martedì 19 agosto 2008

Capitolo 11, ovvero ALGUMA FESTA, ALGUM AMOR, ALGUM MACACO parte 3.

Ecco che al mattino ci si prepara per la gitarella a Belém. Ordunque, io partivo da profonde e solide basi teoriche, ovvero non sapevo minimamente che cosa ci fosse da vedere lí, quindi mi affidavo alle mie esperte guide, la Vero e la Mary. Questa volta peró fallo completamente la sveglia, mi tiro su dal letto con un ritardo allucinante, allora utilizzo la tecnica del vestimento del coguaro boliviano per lavarmi, vestirmi, preparare un caffé e mangiare una banana il tutto a 120 km/h, tiro fuori dal taschino una macchina per il teletrasporto previamente sintonizzata sulla metro blu di Avenida e mi fiondo lí il prima possibile, ma comunque registrando un ritardo di una buona ventina di minuti, e prodigandomi in numerosi desculpe desculpe alle mie amiche viaggiatrici.
Buono, prendiamo metro per Cais de Sodré e depois um autocarro para ir a Belém. Certo, siamo abbastanza affaticati per le avventure del giorno prima, peró insomma la volontá non manca, e tanto basta per mettersi una borsa in spalla e lanciarsi alla ricerca di qualche avventura.
Belém non é in realtá una cittá, o un paese, o un villaggio, ma un agglomerato urbano che non ha soluzioni di continuitá con la cittá di Lisbona. Diciamo che potrebbe essere una sorta di Cinisello Balsamo lisbonese, tanto che dal centro cittá in pullman per una strada dritta che costeggia la frontiera ci impieghiamo circa mezz'ora. Scendiamo nei pressi della torre di Belém, e stabiliamo un percorso di massima. Ora, Belém é proprio una perlina, tanto che su questa gitarella mi sono addirittura lanciato nella scrittura di uma composição em português para dona Luisa Coelho. Decidiamo che il primo step sará o Padrão dos Descobrimentos, una costruzione recente - risale a circa 40 anni fa - molto pretenziosa, ma devo dire che l'ho apprezzata decisamente. Diciamo che é una sorta di sottiletta di pietra e marmo posta in verticale, alta diciamo 6-7 piani, con sui lati scolpiti gli uomini che hanno reso il Portogallo una nazione di scopritori, a partire da Dom Henrique o Navegador, il re da cui cominció tutto; last but not least, all'interno c'era un'esposizione sulle scoperte e in piú siamo saliti sul terrazzo della sottiletta, ove si poteva vedere una visione fantastica della cittadina e, oltre il fiume Tejo, della statua del Cristo redentore. Siamo passati poi alla seconda attrazione, la torre di Belém, che in realtá é difficile chiamarla torre, dato che é una costruzione abbastanza bassa e neanche tanto grande; certo, é molto carina, in stile manuelino, uno stile unicamente portoghese in grado di saziare i palati ingordi e baroccheggianti tanto quelli piú fini o spartani, poiché riesce a coniugare intarsi e bassorilievi anche molto articolati assieme a elementi di semplicitá come colonne doriche, pareti piatte e semplicitá delle strutture. Se un architetto o storico dell'arte leggesse tutto ció, non mi venga a cercare per farmi del male, almeno ammiri lo sforzo. La torre di Belém peró ha un dato molto importante, oltre alla graziositá delle strutture: essa sancisce il punto in cui il Rio Tejo diventa oceano Atlantico. Devo dire che mi ha emozionato, é come se fosse una linea di partenza o un traguardo per migliaia di navigatori: la torre significa che si é a casa, finalmente.
Dopo qualche foto sui cannoni, qualche gomitata con qualche turista e uno sguardo qui e lá, passiamo al primo piatto forte: il CCB, Centro Culturál de Belém. Ma, accidenti, guarda che ore si sono fatte, ho proprio una voglia matta di insulina. Proposta mia: andiamo verso la cittá, troveremo sicuramente un ristorantino per mangiare e non farci spennare come polli da turismo. Ma non so né come né perché, probabilmente un po' stanchi dal continuo camminare - oltre che per le ore arretrate di sonno - si decide di rimanere all'interno del CCB e allocarci in un ristorante self service ivi presente. Non avevamo la minima idea di cosa ci stesse per venire addosso. Guardiamo a ementa, beh buono, gosta-me muito, sembra pure che i prezzi siano bassi, insomma, cosí facendo un conto dovrei cavarmela con 6-7 euro. Facciamo la lunghissima coda... cosa c'era scritto nel menu non mi ricordo... i piatti sembrano buoni prendiamo intanto il vassoio eh eh non cambieró mai dall'ASPAM al CCP sembre in coda in mensa eh eh... ho un certo presentimento... mah insomma che bei contorni che hanno, facciamo che mi prendo un contorno abbondante e va bene non mangiamo troppo... facciamo la coda... le mie tanto gentili e tanto oneste amiche prendono piatti sí abbondanti... la gente qui certo non lesina sul mangiare... Arriviamo dalla cassiera. Una sorta di vecchia gorgone che quando ci guardava non ci tramutava in pietra ma peggio, che con fare sclerato ci indicó di porre un piatto alla volta su una bilancia. Eh? Pesa un piatto e batte un codice... cento grammi... prende l'altro e lo pesa... cento grammi... sono oltre diciasette euro cocca de mamma, ora li voglio tutti sull'unghia. Cento grammi. Un film di Bruno Liegi Bastogne Liegi. Come spendere oltre 17 euro in Portogallo perché da bosal vero non mi sono reso conto che i prezzi indicati erano per cento grammi. Io presi solo un piatto, me la sono cavato con poco piú di dieci euro. Era dall'ultima volta al kapuziner che non pagavo cosí per mangiare. Che disastro. Ci sediamo ad un tavolo vuoto davanti alla cassiera, che intanto continua a provare una goduria maniacale nel salassare italianifrancesitedeschispagnoliepersinoportoghesibabbi che arrivavano alla cassa con piatti carichi di ogni bendiddio, a mangiare. Silenzio. La coscienza che ogni morsetto ad un fagiolo era come mettersi in bocca una monetina gialla con la bandiera portoghese non é una sensazione piacevole. Mangiamo tutto e lecchiamo il piatto per non buttar via nulla del capitale investito. Cafezinho? Io sí. 80 centesimi. Sí, é come in Italia, ma é il doppio rispetto a quello della mensa in uni, azz, non é possibile, scappiamo da qui subito. Mai fidarsi delle mense nei musei.
Fuori ci aspetta una sorpresa. Mentre la Vero va a telefonare, io e la Mary ci prodighiamo in qualche conversazione. Intanto che parliamo, parte dal pavimento della piazzetta del CCB piú spruzzi d'acqua. Acqua freschissima per appianare il nostro ardore per la mensa e l'arsura per la canicola. Entriamo nel museo, dunque. Diciamo che é diviso in due parti: mostra permanente, con una collezione di arte soprattutto contemporanea, interessanti surrealisti, presenza di un De Chirico, un Liechtenstein e un Picasso, oltre che un'opera che consta in corpo maschile e uno femminile "con bigolo en plein air" come mamma li ha fatti, insomma, mostra muito lindinha anche se não me gosta a arte contemporânea, e invece una esposizione non permanente, questo giro dedicata a Le Corbusier. La Mary si lancia come un giaguaro in visita ad un museo verso le Corbusier, mentre io cerco di prendermela piú comoda dato che di Le Corbusier non é che mi interessi particolarmente. Bella mostra non c'é che dire, ma la Mary non conviene granché, si aspettava di meglio, boh, mi fido, ne so troppo poco di quell'architetto per esprimere un giudizio. Comunque, a me l'unitá abitativa non piace, sono un cialtrone demodé che ama ancora il peristilio. Bene,ora cosa si fa? Allora, Mosteiro dos Jerónimos, vediamo com'é messa la coda, no, ce n'é ancora, direi che lo facciamo un'altra volta va bene? Quella mattina di coda al monastero c'erano circa 40 metri. Ora erano dieci ma sotto il sole cocente era meglio evitare. Bene, abbiamo altre possibilitá? Dunque, musei musei musei, basta evitare quello della marina (gh) che non mi piace, dice la Vero; convengo (gh) perora la Mary, escludiamo anche quello etnologico (gh), vabbene, allora andiamo in quello archeologico, e poi vediamo, e poi ce la sorpresa del giovane insulinsertante. Museo dell'archeologia, ingresso gratuito, mostra dedicata all'arte funeraria preromana ed iberica. Bello, sono molto interessato, peccato che le mie amiche lo fossero meno e in piú iniziavamo ad essere cansadinhos. Non ci perdiamo d'animo e passiamo alle altre sale del museo, visto che comunque la sola sala dell'esposizione funeraria era carina ma un po' striminzita. Sala de tesoro, che dal titolo pensavo fosse il tesoro della famiglia reale portoghese, invece archeologicamente parlando si trattava di monete e gingilli in puro oro - spaventosamente belli - anch'essi di etá romana e preromana e barbarica. Facendo quella zona abbastanza rapidamente, passiamo all'ultima sezione, in pratica un corridoio di reperti romani in Portogallo, molto carino, con alcuni busti di imperatori ormai tendenti al tardo antico. Quando finisco il giro, che ormai é diventato individuale, torno dalle raparigas, che stavano amenamente conversando con um empregado del museo. Grande news! Possiamo accedere al Mosteiro dos Jeronimos senza fare code e a costo zero. Ci guardiamo. Io ci sto io pure va bene andiamo, e c'é vera unitá d'intenti, nonostante stanchezza e sovraccarico. Andiamo, ed effettivamente ne vale la pena. Un monastero bellissimo, con sepolcri di re portoghesi, di navigatori come De Gama, il sepolcro di Luis Camões, il "Dante" portoghese, il tutto in una cornice paradisiaca. A fare il tritaballe, direi che l'unico problema fu l'incontro autentico con l'inciviltá piú pura: nella chiesa c'era uno striminzito cartello con scritto "Silêncio por favor, questa é una chiesa comunque e abbiate pietá", mentre all'interno la gente si prodigava in foto, chiaccherate, insulti, porconi e chi piú ne ha piú ne metta. Tant'é, l'unico appagamento é che non erano italiani, ma normalmente gente di quelle nazioni che giudichiamo tendenzialmente avanzate, come USA, UK, Germania, Nippon eccetera, piú ovviamente gli spagnoli, sempre poco puliti, sempre molto maleducati. Ci spupazziamo il monastero in ogni suo punto, compresa esibizione interna, insomma, ce lo godiamo come si conviene. Qualche foto tra di noi, un minimo di descanso, insomma tranquilli, ormai abbiamo quasi finito. Sono le 4.30, é tutto il giorno che camminiamo, insomma, siamo cotti. Le ragazze vorrebbero fare una cosa per concludere. Dal 1837 pasteis de Belém. Il sogno del diabetico. Tortine che a detta di tutti sono eccezionali, vendute nello stesso negozio da mille, dobbiamo andarci. C'é solo un problema che ci impedisce di arrivare alle dolci pietanze: c'é piú coda qua che al mosteiro al mattino. Il cansado prende il sopravvento, abbiamo arretrato da smaltire, abbiamo camminato tutto il giorno, insomma, andiamo alle 5 verso il pullman che ci riporterá a lisboa. Alla fine della giornata, in lunghe silenziate sul pullman, il piú contento sembra il mio pancreas, ma se anche guadavo bene le mie care amiche, sicuramente si poteva scorgere gioia per una giornata alla grande, tra torri, padrão e un piatto da 17 euros.

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