venerdì 8 agosto 2008

Capitolo 7, ovvero UM FIM-DE-SEMANA NO SIGNO DA TRANQUILIDADE

Ed effettivamente il segno della tranquillitá era marchiato sul mio letto, tant'é che mi svegliai amenamente e con gli occhi rigonfi dal riposo attorno alle doize e meia, ovviamente escludendo la pausa di emiluciditá del famoso insert insulinico delle 8 del mattino. Al mio risveglio compresi che avrei avuto le forze per pensare a cosa inventarmi nel fine settimana solo dopo un pranzo sostanzioso, che mi accinsi in fretta a preparare... golosissima pasta all'olio con queijo flamengo, pane e queijo flamengo, banana e queijo flamengo. Satollo e petante dato l'orario, con l'occhio ancora a mezz'asta, iniziai a pensare, attivitá che non mi viene naturale e che mi implica grossi sforzi intestinali. Ma in fondo ero triste... pensavo al triste esito della serata prima, e non riuscivo a trovare pace. Oggi mi chiudo in casa a lutto. Poi ci pensiamo. Poi ho pensato che in fondo non mi interesava granché la cosa, piú che altro perché non avevo voglia di fare minimamente niente. E di tenere il cervello ben vuoto, cosa che invece mi si confá decisamente. Allora, giornata passata tra faccialibro per le comunicazioni col mondo italiota, un giretto su Europa - diamine non mi capitava di giocarci da giorni, inizio ad avere idea di cosa significhi "cambiamento causa erasmus" e poi, in un moto di autolesionismo e responsabilitá, decisi di togliere la plastica ai libri del corso e fare qualche esercizio per ripassare un po' di portoghese, lingua che notoriamente conosco a menadito. Ma se poi la prof mi trasla di corso? No, non sará possibile, il fatto che stia facendo delle revisões implica che volente o nolente rimarró nel corso a costo di malmenare la prof. Enquanto fazia os exercícios, pensavo a bau, e dicevo... ma se le mando un messaggio mi compare un obice da 150 mm sullo schermo del cell? No no, meglio non complicare la situazione. Ma va va, inviamo. Allora, molto equilibrato e moderato, che tenga le distanze e sia molto forbito, very german style. Ciao Laura senti stase usciamo a farci un drinkino molto easy che non voglio stare fuori troppo sono stanco ieri sera abbiamo fatto tardi e poi volevo quantomento scusarmi se ieri sera ho un po' esagerato quante stronzate io ieri sera non ho fatto proprio niente per farti incatzare e solo che hai un carattere del menga da vera cruccofona ma sei pur sempre una donna allora magari una scusa gratuita ti fará sciogliere come un lembo di manteiga sotto un coltello di uranio impoverito no vabbé alcune considerazioni togliamole, vabbé, mi scuso e vorrei darti 2 feixes de madeira e mezzo per il taxi dell'altra sera. Cosa mi dici? Alché mi siedo. E attendo. Secondo me non mi risponde. Secondo me mi accoltella. Drin drin. Rispondi al telefono. Gh. Ciao io domattina devo svegliarmi mia zia viene a prendermi alle nove. Eh? Sono giá a letto. Ci vediamo lunedí. Che paccottiglia. Vabbé, stasera la passeró adunque sul pc, in fondo non so chi chiamare, e di certo non mi metto da solo in un bar del Bairro Alto a tracannare imperiais e guardarmi attorno. Perdo due diottrie sul computer, e intanto il vento di Lisbona fischia e ulula come un fantasma imbizzarrito. Ogni tanto mi chiedo come mai nessuno voglia entrare in questa diavolo di casa. É figo stare da soli, peró da qui a non sapere come passare un sabato sera... che paccottiglia. Sono felicemente annoiato.
Non contento riesco comunque a deitar-me alle due e mezza della notte. Qui a Lisboa il tempo ha uno strano incedere, come se andasse... all'andatura riportata nella tecnica del giaguaro. Giornata fotocopia. Mi sveglio, colazione-almoço a base di cibo italiano e queijo flamengo. Beh, oggi qualcosa dovró pur fare. E che stare da solo mi limita assai. Non ho testa per andare che so in un museo, o a visitare la cittá. Peraltro non ho neanche idee di dove andare, da dove partire, cosa fare, insomma, poi non ho voglia. L'idea di stare qua un anno mi limita, l'idea é che posso fare tutto dopo. Secondo me mi sto mettendo nei guai. Alla quarta fetta di queijo stabilisco che devo dare un tono alla mia vita. Penso mentre taglio la quinta fetta che qualche giorno fa avevo conosciuto una magistrale bottiglia di Pinot noire... parola d'ordine é ribeccare, sbandare ed attaccare. Europa meridionale attacca Europa occidentale. Tiro fuori il canino delle grandi occasioni e invio un sms a Sabrina, tirami fuori di qui, andiamo a divertirci stasera. Sí, va bene, ci vediamo a Picoas e poi andiamo al Bairro. C'é un posto di un tipo che abbiamo conosciuto, un brasiliano, si chiama Portas Largas, bel posto. Suonano il fado, c'é una fadista abbastanza conosciuta, si chiama Conceição, che canta, e poi ce la spassiamo. In realtá avrei preferito solo la seconda parte del discorso, ma tant'é, l'operazione uscita domenicale coi morti nel cuore é accomplished. Ci troviamo a Picoas, al solito posto, prendiamo la solita metro. Ci mettiamo a chiaccherare amenamente, tanto che non ci rendiamo conto che dobbiamo scendere per cambiare linea dopo una fermata. Si aprono le porte. Ho un attimo di luciditá, questa é Marquês de Pombál, dobbiamo scendere, mi fiondo a 120 km/h sulla banchina craniando contro una cartina della metro. La mia amica non ce la fa. Siamo perduti. Le porte della metro si chiudono tra le grasse risate mentre io mi sbracciavo per indicare al macchinista di aprire le porte. Che babbo fulminato, le metro a Lisboa vanno da destra a sinistra, dunque stavo sbracciando verso l'ultima carrozza, dove forse c'era un angolano che mi avrá scambiato per un conoscente di cui non ricorda il nome. Indico a Sabrina che l'avrei aspettata lí in stazione, va bene, la gitarella a Rato e ritorno dura circa venti minuti, ma poi possiamo proseguire. Scopro che é giornalista free lance, che dopo la scoperta dell'arte cinematografica si sta dedicando all'approfondimento della regia, del montaggio e della sceneggiatura. In gambissima, é veramente tonico parlare con te. Spero un giorno di vedere la tua docu-fiction «Sesto: le radici» ma dovrai perdonarmi se non mi appassioneró, a me il cinema non piace.
Giungiamo al Portas Largas, io sono incaponito da shok elettrici durante la sinapsi pensando ai vini di Bordeaux e ai tour enogastronomici nella Francia del Sud, quando mi rendo conto della situazione. Nel locale c'é solo Luis che ci aspetta. Ciao come va si il mio portoghese é sí migliorato ma comunque parliamo inglese perché sono passato da mamma papá supposta no a acqua viakal português papá supposta no, ho imparato 4 parole e ne ho persa una, insomma, potrei avere difficoltá a comunicare. Ma passiamo alle questioni di sostanza... la bea mona? A boh non lo so porc. vabbé, allora gustiamoci la Conceição. Peró non é serata, non riesco a evadere come l'altro giorno. Non é che il fado si ascolta cosí come elejibó. In realtá la serata prende una bella piega, mi diverto colla mia amica norditalica e Luis, che anche se é spagnolo, diciamo che ci potró soprassedere per ora. Bel fado, bel canto, bello show, cervejinhas a destra e manca, insomma bella serata. E non c'é neanche un presunto a comprometterla. E poi la serata poco alla volta decolla. Primo step, vedo la rapariga piú strabellissima dell'orbe terracqueo. Ovviamente Luis la fa sedere a fianco a lui e attacca bottone, lei é serba, il nome non lo capisco, non che fosse difficile, ma non capivo piú niente. Gli strascichi del canino francofono mi fanno perdere la testa. Riparte il fado, é lé che ascolta, la guardo attonito col mio sguardo da coguaro... poi vedo che farnetica con un tipo nella sua lingua, orrore e dannazione, giá pensavo che appena sarebbe finito il giro di fado avrei fatto un po' di sciov, invece... mondo crudele, fai sedere di fronte a me la cosa piú bella mai esistita e la dai ad un profugo di Novi Sad? Malnato, ora prendo uma cerveja in bottiglia, gliela spacco in testa e lo trafiggo... ma intanto che pensavo quale tortura e morte avrei destinato a mister Voivodina lei e lui erano giá spariti. Occhio non vede, cuore non duole? Nah, tanto ho una sinapsi appena sopra il cervelletto che si é settata su permanente: é la foto di lei.
La serata prosegue con mille conoscenze, Luis entusiasmato per la serata conosce a turno una delle ragazze di Conceiçao che ha cantato nella serata, poi un'altra, poi Conceição stessa e infine persino i chitarristi. Finiscono di suonare e siamo un tavolo finalmente a maioria portuguesa: a noi si é aggiunta anche una ragazza brasiliana che aveva lavorato al brodo verde, il tirannozauro del brodo verde, che oltretutto aveva cantato un paio di canzoni ovviamente tra un paglione e un altro, e un amico dei chitarristi. Il capoccia del locale manda da bere, una parte del quale finisce sui miei pantaloni per colpa del tipo della cameriera che fa rovesciare il mio bicchiere. Peraltro, lei brasiliana, carina, simpaticissima, parla italiano, unici due difetti: ama alla follia Bari - e io e Sabrina non siamo riusciti a capire perché Bari - e il suo tipo, un babbo fulminante carpiato Amadori 10+. Ma le serate divertenti corrono, eccome, e comincia a farsi un certo orario. Domani abbiamo pur sempre lezione, e io sapró se faró parte o meno del corso. Io e Sabri ci intendiamo, é chiusura, a loja está fechada, siamo na rua da Atalaia, sono le due passate e c'é solo qualche moribondo in mezzo alla strada. Si apre una porta, esce un giapponese ubriaco che parla italiano. I nostri amici chitarristi dicono di entrare, no, é tardi, amanhã leção na universidade, la barese travestita da brasiliana ci invita ad entrare, no. Ogni tanto bisogna essere e fare i responsabili. Dormire, domani sapró se saró del corso o no. Sono preso bene, il taxi ci porta a Picoas, sulle strade del sogno.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ste, sei il mio eroe, il tuo blog è bellissimo! *.*

kazam82 ha detto...

Se sono il tuo eroe, allora sappi che sono tuo, tutto tuo, puoi far di me quello che vuoi. Perç devi venire a Lisbona ok? Baci tesoro!