martedì 26 agosto 2008

Capitolo 12, ovvero ALGUMA FESTA, ALGUM AMOR, ALGUM MACACO parte 4.

Fiat festa!!! Fiat irmã!!! Grandi news, grandi investimenti, grandi scimmie! Tra una lezione, un panin ludro ma ancora senza limãos, si avvicina il momento ostico della vacanza: si sta completando il mio primo quarto di secolo. Certo, la cosa non mi preoccupa piú di tanto, insomma, essendo immortale, sará solo il primo di un infinito numero di quarti di secolo. Certo, o cabeleiro branco si fa sentire, ma in fondo cosa si vuole che siano i capelli bianchi di fronte all'immensitá della vita? Adunque, qui s'ha da organizzare, e allora fiat festa! Inoltre altra cosuccia divertente sí: mia sorella mi chiese circa mille anni fa se poteva farsi una scappata in Portogallo intanto che io facevo il corso, diciamo una settimana. Mmmhhh... non é che fossi particolarmente entusiasta, non tanto per la sorella, quanto per la questione logistica: in effetti utilizzando il potere giaguaro designer d'interni noto che un ulteriore letto in camera ci starebbe solo se avessi soppalcato la camera, ma evidentemente non ho ancora imparato la tecnica del coguaro falegname e non posso farlo: quando allo zoo la stavano insegnando ero dai Cigre a farmi un caffé corretto, mannaccia a me in quel giorno infausto. Premetto tutte le questioni calde a mia sorella circa la logistica ma in ogni caso la invito a passare del tempo qua, ma volevo che sapesse che cmq non sarebbe stato tutto rose e fiori. Accetta. Arrivo alle 8 e lascio della mattina all'aereoporto di Lisbona, vienimi a prendere. Salto cronologico. Intanto parlo a Umberto della festa. So che di lui mi posso fidare. Ma sí ma sí, sai che figata che facciamo, una bella grigliata barbecue con mille millardiscisti di tante persone! Ottima cosa vecio. Questo é il piede giusto. Iniziamo a contattare le persone. Depois faremo tutto ció che compete per avere una festa radicale. La voce si sparge come il burro in una padella bollente, e presto la festa diventa l'evento dell'agosto lisboêtas. L'unica che non é stata invitata é cardinal Torquemada, ma in fondo, sua signoria non si sarebbe confusa nella plebaglia sicuramente ebraica dei festeggianti, quindi tanto valeva. Appuntamento alle 7 a casa di Umberto, in rua qualcosa vicino all'universitá e Avenida dos Estados Unidos. Spendiamo um minudinho para falar sobre a casa do Umberto, porque isto é um argomento muito interessante. Allora il buon Umberto e a sua querida namorada, a Cate, gostam vivir numa casa que é mais que uma casinha portuguesinha. Eles estão em uma reja. A casa tem dois andares, muitos quartos, algum muito grande, uma cozinha que chama-se cozinha, duas casas de banho (acho que sejam duas, porque não vi-a toda), um jardim, tudo que fica em uma zona residêncial muito sossegada e calma, com só um problema, não está um supermercado perto da casa, o mais perto é um Lidl a cerca de 5 minudos de moto. Comunque sia, ovviamente per discrezione non riporto modi e tempi con cui il buon Umberto é riuscito a trovare questa sistemazione, ma sta di fatto che c'é pure un giardiniere, il signor José, un omarino di boh credo sia il capostipite della dinastia Aviz, che cammina con le sue scarpine antinfortunistiche calmino calmino per il prato a sistemare piante e fiori. Non parla, quando lo si saluta non si gira ma bofonchia qualche strano incantesimo in portogallese, innaffia, gira, pianta, estirpa e sparisce nel nulla. Un vero portoghese.
La giornata si esplica in questo modo. Sveglia prestissimo, vado a prendere mia sorella improvvisando un autobus: la mia amica sauerkraut, lavorando presso gli aereoporti (vedi infra) mi ha suggerito di prendere una navetta shuttlinho portuguesinho che per la comoda cifra di tre euro mi porta in fretta e furia all'aereoportogallo. Miao. Il fatto che mi sia svegliato estremamente presto, ed ero giá in ritardo - tuti sarebbe atterrata alle 8.20, e io ho prontamente deciso di lavarmi i capelli bianchi uno ad uno chiamandoli per nome - mi ha impedito alcun tipo di sinapsi, quindi ho deciso che da Picoas era il caso di sedersi tipo Forrest Gump e aspettare un pullman. Ne ho visti passare una decina quando ho capito che non mi avrebbero caricato, ma dovevo salire io. Perdo un'altra decina di pullman mentre cerco di capire i discorsi delle mappette alla fermata del bus, e salgo su un pullman a caso, chiedendo alla signora autista se poteva portarmi a spalla all'arioporto. C'ho preso, a spalla no, ma il pullman sí: una banana e quaranta centesimi, se faça o favor. Arrivo con quasi 30 minuti di ritardo e comincio a correre come un pazzo per l'aeriportense, terrorizzato per la furia di mia irmã che non mi avrebbe perdonato il ritardo arelloportuale. Mi manda un messaggio. Ha appena recuperato il bagaglio. Meno male. Esce alle 9 passate dai tunnel del portoareeo. E' l'ora dei baci e abbracci e abbacchi. La prima cosa che mi disse fu: auguri tetetetetetetano! E io, candido come la luna di giugno, risposi: mi ha portato la grattuggia?
Dunque, raccolgo la sorellina e andiamo verso casa: mi sono organizzato per fare metá lezione, quindi entrare in uni alle 11 e rotte del mattino durante la pausa caffé, e intanto far vedere alcune cose logistiche all irmã, spiegare come funziona l'ambaradan, farla accomodare in casa e prendere dei dolcetti da portare in classe. Viaggio in autobus, ritorno comodo, ma abbiamo solo un ora, e poi c'é tutto il barbecue da organizzare in uni, insomma, sará una giornata cheia de actividades. Direi che é pure cascata a fagiolo mia sorella, in una giornatina cosí easy: in fondo mi ha raccontato che per prendere l'aereo non ha dormito, dato che sarebbe uscita di casa alle 4; dunque per la povera sorellina la giornata sarebbe stata estremamente lunga... ma tant'é, la pentola bolle e allora bisogna darsi da fare. Usciamo di casa e decido di prendere delle pastelline in una pastelleria che c'é sotto casa, sono essenzialmente biscotti ma in fondo mi interessava poco perché tanto non li avrei mangiati se non un rapidinho assaggino a pranzo a causa dell'insulinomania ma tant'é prendere rapidamente un caffé nella medesima pasteleria pagare e partire verso l'universitá spiegare a tutina come funzionano le macchine mandabiglietto e che il cartoncino che ha in mano é un pequenino tesoro attendere il treno. Perché per una volta milano vince, le metro non passano in fondo molto spesso. Attesa. Arriva la metro. A mio modo di vedere andiamo ad una velocitá come quella di un giaguaro con tre zampe spezzate. Giungiamo in uni. Mi vedo con gli amici, ciao grandi come va bella si si tutto ok tá bem tá bem. Lei é mia sora, va bene, rimane qua una settimana, insomma, grazie per gli auguri ehi ciao tesoro come va tutto bene sí grazie dunque caffé perdiamo tempo e andiamo a mangiare i pasticcini a lezione. Lezione simpa, Dona Luisa ha mangiato mezza tonnellata di pasticcini e tutti tranne me hanno favorito eheh sfigatone diabetone eheh tanté, ricevo auguri (che da queste parti si dice parabéns... mah) e ci facciamo una bella chiaccherata a lezione. Bene, finita la lezione iniziamo a spargere la voce - in realtá ovviamente avevamo iniziato da un paio di giorni - su luogo e ora della festa. In mensa mettiamo a punto gli ultimi dettagli. Dopo pranzo mi accendo una sigaretta dopo aver bevuto il 4 caffé della giornata e inizio a sclerotizzare un po'. Mi lascio con Umbe sostenendo la mia (improbabilissima, ma ero fiducioso) presenza a casa sua il prima possibile, tipo alle 4. Ma ovviamente io e mia sora andiamo a fare un po' di spesa al minipreço, il mio hard discount di fiducia, sistemiamo due cose in casa, descansamos un po', insomma, perdiamo ore di tempo e ci muoviamo decisamente troppo tardi. Con un (bel) po' di fatica giungiamo da Umberto, curiosiamo nella reggia, ammiriamo il giardino. Marta torna a descansar un po' sul divano, mentre io e Umbe andiamo a fare la spesa. Provvidenzialmente avevo portato con me qualche soldo, perché in realtá li spendo tutti. L'idea fu: per fare una bella festa, é necessario non lesinare su niente. E allora daje con birra, dolci, spumanti, e chi piú ne ha piú ne metta. Bene, dobbiamo andare ancora in macelleria a prendere qualcosa da mangiare, che mi rimangono 6 euri nel portafoglio. Meno male che Umbe sale in cattedra e copre il rimanente. Come ringraziamento formale, decido che scendo dalla moto nel momento in cui sta ancora muovendosi, mettendo a repentaglio 1) la moto, 2)la mia vita 3) la forca della moto 4)la vita di Umberto 5)la gamba giá operata di Umberto 6)la pazienza di Umberto. Fortunatamente le capacitá motociclistiche del vecio riescono a risolvere la situazione, mentre io mi prodigo in un ora di desculpe, arigato, pietá, oooooooohh. Alle 7.30, quando la gente dovrebbe arrivare a casa, iniziamo a preparare. Fuoco carbonella spiedini uma imperial sisi birrino un pensiero alle fighe che vanno arrivare corri prepara sposta fai disfa. Alle 8 non c'é nessuno. Il mio insert insulinico non si offenderá se per una volta non saró puntuale, ma anche lui sa che é il mio compleanno e mi guarda e mi dice con fare paterno vai oggi hai la mia benedizione grazie insert lo sai ti voglio bene. Le prime persone che arrivano giungono verso le 8.30. É incredibile come vado a prendere due cose in cucina, scambio due parole con qualcuno, esco in giardino e trovo 3-4 persone in piú. Fico che comple della madonaaaaaaaaaaaa...
Então, la festa si avviva. Si procede con carne e parabéns, il regalo piú gettonato é bottiglie di vino. Si noti: non ho bevuto un goccio di vino tutta la sera. Di solito funzionava che un nuovo arrivato si presentava, parabéns, baci, aquí um pequeno presentinho para ti, vinho tinto do alentejo, vinho do porto, vinho verde, moscatel, muito obrigado, vinho do norte, vinho do sul, obrigado, foi um prazer, obrigadinho, queria uma imperialinha, corro. La serata prende una piega strana. Corro a destra e manca - certo, sono estremamente felice, qua le cose vanno a meraviglia - do una mano a umbe, mi fermo a parlare con una persona mentre devo portare dei cerini sul prato; mi ferma la persona x, parlo con lei, mi richiama la persona y, do i cerini a x e dico che torno in un secondo mentre prendo un pollo con carrucola, parlo con y, do il pollo a z in cambio di un cotton fioc gigante, parlo con z mentre x sta andando a fuoco con i cerini, torno in cucina a prendere un estintore e trovo il pollo di prima che parla in portoghese, corro da Cate e non mi ricordo cosa devo fare, faccio un pit-stop imperial e torno da x ma intanto interviene j e mi metto a parlare del piú e del meno, vado per mangiare e mi ferma un altro mentre dico all'alga del Balaton che posso parlare in italiano inglese portoghese e nella lingua dell'amore ma lei ovviamente risponde stizzita sostenendo la superioritá morale ungara e decide di andarsene alle 10 della sera. Potrei andare avanti all'infinito. Beh, figo! Unici problemi della serata: ho mangiato due costine striminzite perché per il bordello comunicativo di sopra non sono riuscito a intercettare i biusterln, quindi il must calorico della serata é patatine e birra. Non mi sono umbriacato, anzi ero drittissimo, ma parlavo perfettamente il portogallese. Momento topico: mi fermano le 3 gorgoni giapponesi, di cui Megümi (perché in giappone la u é solo con la umlaut) é mia compagnina di classe, e mi fanno un regalo speciale. Penso che mai in vita mia avró un onore piú grande. E' stato semplicemente fantastico. Prendono un saquinho di plastica... mesciano l'interno... fremo dal desiderio di una birra... estraggono... estraggono... una perfetta fantastica encomiabile COMIDA JAPONESA!!! Una vaschetta di riso per fare il sushi, un pacchetto di patatine penso aromatizzato alla paprika e tre bustine con non so bene cosa. E' una vera comida japonesa: le confezioni recano solo scritte nipponiche e non si capisce niente di cosa siano. Eccezionale!!! Bacio e abbraccio tutte e tre, mi hanno regalato parte dei loro viveri giapponesi che si sono portate direttamente da casetta loro a Osaka, che figata! Sono veramente felice, ripongo la comida e torno alla festa.

Piccola deviazione dal racconto. Che fine fece la comida japonesa? Beh, la vaschetta di riso, che si dovrebbe chiamare Gohan in nipponique, finisce direttamente nello stomaco di mia sorella. Uno dei giorni successivi, appena tornato dall'universitá a casa, comicio a parlare con mia sora che inizia dicendo che aveva una fame belva che insomma era veramente a cozze e che le spiaceva ma aveva mangiato la vaschetta di riso.

Non sapevo che dire.

Ma...

Ho perfettamente capito in quel frangente a cosa serve crescere. Con molta pazienza, mi sono tenuto tutto dentro, ho smaccatamente tenuto l'applombe, e ho detto che andava bene, che non c'era problema. Certo, il frigo di casa mia non é decisamente la "fiera del precotto" di billmurrayiana memoria, ma... vabbé, non tergiversiamo.

Molti giorni dopo mangiai anche le patatine. Gusto strano. Sembrava che fossero alla ciliegia. Un giorno avró il coraggio di chiedere a Megümi, sperando che non mi colpisca con qualche colpo della sacra scuola di hokuto per l'offesa ma si prodighi in decine di minuti di ooooohh.

Le salsine sono ancora lí. Il riso non c'é piú, un giorno le berró.

Torniamo alla festa, alla sua conclusione. La gente va e viene, secondo me sono passate piú di 40 persone. Ora, ovviamente la festa non era diciamo un evento volto esclusivamente ai miei onori, anzi, era soprattutto un'occasione per conoscere gente e divertirsi assieme, che poi non é nient'altro quello che volevo per me stesso infondo. Limão neanche per idea, si fa vedere solo presso Valentino e una russa che si chiama IRA, auguri e figli maschi. As imperiais crescono in numero, io parlo un po' con tutti, si sottolinea la presenza di persone dagli USA (malnato come uno spagnolo, un giorno vi estinguerete) finanche all'australia, mancava solo un rappresentante dall'Africa e facevamo bingo; maglia nera all'ungherese e ad uno spagnolo - galego con cui mi metto a parlare del fatto che sia difficile e costoso metter su famiglia con i prezzi correnti eh sí sono proprio problemi qui e ora. Maglia gialla invece a Megümi e le gorgoni per la comida che mangeró a metá, Cate e Umbe per disponibilitá e capacitá di creare una festa degnissima di tal nome, Ughetta, Miriam Tappe e ora non mi ricordo chi mancasse in un momento Sex and the City in cui, svaccati sulle scale della reja con andamento lento causa imperiais ci siamo messi a parlare di gonne, stivali, atteggiamento maschile nei confronti delle tipe e viceversa. La serata si conclude piú o meno cosí: blocco per cinque minuti gli andanti per stappare lo spumante Lidl, in un frangente stavo parlando con una nuova amichetta, tale Elien, dal Belgio del nord, una sorta di ragazza tondeggiante ma non troppo con uno sguardo mooooolto carino, occhi chiari, fossettine, molto bambinesco certo ma simpatico. L'ho guardata, mi ha guardato, mi sono avvicinato... e le ho sussurrato... eu sou um pirata.
Stappiamo lo spumantino, libiamo i lieti calici, e poi non ce n'é piú per nessuno, la stanchezza prende il sopravvento, io avevo anche fame, molta gente se n'era andata. Andiamo verso via degli Stati Uniti (Torino é molto piú figa, ha Corso Unione Sovietica) per apanhar um taxi. E cosí, per fas et nefas, giunse a compimento, il 14 agosto all'una della notte, la festa del mio ventiseiesimo compleanno.

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