treno due giaguari travestiti da controllori, e molto ordinatamente la comitiva equatorial-gomitante scende. Dopo alcuni altri minuti il treno parte, e guardo sorridente il gomitante abbruttito sulla banchina, e molto ordinatamente oltre la linea gialla.
Giungiamo a Carcavelos addí l'una del pomeriggio, ancora a digiuno e un po' esaurelli, ma in fondo siamo al mare, e allora pensiamo alla salute! Appunto, penso al mio insert insulinico e invoco la gentilezza delle ragazze affinché mi concedano da mangiare. Ok, risposta é panino. Panozzo sul terrazzo di un bar della spiaggia, 2 portate di batatas fritas e tanta voglia di sole. Si mangia, si parla, caffé paglione e poi good life.
Una volta essermi messo la mia tutina "perfetto uomo da spiaggia con Men's Health", puccio i piedi in acqua, solo per avere dopo pochi secondi la circolazione bloccata come se Crystal il Cigno mi avesse colpito con un'aurora boreale perfetta. Propendo per il sole. Si parla si ascolta musica, la Mary si addorma un po', io ascolto un po' di musica con la Vero. Ammiro la dolcezza della Mary mentre dorme trovando una fortunata combinazione di parole: é cosí dolce che sono giá in iperglicemia. Forse alla Vero passó inascoltata, perché quantomeno sono ancora qui che scrivo, ma forse alla dormiente, o meglio finto dormiente o piú semplicemente riposante amica no, col risultato che forse mi sono un po' troppo sputtanato. Ah, o tempora o mores, il mio tempismo ha sempre fatto leggenda; forse sará il caso di scriverci un manuale per le prossime generazioni. Tant'é il pomeriggio prosegue con discorsi seri, faceti, interessanti o no. Ci stanno per raggiungere la Cate e Umbe, bene, ci divertiamo un sacco; insomma ci siamo proprio tutti tranne una cara amica: la crema solare. Sole belva, vento veloce quasi come un giaguaro, quindi perfettamente acclimatati, quindi sole a picco sulla pelle senza accorgersene. Vedremo piú avanti i risultati. Tant'é, Umbe e Cate giugnono con calma perché tra una cosa e l'altra sbagliano strada e si cuccano quaranta chilometri in piú oltre Carcavelos, ma la compagnia arricchita di costoro si arricchisce di contenuti, e si spende altro tempo in amenitá e chiaccherate. Qualche foto, qualche battuta, e il tempo vola. Ma in Portogallo non é necessario avere orologi per capire che ore siano, basta solamente notare che verso le 6 il vento si alza, e tanto. Inizia a fare freddo, e oltretutto se si é in spiaggia il vento 1) in un arenile ti fa diventare una cotoletta, con impanatura di sabbia, sudore e crema solare; 2) in una spiaggia di ghiaietta ti fa diventare il bersaglio di una mitragliatrice: la ghiaietta sollevata é come una riserva infinita di munizioni calibro 0.45 che flagellano le carni; 3) in una spiaggia di sassi solleva la sabbia in mezzo ai sassi con effetto impanante e solleva anche la ghiaia figlia dei sassi con effetto mitragliante, ottenendo una viennese crocifissa. Quando ci sentivamo dei polli amadori abbiamo compreso il significato dell'avvertimento e ce ne siamo andati. Organizzati per la serata, grande evento, ci vediamo a praça do comerço, grande concerto stasera... Craig David. La serata é spesa da me, Mary, Cate e Umbe. Bel concerto. Non ascolterei mai Craig David, se non per una canzone molto carina ma non mi ricordo neanche come si intitola, ma devo dire che il gruppo sapeva suonare bene, e lui tirava abbastanza in mezzo. Certo, un obrigado poteva tirarlo, invece niente. Teoricamente tanto io quanto la Mary dovevamo prendere l'ultima metro, ma la potenza di Craig David é nulla senza controllo, e la Mary sí divertita propende per trattenersi fino alla fine del concerto. E devo riconoscere che la fortuna l'ha guidata, perché dopo il concerto e il bis, ecco che scatta uno spettacolo pirotecnico che quasi mi faceva venire il coccolone alla gola, o anche piú semplicemente un infarto, dato che il primo botto non era stato annunciato, percui al bam mi sono avvitato con la tecnica del giaguaro carpiato e col cuore in gola ho rivolto lo sguardo alle stelle. Dopo lo spettacolo, passeggiatina, e taxi per casa: il giorno dopo ci avrebbe aspettato una gita a Belém.

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